Quattro Mori, partito il restauro
E’ partito il restauro manutentivo del monumento dei “Quattro Mori”, simbolo della città di Livorno. L’intervento riguarderà sia la parte bronzea che quella lapidea.
L’Amministrazione Comunale ha deciso infatti di procedere a un suo restyling, a seguito anche dell’ultimo danno subito dal gruppo scultoreo nel gennaio 2013 quando le forti nevicate hanno provocato il distacco di una parte della pergamena in pietra sostenuta da Ferdinando I dei Medici.
Ben nove sono state le ditte, specializzate nel campo del restauro e della conservazione delle opere d’arte, chiamate ad avanzare progetti per il recupero del monumento; tra queste la ditta Giovanni e Lorenzo Morigi di Bologna alla quale, su parere favorevole anche da parte della Sovrintendenza, è stato aggiudicato l’intervento.
I lavori, per un importo di 37 mila 440 euro più iva verranno interamente finanziati dalla Fondazione Livorno con la quale il Comune ha sottoscritto una convenzione.
L’intervento in dettaglio
Il famoso monumento cittadino situato in piazza Micheli, opera di Giovanni Bandini (a lui si deve la realizzazione della statua di Ferdinando I nel 1599) e di Pietro Tacca (realizzò il basamento e le statue bronzee dei quattro mori tra il 1623 ed il 1626) sarà dunque riportato “ a nuovo” : sottoposto ad un accurato “lavaggio”, verranno rimosse e rinnovate le stuccature degradate, impermeabilizzate le superfici e riparato il cartiglio distaccato che sarà ricollocato con resine e piccoli perni in acciaio.
L’intervento conservativo si preannuncia complesso e articolato, vuoi per la molteplicità di materiali di cui è composto il monumento, vuoi per lo stato di conservazione in cui il monumento stesso versa; il gruppo scultoreo dedicato ai Quattro Mori non solo è soggetto ai danni e ai fenomeni di alterazione che minacciano la maggioranza dei monumenti esposti all’aperto, ma per la sua vicinanza al mare e al vento di libeccio è sottoposto ad ulteriori aggressioni.
Secondo l’assessore alle Culture del Comune l’impegno della Fondazione è un segnale importante su una strada ancora lunga e difficile. Quella del recupero di importanti monumenti della città, simbolo della nostra identità culturale. Ammonta a circa 400 mila euro, infatti, secondo una valutazione degli uffici, la cifra necessaria per il restauro dei monumenti cittadini che presentano maggiori criticità. L’intervento sul complesso dei 4 Mori è dunque importante e l’Amministrazione spera che la Fondazione, da sempre molto sensibile, possa impegnarsi su questo fronte intervenendo su un monumento all’anno per l’arco di cinque anni. In questo modo sarebbero risolti molti problemi del patrimonio cittadino e l’Amministrazione ne sarebbe grata.
“Il restauro del monumento simbolo della città – spiega il presidente della Fondazione Luciano Barsotti – ha un significato particolare. Nel 2013, a venti anni dalla nascita, la Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno ha cambiato denominazione ed è diventata Fondazione Livorno. Ha scelto questo nome così essenziale per sancire il rapporto stretto e diretto che ha, e vuole rinsaldare sempre di più, con la città, il territorio, la popolazione. La donazione ai livornesi del restauro manutentivo della statua dei Quattro Mori è il primo atto simbolico di questo nuovo percorso avviato insieme”.
Gruppo scultoreo. Statua marmorea di sovrano in piedi, con in mano uno scettro. L’uomo indossa l’uniforme dei Cavalieri dell’Ordine di Santo Stefano. Il marmo poggia su un piedistallo quadrilatero ai cui angoli stanno, incatenati con le mani dietro alla schiena, quattro schiavi di diversa età, in pose che vanno dalla struttura più raccolta e chiusa alla tensione del corpo inarcato all’indietro. I quattro schiavi, fusi in bronzo, sono legati al piedistallo mediante pesanti catene.
Il monumento fu eseguito per volontà di Ferdinando I de’ Medici, quale testimonianza del suo attaccamento alla nuova città e delle vittorie riportate dai Cavalieri dell’Ordine di Santo Stefano. II. L’attenta analisi della statua ha rilevato una iscrizione, nella parte inferiore del mantello del granduca, che indica l’autore e la data, 1599. Stando a tale ricostruzione Il progetto iniziale prevedeva già la presenza dei quattro schiavi ai piedi del Granduca.
La statua marmorea di Giovanni Bandini rimase per ben sedici anni in un angolo del piazzale della Darsena, finché nel febbraio 1516 Cosimo II, succeduto al padre, ordinò al Tacca la costruzione del basamento al centro della piazza, sulla quale la statua fu inaugurata nel maggio 1517.
A quel momento risale l’incarico da parte del nuovo granduca a Pietro Tacca per la realizzazione dei quattro schiavi, e per una nuova statua di Ferdinando I, che non venne mai realizzata.
L’esecuzione delle statue bronzee risale probabilmente agli anni dal 1620 e il ’26. Sappiamo inoltre che i bronzi non vennero tutti collocati nello stesso tempo: tuttavia alla data del giugno 1626 erano tutti e quattro al loro posto. Poco dopo furono aggiunti i trofei in bronzo e i tabelloni in pietra dura, distrutti durante l’occupazione francese del 1799.
Le due fontane che dovevano fiancheggiare il colosso, rifiutate, furono collocate a Firenze nella Piazza dell’Annunziata.
L’idea base del monumento, imperniata sull’accostamento tra il vincitore e vinto, ancorata a modelli cinquecenteschi, prese corpo nella forma specifica nell’ambito della scuola di Giambologna. Lo stesso schema fu adottato per il Monumento equestre a Enrico IV di Francia, di poco precedente al monumento livornese e curato dallo stesso Pietro Tacca. Stando alle fonti letterarie, lo scultore si recò ripetutamente presso i Bagni delle Galere di Livorno per studiare l’anatomia e i costumi dei reclusi, che offrivano un vasto campionario di corporature atletiche. Baldinucci ricorda il nome del modello dello schiavo dai tratti somatici negroidi con il nome Morgiano; Vivoli indica il modello dello schiavo più vecchio dei Quattro Mori come Alì Salettino. Come è stato osservato, tuttavia, gli studi e i bozzetti dal vero furono certamente rielaborati secondo le linee di una cultura figurativa alta e complessa, che nel tema dell’uomo impegnato in vani sforzi di liberazione, trovò uno dei suoi culmini nei Prigioni di Michelangelo.
Durante il periodo dell’occupazione francese l’opera fu danneggiata, e rischiò addirittura di essere sostituita da una effigie della Libertà. Originariamente il monumento era nella zona immediatamente prossima alla darsena. L’attuale ubicazione, più arretrata verso l’interno, si deve ad un intervento del 1886. Durante la seconda guerra fu smontata, e portata, dalla protezione antiarea, presso la Villa di Poggio a Caiano.
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