Nogarin si confessa su Fb: ecco la mia notte insonne
Un insolito racconto, quello pubblicato sulla propria pagina Fb, che il primo cittadino Filippo Nogarin ha voluto dedicare a tutta la città di Livorno durante una sua notte insonne. Una veglia che lo ha fatto pensare a mille cose dai cori da stadio al porto, dall’amore per la compagna e per la vita che verrà fino alle pacche sulle spalle e a chi, inevitabilmente, non smette mai di brontolare. Un racconto che è anche una buonanotte per la “sua” Livorno che, nel finale, non esita a descrivere come “brontolona, ironica, polemica e generosa”.
Il racconto su Fb – “Poi ci sono le notti come questa, in cui non c’è verso di chiudere occhio e non lo dico per lamentarmi ma solo per condividere una situazione veramente insolita e per certi versi molto singolare dal mio punto di vista. Questa notte tutto gira in un modo differente dal solito, i punti dell’operazione mi tirano tantissimo, fa caldo, le voci dei ragazzi in strada che hanno appena finito di festeggiare il loro compleanno nel giardino di fronte, sono intrise ancora nella gioia, Anna dorme pesantemente con quella meravigliosa pancia che contiene la vita e tutto qui mi accompagnerebbe tra le braccia di Morfeo ma questa notte non va così. Penso ad una città che vorrei aiutare con tutte le mie deboli forze e rallento e mi fermo. La osservo minuziosamente, la ascolto, la sfioro con le dita innamorato perso. Annuso il suo essere profondamente Livorno. Questa notte proprio non mi accompagni nel mondo dei sogni e allora penso alle voci dissonanti, alle opinioni contrarie e a quelle guardinghe e rapinose di chi difficilmente si esprime. Penso agli occhi delle persone, alle intonazioni dei cori in curva. Penso all’acqua di mare, all’odore dei pesci e inizio con la mente a correre da una parte all’altra della città e inizio ad assaggiare tutto proprio come un bambino. Sento le strette di mano, le pacche sulle spalle e le voci di chi proprio così non va bene. Guardo le raccolte di firme, chi lo fa a prescindere perché così non gli piace se non è cosà, chi vorrebbe ma non si può. Volo oramai da una parte all’altra con la forza del pensiero e vedo il verde, il blu l’azzurro, l’amaranto e il giallo, il grigio. Questa notte mi sembra tutto maledettamente sottosopra al punto che di prendere sonno proprio non c’è verso.
Alcune volte penso che la responsabilità che un uomo singolo ha sulle spalle di un compito così gravoso dovrebbe essere solo proporzionale al cuore che mette nelle cose. Lo dico perché sento di metterne tanto di questo e per certi versi questo mi dà l’alibi di non pensare di essere la persona giusta nel posto sbagliato. Mi limito a pensare che fare bene il proprio compito è funzione anche del non prendersi troppo sul serio e di trovare la forza di ridere delle situazioni difficili che in certi momenti ti tolgono il respiro. Questi punti e questa ferita questa sera mi tirano tantissimo e vorrei dormire perché ne sento proprio il bisogno. Vorrei tanto addormentarmi per provare un po’ di ristoro e smettere di pensare e far si che ogni singolo muscolo e nervo e tutto il resto trovi la giusta misura di stare li fermo a pulsare al ritmo del respirare e basta. Mi alzo apro la finestra e mi affaccio vedendo la città, è bellissima e sorride con quella smorfia del non volerlo far vedere ma sorride. Vorrei fare di più e mi interrogo non senza giudizio ma con prospettiva di poter fare un ulteriore passo in avanti un po’ come quando provi a prendere sonno e tentenni tra l’essere presente e volare via in un sol attimo.
Tanto di questo mio pensare finirà nel niente e mille e mille persone avranno molto più ardire e senso di produrre un livello di pensare migliore di questo mio che è rivolto al sonno e a quanto è bella questa città, ma questa notte mi è venuta la voglia di scrivere un po’ così senza poi pensare troppo alle conseguenze. Libero di volare con la mente che proprio non s’addorme. Tutto adesso prende una velocità che però riconosco e sento il mio respiro e quello di Anna e tutto quanto il resto che mi è familiare. Guardo il mare e guardo quelle navi e quel faro che mi strizza l’occhio un po’ storto come i marinai quando guardano la tempesta con quel fascino che gli rimane nelle rughe del viso e con quel gesticolare lento che sembra giocare a nascondino con il vento.
Buonanotte Livorno domani ti riosserverò con gli occhi di domani e presterò ancora più attenzione a quanto mi vorrai dire, abbi cura di te grande bella città che ci sono ancora un sacco di cose da fare e un sacco di vita da contenere. Buonanotte brontolona, ironica, polemica e generosa città è arrivato il tempo che io mi abbandoni al tuo abbraccio di questa notte oramai tarda e mi faccia almeno un pochino coccolare. Respiro, sospiro mi stiracchio che s’è fatto tardi e tra poco è mattina. Buonanotte”.
Filippo Nogarin
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