Senza gamba e in cerca di lavoro. La storia di “Massi”
di gniccolini
Massimiliano Del Proposto ha un sogno. Alzarsi la mattina, farsi la barba, dare un bacio alla moglie Veronica, accompagnare i suoi bimbi a scuola ed entrare a lavorare. Un sogno fatto di cose normali, un sogno fatto di voglia di faticare per non essere più dipendente, a 44 anni, dai suoi genitori che tutti i mesi lo aiutano a pagare l’affitto e a crescere i tre figli di 4, 14 e 19 anni. Un sogno appunto, se si pensa che dal 21 marzo del 2013 “Massi”, come lo chiamano i suoi tanti amici, deve vivere con una gamba in meno.
Un’amputazione sotto il ginocchio destro lo costringe a vivere ormai da due anni con una protesi e con non poche difficoltà di movimento e di normale approccio verso una vita serena. Un sogno se si pensa che anche sua moglie Veronica (una “donna speciale, come augurerei a tanti di trovare” come la definisce lui) è senza lavoro per curarsi di suo marito e della sua bellissima famiglia.
L’incidente, il calvario e l’incubo di “Massi” -Ma ad ogni sogno corrisponde un incubo, quello appunto che Massi cerca di scacciare ogni giorno con uno splendido sorriso sulle labbra, ma che lo accompagna ormai dal 4 marzo del 201o, giorno in cui, durante una partita di calcio a 5, Del Proposto si infortuna giocando sui campi di erba sintetica. Un brutto scontro di gioco, la rottura della tibia, le 19 operazioni, la morfina, gli oppiacei ingeriti a colazione come brioches per non soffrire, le due infezioni e la decisione, sofferta ma necessaria di amputare la gamba.
Una salita da scalare –Una salita enorme nella vita di Massimiliano. Una scalata che solo con il cuore grande si può affrontare. Massi si rimbocca le maniche, non si arrende. Accanto a lui c’è “Vero”, la moglie, i figli, i suoi due cani (il bassotto Otto e la labrador Chanel), i suoi genitori, i suoi amici. Davanti però c’è la burocrazia, l’insormontabile montagna fatta di tasse, affitti, impegni, pagamenti che senza un lavoro non può affrontare. Inizialmente un 100% di disabilità gli consente di ottenere una pensione di 278 euro mensili.
Poi la fitta trama di leggi e cavilli e la pensione salta. Del Proposto va in causa, ma si sa, l’iter processuale è infinito e intanto ogni mese i 750 euro di affitto da dare per la casa a La Rosa. Nel frattempo gli tolgono anche 25 punti percentuali di invalidità perché con la protesi “è evidente che possa deambulare”. Ma non è così semplice come viene scritto sulle carte. “I dolori ci sono tutti i giorni e tutte le notti – spiega Massi – non è certo che con l’amputazione viva sereno adesso. E la protesi non la posso indossare h24 ho bisogno di togliermela. E’ fastidiosa e dolorosa”.
Il sogno da accarezzare: un lavoro – Massimiliano rientra nelle “categorie protette” per cui chiunque volesse offrirgli un lavoro avrebbe la possibilità di godere di sgravi fiscali e agevolazioni contrattuali.
“Ma nonostante ciò – dice Del Proposto seduto sul suo divano mentre accarezza Chanel – nessuno ha un posto per me”.
Quello che chiede è poter vivere dignitosamente. “Chiedo un lavoro. Chiedo di poter faticare per portare uno stipendio a casa per i miei figli. La figlia più grande di 19 anni anche lei è alla ricerca di un lavoro, il 14enne quest’anno finisce le medie vorrebbe fare l’alberghiero. E poi c’è lei – indica la piccola Greta- che ha 4 anni. Voglio un lavoro per non dipendere più da nessuno e per i miei figli. Non mi fa paura faticare, ho lavorato come cameriere e come facchino in passato, ma potrei far tutto, anche un lavoro come portiere ad esempio. E se non si trova un posto per me magari per mia moglie Veronica. Lei ha 40 anni e un passato da aiuto cuoca. In cucina fa delle cose sublimi. Ma poi ha dovuto smettere per stare accanto a me e ai nostri figli. Se non avessi avuto lei…sarebbe stata davvero dura”.
La speranza e l’appello – Massimiliano sorseggia il caffè che Veronica gli ha preparato. Si toglie la protesi per stare più “comodo”. “Per me sarebbe un sogno poter lavorare – sussurra a testa alta – Ma sembra sempre più difficile in questo Paese”.
La porta si chiude. Dentro la speranza. Quel “I have a dream” lanciato come una preghiera laica sulle pagine di questo giornale. Un modo per alzare la mano, chiedere un posto alla tavola della dignità che Massimiliano non ha mai perso ma alla quale vuole sedersi a testa alta, come padre di famiglia, come uomo e come persona.
Se qualcuno fosse interessato ad aiutare Massimiliano Del Proposto può quindi inviare una mail a [email protected]. La redazione penserà a trasmettere direttamente a Massimiliano il messaggio o l’eventuale offerta di lavoro. E’ possibile anche lasciare un messaggio qua sotto nei commenti che, sicuramente, “Massi” leggerà con piacere.
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