Rapina portavalori, tradito da saliva sulla bottiglia

Ad incastrarlo, a distanza di oltre 3 anni, alcune tracce di saliva lasciate su una bottiglietta in plastica. E’ finito così in manette con l’accusa di rapina aggravata e tentata rapina aggravata in concorso, nonché detenzione illegale di armi da sparo, un noto pluripregiudicato, il 60enne Giovanni Misso, originario di Genova. Il 15 febbraio i militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Livorno lo hanno raggiunto presso il Carcere di Busto Arsizio, dove l’uomo è attualmente detenuto per analoghi reati, notificandogli l’ordinanza di custodia in carcere emessa dal Giudice del Tribunale labronico sulla scorta delle risultanze cui sono arrivati i carabinieri del Nucleo dopo oltre tre anni di indagini. Importanti, a tal proposito, sono risultati essere anche gli accertamenti effettuati su alcuni reperti trovati sul luogo della rapina da parte dei militari del Ris di Roma.
I fatti risalgono alla mattinata del  2 agosto del 2011, quando il 61enne, insieme ad altri due complici ancora non identificati, travestiti da giardinieri e con i volti coperti, aggrediscono una Guardia Giurata, Cuppari Christian, in servizio come porta valori alla Securpol di Livorno, mentre era intento a raggiungere la cassa continua dell’Ufficio Postale di Rosignano M.mo, frazione Solvay, presso la quale doveva prelevare il denaro. I tre malviventi, già armati di pistola, nella circostanza sottraggono anche quella in dotazione alla Guardia Giurata senza riuscire, tuttavia, ad aprire la cassa contenente i soldi ma venendo costretti a dileguarsi a causa del sopraggiungere improvviso di alcuni passanti.
L’immediato intervento dei Carabinieri e il successivo sopralluogo consentono di rinvenire e repertare, tra l’altro, una piccola bottiglietta in plastica abbandonata da uno dei malviventi sul luogo del reato. Gli accertamenti di laboratorio effettuati dagli uomini del RIS di Roma, sez. di Biologia, hanno quindi permesso di estrapolare il DNA riconducibile a quello del Misso. La definitiva certezza che il profilo genetico fosse quello del rapinatore è stata poi confermata dalle indagini svolte dai Carabinieri di Pescara che, nel 2013, hanno sgominato una banda dedita alle rapine a furgoni porta valori e che, nel corso dell’attività, sono riusciti a sequestrare numerose armi da guerra sulle quali sono state trovate tracce del dna dello stesso Misso. Da sottolineare, inoltre, come l’uomo si fosse già macchiato in passato di gravi fatti di sangue. In particolare nel 1977 uccise, nel corso di un conflitto a fuoco a Genova, il Brigadiere dei Carabinieri Ruggero Volpi.

 

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