Sughere ‘ad alta sicurezza’, ecco il nuovo padiglione

di Francesco Pozzi

“Il Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria ha finalmente ufficializzato l’assegnazione del nuovo padiglione de Le Sughere. Ma, contrariamente a quanto auspicato e richiesto, la destinazione è di detenuti ad alta sicurezza e ad elevato indice di vigilanza (AS). Questa decisione mortifica il lavoro di questi anni, svolto anche con il sostegno del Consiglio comunale, e non prende minimamente in considerazione i bisogni del territorio livornese. Il Dipartimento di fatto non si è mai attivato ad alcun livello di interlocuzione con la città e le sue Istituzioni”.
Lo ha dichiarato Marco Solimano, Garante della libertà personale del Comune di Livorno, nel corso di una conferenza stampa sul tema della destinazione del nuovo padiglione delle Sughere, e più in generale del futuro della casa circondariale livornese.
Marco Solimano ha snocciolato anche i dati raccolti riguardante il numero dei detenuti a livello nazionale. Si parla di 53.809 persone e che solo la Toscana, con i suoi 18 istituti di pena, ne ospita 3.300. “Livorno, poi, è un caso particolare – ha spiegato Solimano – con la sua casa circondariale riservata a 32 processati che si trovano in condizione di media sicurezza”.
“Ci chiediamo che fine faranno i detenuti – prosegue il garante – attualmente ospitati nella casa circondariale, vista l’incompatibilità tra media e alta sicurezza. Immaginiamo che sempre di più i detenuti di media sicurezza appartenenti al territorio livornese verranno spostati in altre strutture regionali se non addirittura fuori regione, con tutti i problemi che ne conseguono, specialmente per i familiari e gli avvocati che li seguono, con una conseguente lievitazione dei costi”.
Altra questione delicata che è stata presa in esame sono le condizione  in cui si trovano attualmente i detenuti delle Sughere. Si parla anche di sei individui contemporaneamente rinchiusi in una singola cella per ventidue ore al giorno, con solamente due ore d’aria. “Questa situazione critica – si spiega in conferenza stampa – è stata condannata con una sentenza addirittura dalla Corte di Giustizia Europea, la quale ha definito le condizioni nelle carceri italiane inferiore agli standard di minima vivibilità capaci di determinare una situazione di vita degradante”. “L’obiettivo attuale è dunque quello di offrire ai carcerati – continua – una condizione di maggiore contatto con l’esterno, in modo da rendere il carcere una pena necessaria e non una situazione di soppressione totale. Unica statistica positiva della situazione attuale è il fatto che il sovraffollamento sia al momento controllato, ma ciò non toglie che i cambiamenti dovranno essere operati comunque”.
Per prima cosa, ci sarà una netta differenziazione tra i livelli di classificazione in base alla pericolosità dei detenuti, i quali saranno suddivisi in S1, ovvero i carcerati sotto il 41 bis, S2, vale a dire i detenuti affiliati al terrorismo internazionale e, infine, S3, persone che fanno parte della criminilità organizzata le quali hanno già scontato un periodo di decantazione all’interno del circuito di Alta Sicurezza (AS). La suddivisione delle celle verrà dunque applicata in tre distinti piani di detenzione in modo che all’interno degli spazi di socializzazione due carcerati appartenenti a diversi livelli di classificazione e quindi incompatibili non possano comunicare fra loro.
Per quanto riguarda la condizione dei residenti della casa circondariale, si sta lavorando perché questi vengano trasferiti a Pisa nel periodo di ristrutturazione del mezzo transito, in modo che la situazione di tempo intermedia venga passata in condizioni di decenza. Sulla precaria condizione dei carcerati, sulla giusta attuazione di questi miglioramenti e la correttezza del processo di condanna, è intervenuto l’avvocato Puppo: “I detenuti vengono privati dei diritti e per le loro famiglie la visita diventa qualcosa di difficile da sopportare emotivamente – spiega il legale-  Tanto più civile è il processo, tanto maggiori sono i diritti dei detenuti, quanto più civile è di conseguenza il Paese interessato. Il carcere non è da oggi un posto dignitoso e la scelta di non permettere ai detenuti di scontare la pena in un ambiente prossimo alle loro famiglie deve essere ben giustificato”.
“Bisognerebbe reinserire le carceri  e i detenuti all’interno del tessuto sociale – spiega Raspanti di Buongiorno Livorno –  a livello anche culturale, così da offrire una condizione diversa dalla tortura per i detenuti”.  Verranno inoltre attuati a breve diversi progetti che riguardano la collaborazione dei cittadini col carcere: uno di questi sarà la realizzazione di un muro dipinto da parte di alcuni studenti del Liceo Artistico “Colombo” di Livorno, che lavoreranno direttamente all’interno delle Sughere dalle 8:00 alle 14:00 durante tutto il corso della settimana.”

Presenti all’incontro anche Giovanna Cepparello, presidente del consiglio comunale, Andrea Raspanti e Elisa Amato Nicosia, capi gruppo rispettivamente dei partiti Buongiorno Livorno e Forza Italia, la vice sindaco Stella Sorgente, l’assessore sociale Ina Dhimgjini e l’avvocato legale Ettore Puppo, il quale si è occupato molto in prima persona della situazione dei detenuti e dei cambiamenti previsti per il carcere.

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