Usura: 69enne finisce in carcere. Maxi sequestro

Nella giornata di ieri, alcuni militari del reparto operativo dei carabinieri e del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Livorno hanno arrestato, su ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal Gip di Livorno, Michelangelo Fedele, nell’ambito della vasta operazione di polizia giudiziaria (denominata convenzionalmente “Real Estate-Mike”) diretta dalla Procura della Repubblica Livorno (pm Masini e Ciavattini) nei confronti del noto pregiudicato contro il reato di usura.

La nuova misura cautelare fa seguito al provvedimento di arresti domiciliari eseguito dai Carabinieri di Livorno il 19 febbraio scorso, che era stato emesso in sostituzione della precedente misura del “divieto di dimora nella provincia livornese” cui Fedele era stato sottoposto a partire dal mese di novembre 2014.
L’arresto di ieri rappresenta lo sviluppo della seconda fase di indagine portata avanti negli ultimi mesi congiuntamente da Guardia di Finanza e Carabinieri di Livorno, che ha portato all’ulteriore aggravamento del quadro accusatorio, con l’accertamento di quattro nuovi episodi di usura, commessi a danno di nuove vittime residenti nella provincia labronica. Il tutto è avvenuto in epoca recente, ossia quando l’indagato era perfettamente a conoscenza della pendenza dell’indagine a suo carico.
Si tratta di episodi tra loro differenti che dimostrano come l’indagato sia in grado di porre in essere metodi illeciti più disparati al fine di ottenere profitti illeciti. E’ stato ricostruito un caso di usura simile a quelli già accertati nella prima fase investigativa, attraverso il quale il Fedele è risuscito a ottenere un’unità immobiliare ubicata a Livorno sfruttando a proprio vantaggio l’altrui debolezza e difficoltà economica con l’impostazione di un’operazione contrattuale assolutamente sproporzionata e vantaggiosa solo per lui stesso. Sono stati poi appurati due prestiti di denaro rispetto ai quali Fedele tratteneva anche assegni in garanzia, prevedendo poi una restituzione a pochi mesi del capitale maggiorato di interessi del 40% e 57%. Un altro episodio di usura non è andato a buon fine in quanto la vittima, avvicinata dal Fedele, non ha accettato la proposta di prestito con restituzione della somma di denaro a tassi usurari.

In questo contesto, il Gip di Livorno, tenuto conto dell’esperienza criminale del soggetto, della sua spregiudicatezza, delle ampie disponibilità economiche e della sua “spiccata sensibilità al movente di lucro”, ha ritenuto attuale il rischio che l’indagato reiteri il reato. E’ stato altresì evidenziato un pericolo di inquinamento probatorio, alla luce di evidenze investigative che hanno testimoniato gli effettivi tentativi di Fedele di influire sulle determinazioni delle vittime, condizionandone la genuità delle deposizioni nella successiva fase dibattimentale. Insieme alla notifica del provvedimento cautelare, i militari dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza hanno dato contestuale esecuzione ad una serie di perquisizioni presso le abitazioni in uso a Fedele ed ai sui familiari.

Da un punto vista dell’aggressione patrimoniale, si sottolinea che nel mese di gennaio scorso, la Guardia di Finanza ha eseguito un ulteriore sequestro, che ha colpito beni immobili e denaro, per circa 280 mila euro, pari agli interessi e agli illeciti vantaggi usurari conseguiti dall’indagato. Tale misura si è resa necessaria al fine di salvaguardare i diritti delle persone offese del reato alle restituzioni e al risarcimento dei danni. Michelangelo Fedele  è stato trasferito alla casa circondariale di Pisa.

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