Polizia, Staffa saluta la città e va a Pavia. “Ho imparato ad amare la vostra litigiosità”
di gniccolini
Sembra strano, da non credere quasi, vedere Marco Staffa dirigente della Squadra Mobile, o “lo sceriffo” come molti lo hanno soprannominato in questi 6 anni in cui ha diretto il suo ufficio a Livorno, arrivare a un passo dalla commozione davanti a un quadro della chiesa di Sant’Jacopo regalatogli dai colleghi per il suo addio a Livorno. Per molti un ottimo capo, per tanti un numero uno di razza, per altri ancora un valido collega, per tutti un punto di riferimento della questura di Livorno. Da mercoledì valigia in mano e direzione Pavia dove il Ministero lo ha inviato per prendere in mano la reggenza della divisione Anticrimine della città lombarda.
Groppo in gola, pacche sulle spalle, brindisi e abbracci sinceri con chi ha condiviso, lottato e lavorato giorno dopo giorno con un unico scopo: portare la legalità nella nostra città, combattendo il crimine su più fronti e senza riposo.
Quando un campione lascia la fascia di capitano uscendo dal campo tra gli applausi, si capisce che è un fuoriclasse dai complimenti fatti degli stessi calciatori che, dall’altra parte del campo, si fermano e salutano con rispetto. E che la questura di Livorno perde un “Messi” delle indagini lo si capisce dal fatto che anche la “concorrenza” dei carabinieri, come con affetto viene chiamata, si presenta al saluto portando una targa firmata da tutto il Comando di viale Fabbricotti portata di persona dai capitani Gallù, Perri e Vatore.
“Livorno mi ha insegnato tanto – dice Marco Staffa tra regali, sorrisi e qualche lacrimuccia -Sono stati sei anni intensi in cui sicuramente sono diventato meno rigido di quando arrivai ma per un motivo semplice e logico allo stesso tempo. Arrivando dalla Sicilia avevo a che fare con un tipo di criminalità organizzata di stampo mafioso per lo più. Qua le cose fortunatamente non erano tali. Era facile essere rigido se mi consentite il termine e ammorbidirmi un po’ al contatto con la realtà labronica”.
Cosa ha apprezzato di più della nostra città?
“La litigiosità. Badate bene non è uno scherzo. Vi racconto questo aneddoto per farvi capire. Vengo da una città dove la fila alle poste era saltata tranquillamente da individui che se ne fregavano di chi era ad attendere e arrivavano per primi al bancone nel silenzio più assoluto. Qui mi ha fatto piacere notare questo senso di civiltà che spesso magari nelle grandi città manca. La vostra litigiosità è sintomo di non essere suddito di nessuno. Ed è un valore importantissimo che ho imparato ad apprezzare. Certo poi (ride ndr) magari se ogni tanto foste un pochino meno litigiosi…”.
Quali i ricordi più belli?
“Da un punto di vista umano lascio dei bravissimi colleghi e una questura dove mi sono davvero sentito a casa. Io ho sempre detto che non avevo dipendenti avevo degli ottimi collaboratori. E così è stato. Lavorare qui a Livorno è stato faticoso ma stimolante. Tra le tante operazioni condotte e portate a termine quelle che mi ricordo con maggior piacere sono quelle relative alle vaste operazioni antidroga dove abbiamo dato una bella ripulita a questa città che necessitava e necessita sempre di una particolare attenzione sotto questo profilo. Ma anche la cattura dei responsabili della rapina e del tentato omicidio all’imprenditore Gonnelli. Non è da tutti trovare i colpevoli da una carcassa di I-phone gettato al bordo di una strada”.
Marco Staffa è pronto ad intraprendere questa nuova avventura, in valigia oltre ai ricordi tante facce amiche che non scorderà facilmente e dentro, un pezzetto di cuore colorato con un tocco d’amaranto che porterà sempre ovunque andrà.
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