Usura e truffa: 2 arresti, 23 denunce, 36 perquisizioni. Sequestrate armi, katana e oltre 600mila euro

I carabinieri del Nucleo Investigativo provinciale di Livorno, coadiuvati dai colleghi delle compagnie di Livorno, Cecina e Piombino, hanno dato corso all’esecuzione, nell’ambito dell’operazione denominata “Attila”, di un decreto di fermo nei confronti di un 47enne livornese e di 36 decreti di perquisizione, emessi dal gip del Tribunale di Livorno, nei confronti di altre 24 persone, tutte di nazionalità italiana, indagate per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di estorsioni, usura, truffa ed altri reati contro la persona e il patrimonio, anche mediante l’utilizzo di armi e di comportamenti violenti.
Nel corso delle suddette perquisizione, i militari hanno rinvenuto e sequestrato al domicilio di uno degli indagati, un 41enne livornese, 640 euro in contanti, suddivisi in 32 banconote da 20 euro chiaramente falsificate in quanto riportanti tutte la stessa matrice. L’uomo veniva pertanto tratto in arresto in flagranza per il reato di detenzione e spendita di monete false.
Le perquisizioni hanno inoltre consentito di rinvenire e sequestrare 2 pistole calibro 22, illegalmente detenute, con 350 cartucce; un coltello ed una katana giapponese; oltre 20 grammi di hashish, 5 mila euro in contanti ed ulteriori 30.000 in assegni circolari; cambiali per complessivi 100.000 euro.
Contestualmente, il nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza ha eseguito ulteriori 13 perquisizioni, di cui 7 all’interno di società appartenenti al sodalizio, e il sequestro di documentazione contabile, beni e conti correnti riferiti alle aziende e agli indagati ai quali, oltre ai citati reati, vengono contestati reati di bancarotta fraudolenta pre fallimentare ed altre fattispecie delittuose tributarie. In particolare, la finanza ha eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore equivalente di circa 600mila euro, a fronte dell’evasione fiscale accertata, riguardante un’unità immobiliare ubicata a Livorno, nonché le quote sociali di 10 soggetti giuridici.
L’attività di indagine, avviata dallo scorso mese di marzo, ha consentito di evidenziare e ricostruire la struttura verticistica dell’organizzazione contigua, tra l’altro, ad ambienti della criminalità organizzata annoverando tra gli associati anche soggetti appartenenti alla criminalità organizzata calabrese.
A capo dell’organizzazione risulta lo stesso 47enne, il quale, di fatto, esercita il completo controllo su tutti gli associati, sugli equilibri in seno al sodalizio e sulle numerose attività e società commerciali del gruppo stesso. Tali società, operanti essenzialmente nel settore della ristorazione, sono tutte di proprietà del 47enne, sebbene intestate a prestanome contigui al sodalizio.
Il lungo lavoro investigativo ha, altresì, permesso di ricostruire numerosi episodi delittuosi avvenuti negli ultimi anni a Livorno e che denotano il potenziale intimidatorio dell’organizzazione. Le attività criminali più ricorrenti operante dal gruppo risultano essere proprio le estorsioni, commesse non solo nei confronti di soggetti esterni all’organizzazione ma in taluni casi anche ai danni di personaggi organici alla medesima, per la commissione delle quali il livornese si è servito di una sorta di “squadra di picchiatori” che agiva con metodi violenti ed intimidatori anche mediante l’utilizzo, in taluni casi, di armi da sparo.

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