Porta Santa, troppa folla. E l’ingresso è per pochi

di Roberto Olivato

Quasi come uno tsunami l’apertura della Porta Santa – partita da Bangui, capitale del Centrafrica, e che per la prima volta nella storia ha visto l‘inizio di un Giubileo al di fuori della Cattedrale di San Pietro – è giunta in tutte le cattedrali del mondo. Domenica 13, festa di Santa Lucia, è stata la volta di Livorno (nelle foto in pagina di Simone Lanari). Una grande folla ha cominciato ad occupare piazza Grande sin dalle prime ore del pomeriggio, sotto gli sguardi discreti delle Forze dell’Ordine, presenti massicciamente sia sul Sagrato che nelle vie adiacenti.
Erano centinaia i parrocchiani confluiti a Santa Giulia da tutte le chiese cittadine per seguire la processione guidata dal vescovo Simone Giusti. Purtroppo per motivi di sicurezza, visto l’elevato numero di fedeli, l’ingresso è stato consentito solo a pochi fortunati. “Aprite le porte delle giustizia”. Con questa formula il vescovo Giusti ha aperto la porta ed attraversando la cappella del Battistero ha raggiunto l’altare maggiore.
Ad accoglierlo le massime autorità civili e militari, Svs, Misericordia, associazione carabinieri e polizia oltre a numerosi movimenti cattolici e ad un’ immensa folla che non riusciva ad essere contenuta dalla capiente navata. Monsignor Giusti parlando di Misericordia ha ricordato “è necessario farsi servi ed umili verso il nostro prossimo, abbandonando l’egoismo che indurisce i cuori. La Misericordia è l’azione di Dio, con cui Egli cambia il cuore dell’uomo da pietra in carne”. Proseguendo ad analizzare la Misericordia il vescovo ha ricordato come solo grazie ad essa si possano risolvere le tensioni internazionali, altrimenti con la violenza si creano solamente vittime e danni irreversibili. “La guerra- ha sottolineato monsignor Giusti – non ha mai risolto nessun problema, anzi semmai li ha moltiplicati causando milioni di vittime. Anche gli ultimi atti di terrorismo messi in atto dall’Isis in nome di un falso credo religioso, testimoniano come senza Dio non vi sia Misericordia ed anche le ultime stragi di Parigi, che hanno colpito inermi cittadini, lo stanno a dimostrare”.
Ma il vescovo ha parlato anche dei numerosi bambini vittime dell’aborto, di altri prede  del commercio della prostituzione, d’intere popolazioni rese affamate dalle nazioni così dette civili e tante altre situazioni drammatiche a cui il volto sofferente di Cristo, scelto quale icona del Giubileo della nostra Diocesi, non ha insegnato nulla. Monsignor Giusti, Papa Francesco ha definito il Giubileo della Misericordia come un ospedale da campo dove poter curare un’umanità ferita. Per Livorno quali patologie andrebbero curate? “Innanzitutto la litigiosità. Si litiga su tutto dal rigassificatore, all’ospedale ed ultimamente all’Aamps”.
A cosa imputa questi litigi? “Ci sono troppe divisioni fra le istituzioni a testimonianza del poco interesse della difesa del bene comune. Del resto anche nelle famiglie ci sono molte litigiosità ed incomprensioni che portano Livorno ad essere una città con uno tra i tassi più alti di divorzi”. Cosa c’entrano queste situazioni famigliari con i problemi cittadini? “ Una delle cause dei divorzi è rappresentata da licenziamenti, disoccupazioni ed altre situazioni precarie di lavoro che creano problemi economici, portando alla rottura in quelle unioni più deboli. Ecco perché le istituzioni dovrebbero litigare di meno e trovare rapide soluzioni per salvaguardare i posti di lavoro in essere e permettere il riassorbimento di chi il lavoro l’ha perso, lasciando da parte gli interessi di casacca, mettendosi veramente al servizio dei cittadini nella difesa del bene comune quali il lavoro, la casa, ridonando speranza e serenità in migliaia di famiglie”.

 

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