Discarica del Limoncino. “Class action milionaria”

Comitato anti-discarica: ecco tutti i piani della mobilitazione cittadina

di Jessica Bueno

“Vogliamo fare il punto della situazione, chiarire come stanno le cose e soprattutto smentire tutto ciò che è stato detto su Rai 3: la discarica non è stata dissequestrata solamente perché non inquinante”. Con queste parole Rosaria Scaffidi apre la presentazione di una serie di piani di mobilitazione cittadina indetta dal comitato anti-discarica che da sempre si batte contro l’apertura dell’impianto a Limoncino. Tra queste, una delle più importanti sarà una class action milionaria con richiesta di risarcimento danni. Di seguito sono riportate le varie iniziative:

-Se la Regione non ridurrà il numero dei codici di rifiuti autorizzati da 106 a 1 (solamente a rocce, terre, mattonelle, ceramiche..), come stabilito dalla sentenza 149 del 2014 del Tribunale Penale di Livorno emessa dal giudice Domenico Trovato, verrà indetta un’azione legale collettiva contro la stessa.
-Verrà effettuato un esposto alla Procura per abuso di ufficio nei confronti dei funzionari che dovessero ignorare la sentenza sopracitata firmando il rinnovo per l’autorizzazione alla discarica.
-Un’azione di carattere risarcitorio dei singoli cittadini per l’eventuale danno ambientale, in quanto la discarica, con 106 codici di rifiuti autorizzati, comporterebbe un elevato grado di inquinamento.

LA DISCARICA DEL LIMONCINO

“Per quanto riguarda il ricorso – afferma l’avvocato Patrizio Rossi – che è stato pubblicizzato dalla stampa, col quale Bellabarba invoca l’esistenza di una servitù di passo del 1933, noi ci costituiremo in giudizio e lo respingeremo, in quanto non ha alcun fondamento. Mi preme rilevare – continua – che nonostante il giudice Trovato, nella sua sentenza, abbia rilevato che la ricomposizione del versante naturale del Monte La Poggia è una bufala, si continui a motivare così quest’azione della servitù”.

“Volevamo inoltre sottolineare – continua – la mancanza dell’autorizzazione paesaggistica, scaduta per decorso dei termini. Questa costituisce il presupposto per poter ottenere tutta un’altra serie di autorizzazioni, senza non si può andare da nessuna parte. Un altro particolare non trascurabile è l’inesistenza dell’iscrizione all’albo dei gestori ambientali da parte della Bellabarba Ambiente. Sottolineo, inoltre, come la posizione processuale dell’attuale amministrazione comunale sia completamente identica alla precedente, l’avvocatura civica ha mantenuto le stesse idee. Ciò rende ancora più infondato e ridicolo il ricorso al Tar da parte della Bel.Ma, proprietaria del terreno della discarica”.

“Si cerca di aggirare la sentenza del giudice Trovato – afferma ancora Rossi – in quanto, se fosse avviata la discarica, la ditta e i relativi affiliati otterrebbero col tempo un guadagno pari a circa 300 milioni, cifra che sarebbe irraggiungibile ed utopistica se il numero dei codici autorizzati venisse ribassato a uno. E’ tutta una questione di business. Già nel 2013 furono richiesti dalla ditta Gaetano Bellabarna&c srl 54 milioni di euro di risarcimento per poter contare un credito verso Comune e Provincia, evitando quindi il fallimento, come risulta dal ricorso integrativo presentato al Tribunale Fallimentare di Livorno di data 11 marzo 2013″.
Tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 sono state raccolte dal comitato oltre 12.000 firme contro la realizzazione della discarica: l’intenzione è quella di continuare a mobilitare la pubblica opinione per cercare di innalzare questa cifra e creare una lotta comune e sentita da ciascun cittadino.

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