Da pescatore a clochard, la storia di Rachid. “Voglio tornare a casa con dignità”

di gniccolini

Rachid sognava l’America. Sognava l’America con le sue reti e la sua pesca. Sognava l’America per la sua famiglia, per i suoi figli. Quell’America che tanti in Tunisia gli avevano detto non essere troppo lontana. E così decide di partire, raggiungere quell’America che per lui si chiama Italia, un porto dove poter continuare a fare quello che ha sempre fatto: il pescatore. Sistema le reti, getta le reti, tira le reti, pesca. Sistema le reti, getta le reti, tira le reti, pesca. Giorno dopo giorno. Rachid Zayani, 47 anni oggi, all’epoca un baldo 40enne, trova la sua dimensione all’ombra dei Quattro Mori, trova lavoro su di un peschereccio, ottiene il permesso di soggiorno. Sembra che l’America sia bella, sembra che l’America si un sogno realizzabile. Ogni mese quei soldi che riesce a mandare a casa per mandare avanti la famiglia con dignità. Lui vive in subaffitto, mangia in barca, campa con poco. Ma è felice. Rachid ha la sua America, l’America vuole bene a Rachid. Poi la malattia, un morbo raro che gli procura difficoltà di circolazione agli arti. Ma non basta. Un batterio lo infetta mentre lavora sulle reti. Rachid si taglia ad una mano e questo, unito alla sua malattia, è un mix deleterio. Le sue dita iniziano ad atrofizzarsi, non si cura bene, problemi con il datore di lavoro che lo licenza. La sua vita va a rotoli in pochi mesi. Deve amputarsi le dita di una mano prima, dell’altra mano poi. La cancrena si estende alle dita dei piedi e così perde la funzionalità dell’arto inferiore. L’America si trasforma in un inferno. Rachid dorme sotto i ponti vicino al porto, per rimanere accanto al mare, il suo elemento. Qualche amico pescatore lo aiuta, ma non basta. Riesce ad ottenere con una battaglia legale, assistito dall’associazione Wadi Adar Fondazione Onlus, una piccola pensione di invalidità.
Circa 250 euro al mese di cui una parte va in Tunisia e una parte gli serve per campare. Ma laggiù, in Africa, non sanno niente di tutto questo. Rachid si vergogna. L’eroe che aveva conquistato l’America non può, non deve aver subito tutto questo. Ne va del suo orgoglio. Così il silenzio, le lacrime, le notti alla luna.
A prendersi carico della situazione è proprio la stessa associazione Wadi Adar Onlus che è riuscita a fargli prendere una pensione minima. “Rachid è un uomo dignitoso – spiegano dall’associazione- che ha tentato anche più volte gesti estremi perché oppresso da questa situazione in cui non riesce a lavorare e vive così alla giornata. Il nostro intento è quello di poterlo aiutare nel riuscire a metter su una cifra per tornare in Tunisia dai suoi cari. Per farlo abbiamo bisogno del vostro aiuto, dell’aiuto di tutti. Anche un cifra minima, che per tanti sembra irrisoria come 20 o 30 euro per lui potrebbero essere di grande aiuto”.
Per aiutare Rachid è possibile effettuare un bonifico  Wadi Adrar Fondazione O.N.L.U.S. – Via Marconi 16/B, 56043 Fauglia, PI CC n° 479570209807o,
IBAN- IT20 G057 2813 9794 7957 0209 807 – con causale “AIUTIAMO RACHID”

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