Terrorizzavano gli anziani, arrestata (per la seconda volta) la “mente” del gruppo

La condotta del ragazzo, 22 anni, livornese, ha reso inammissibile la richiesta di misure alternative alla detenzione in carcere

Il 26 novembre scorso la Squadra Mobile (1° Sezione Criminalità Organizzata e Straniera) ha tratto in arresto Micael Del Vivo, classe 90, livornese, destinatario di ordine di carcerazione del novembre 2013 per la residua pena da scontare di anni 1 e giorni 25 di una condanna (divenuta definitiva nel giugno 2013) da parte della Corte d’Appello di Firenze (condanna emessa nel novembre 2012), di anni 3 e alla multa di euro 1200. A seguito di approfondite indagini il giovane è stato riconosciuto colpevole di 11 episodi tra scippi e rapine, commessi a Livorno tra settembre 2010 e agosto 2011.
All’epoca, unitamente ad altri complici (tra cui diversi minorenni), aveva costituito un gruppo di giovani livornesi, dediti con continuità a scippi e rapine in danno di passanti, nonché ai reati contro il patrimonio in genere. I fatti occorsi nel periodo indicato, avevano destato notevole allarme sociale nella città, con ripetuti colpi che, pressoché quotidianamente, avevano quali vittime persone di ogni età (anche anziani ), che in alcuni casi avevano subito lesioni personali gravi a seguito degli strattonamenti e delle violenze attuate dagli scippatori.
Il gruppo è stato fermato dalla Mobile il 5 settembre 2011, con l’arresto di 4 soggetti. Successivamente, il 3 ottobre 2011, è stata esecuzione ad una quinta ordinanza di custodia cautelare in carcere. Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere vi era appunto il Del Vivo, mente del sodalizio, chiamato a rispondere a vario titolo di numerosi episodi di furto, scippo e rapina a passanti ed in abitazione.
Nell’ottobre 2013, uscito dal carcere, Del Vivo, unitamente a due complici, si è reso nuovamente responsabile di altri reati, legati agli stupefacenti. La condotta del ragazzo, al compimento dell’iter giudiziario che ha determinato la definitiva condanna alla pena detentiva carceraria, ha reso inammissibile la richiesta di misure alternative alla detenzione in carcere.
Per questo motivo è stato arrestato nuovamente per scontare la parte residua, pari ad anni 1 e giorni 25, della pena definitiva della reclusione di anni 3 (oltre alla pena pecuniaria di 1200 euro).

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