Stagno, traffico illecito di rifiuti: in 4 nei guai

Il provvedimento è stato eseguito un decreto emesso dal Gip del Tribunale di Firenze su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia-  che ha coordinato l’attività investigativa condotta dai militari del Noe. L’indagine del reparto specializzato dell’Arma è iniziata nell’agosto del 2014, a seguito di una attività di supporto fornita alla stazione dei carabinieri di San Piero a Grado (PI) che, nell’ambito di una autonoma attività investigativa, aveva rinvenuto materiali ferrosi provento di furto all’interno dell’impianto in questione.

Dando corso ad una serie di verifiche e di accertamenti di polizia giudiziaria, indirizzati sull’attività svolta dall’impresa, la “Bogi V. S.r.l.”, nel periodo compreso tra il gennaio 2013 ed il febbraio 2015, i carabinieri del Noe hanno appurato che questa ritirava abitualmente rifiuti privi di alcuna documentazione attestante l’origine da soggetti privati non autorizzati alla raccolta ed al trasporto in forma ambulante, considerandoli fraudolentemente come rifiuti di provenienza domestica attraverso autofatture sulle quali veniva incautamente attestato che la vendita da parte dei soggetti non era stata effettuata nell’esercizio di impresa, ma che si trattava di attività occasionale. In alcuni casi più gravi, come quello che aveva dato origine alle indagini, i rifiuti erano addirittura provento di furto e/o di ricettazione; con riferimento a questo specifico aspetto, da accertamenti più approfonditi condotti su un gruppo di 32 tra i più assidui conferitori, molti dei quali risultano aver “occasionalmente” effettuato oltre 300 conferimenti in un anno,  è emerso che la maggior parte di essi sono pregiudicati e ben 16 sono gravati da precedenti penali e di polizia per reati contro il patrimonio, in particolare di furto e ricettazione. Attraverso questo sistema di compravendita di rottami metallici, nel periodo in esame l’azienda si è garantita un illecito guadagno stimato in 120.000 euro.
L’attività investigativa si è conclusa con la denuncia, prima alla Procura della Repubblica di Livorno, quindi a quella di Firenze – Direzione Distrettuale Antimafia,  competente per materia sul caso di specie, dei 4 responsabili aziendali, nei cui confronti  è stato ipotizzato il delitto  di cui all’art. 260 co.1 d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 (Attività organizzata per il traffico illecito dei rifiuti). Il 14 aprile scorso il Gip del Tribunale di Firenze, che ha concordato con le risultanze d’indagine prodotte dal Noe di Grosseto, emetteva il decreto di sequestro preventivo dell’impianto, finalizzato anche alla confisca per equivalente dei mezzi utilizzati dall’impresa, misura cautelare reale eseguita nella giornata di mercoledì 22 aprile e che ha comportato la chiusura dell’impianto.

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