Camera di commercio: sì alla fusione con Grosseto

Il Consiglio della Camera di commercio di Livorno ha deliberato, a larghissima maggioranza, (su 24 presenti, 22 voti favorevoli e 2 astensioni) l’accorpamento con la Camera di commercio di Grosseto.  Se anche la consorella di Grosseto pronuncerà il suo “sì” definitivo nel Consiglio camerale convocato per venerdì 27, tale volontà di unione verrà inviata al Ministero dello sviluppo economico che dovrà valutare l’emanazione del decreto di accorpamento.

Da quel momento in poi, partirà un percorso che prevede la nomina di un commissario ad acta per la  definizione dei nuovi organi camerali, al termine del quale nascerà il nuovo soggetto che peraltro ha già un nome: “Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno” e presto avrà anche un logo identificativo. Si prevede che la conclusione dell’iter possa aversi nei primi mesi del 2016; sino ad allora rimarranno in essere gli attuali Enti camerali.

Come si è giunti all’accorpamento – A oltre vent’anni dalla legge di riforma delle CCIAA (varata a fine 1993), il sistema camerale aveva iniziato a discutere di una possibile autoriforma che apportasse miglioramenti all’assetto complessivo della presenza sul territorio della rappresentanza del mondo imprenditoriale. Recentemente, con il governo Renzi, le Camere di commercio hanno dapprima subito un brusco taglio alle loro risorse – che provengono dalle imprese stesse attraverso il pagamento del diritto camerale – e poi, nella formulazione degli articoli che compongono la riforma ancora in itinere della pubblica amministrazione, sono state oggetto delle ipotesi più diverse e fantasiose, dalla perdita del registro delle imprese, vero fiore all’occhiello del sistema, all’azzeramento totale del diritto annuale, fino alla loro drastica riduzione dalle attuali 105 (una per provincia) a 60.

In questo contesto, è maturata in seno a Unioncamere, nell’assemblea dei presidenti, la volontà di guidare autonomamente il processo di riforma e di individuare quindi realtà territoriali affini per iniziare un percorso di semplificazione della struttura, degli organi, del resto già disciplinata dalla stessa legge 580 del 1993, con lo scopo di riaffermare la centralità delle Camere di Commercio sui territori ed un’efficace politica di aiuto alle economie locali.

L’indicazione data è stata quella di approssimarsi alle 80.000 imprese per ciascun nuovo soggetto; e di deliberare la fusione tra consorelle possibilmente entro il 28 febbraio per poter accedere ad un contributo che l’Unione nazionale assegna alle Camere che, pur virtuose, soffrono di rigidità di bilancio.

Caratteristiche della nuova realtà – Il nuovo Ente abbraccia un territorio che vede iscritte  oltre 76.000 imprese e che geograficamente si estende da Collesalvetti fino a Capalbio e comprende tutto l’arcipelago toscano, per una superficie totale di 5716 kmq, 48 Comuni e 565.569 abitanti. Suoi punti di forza sono il sistema portuale (porti di Livorno, Piombino e Portoferraio, i due porti di interesse regionale di Campo nell’Elba e Porto santo Stefano, oltre a poco meno del 90% delle strutture portuali indirizzate alla nautica da diporto della regione Toscana), l’economia del mare, una forte vocazione turistica, qualificate produzioni agricole e in particolare quella vitivinicola, la propensione al dialogo transfrontaliero.

La nuova realtà camerale, secondo quanto stabilito negli accordi tra le due CCIAA – avrà la sede principale a Livorno e la sede secondaria a Grosseto, per garantire la prossimità dell’Ente sul territorio. Sono garantiti i livelli occupazionali. Vi sarà però un unico Consiglio camerale in cui troverà spazio la rappresentanza economica di tutto il territorio, un’unica Giunta, un Presidente, un Segretario generale, un Collegio dei Revisori dei conti.

L’autoriforma camerale, il dialogo nato con Grosseto, la possibilità di accorpamento con quella realtà sono state lungamente pensate e presentate in varie occasioni al Consiglio, alla Giunta e alle associazioni di categoria. Di fronte a una imminente riforma da parte del governo, che ha visto più volte la presidenza della CCIAA livornese assumere posizioni pubbliche fortemente critiche verso il modo di affrontare una riforma così complessa, la cosa migliore da fare è stata quella di raccogliere, per così dire, il guanto della sfida e disegnare un assetto che possa ancora fare della vicinanza alle imprese del territorio un suo punto di qualità e cercare anzi di migliorare questo rapporto individuando nuove strade verso l’innovazione e l’internazionalizzazione delle varie realtà produttive locali. In questo senso si indirizzeranno le politiche dell’istituendo soggetto camerale.

L’opinione del Presidente – “La decisione presa stamani dal Consiglio assume un valore storico, perché la Camera di Commercio nata il 2 dicembre 1801 si avvia oggi verso l’accorpamento” – ha commentato al termine del Consiglio il Presidente Sergio Costalli, che ha aggiunto: “Non è una fine ma una nuova nascita che ci vedrà maggiormente impegnati e presenti sul territorio. Da sottolineare il fatto che io ed il mio collega di Grosseto siamo stati in ogni sede tra i più strenui oppositori di questa ancora non definita riforma e siamo ora tra i primi in Italia a portare avanti l’autoriforma. Oppositori non solo e non tanto perché non si debba cambiare, anzi: cambiare si deve, ma in un disegno più generale di una riforma delle funzioni e dei ruoli degli organi dello Stato e delle altre pubbliche amministrazioni. Senza un disegno complessivo, condiviso e credibile, senza un’idea di Stato, del suo ruolo e delle sue funzioni, non ha veramente senso colpire le CCIAA così com’è stato fatto, privando le imprese, e non solo, dell’ultimo loro Ente istituzionale di rappresentanza. Da rilevare, nei confronti dei detrattori delle CCIAA, che il costo complessivo annuale del Consiglio camerale, della Giunta e del Presidente è inferiore a quello di un solo Consigliere regionale. Tanto per dare le dimensioni della cosa”.

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