Pedopornografia online, in manette due livornesi

Si allarga a macchia d’olio l’inchiesta che, nel milanese, ha visto coinvolto un prete il quale si fingeva finto manager. Nella rete degli inquirenti della polizia postale di Milano sono finiti anche due livornesi arrestati per reati inerenti a pedofilia sul web. Secondo quanto riportato dagli investigatori del capoluogo lombardo si tratterebbe di  un professionista livornese di circa cinquanta anni e di un insegnante di disegno, anch’esso livornese, che insegnerebbe in un istituto superiore di Pisa.
Ancora non si conoscono con precisione le accuse mosse ai due rimasti coinvolti nell’indagine, che vede arrestati anche un operaio e un sacerdote, che risiede in Piemonte ma bloccato ad Alassio. Le immagini, orribili ritrovate nei loro hardisk si riferirebbero a bambini con età anche inferiore ai 10 anni e di origine orientale.
All’insegnante e al professionista sono stati dunque sequestrati i personal computer per acquisire maggiori informazioni al riguardo. Uno dei due, da quanto appreso dagli inquirenti lombardi, sarebbe stato sorpreso nella sua abitazione mentre chattava su un social network utilizzato dagli iscritti per pubblicare immagini orribili, con rapporti tra bambini o con animali.

Le indagini –Le laboriose indagini ad elevata complessità tecnica condotte dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Milano hanno permesso di individuare 233 utenti su scala globale dediti allo scambio per via telematica di materiali illeciti. I gravi indizi raccolti dagli investigatori milanesi hanno determinato la Procura della Repubblica di Milano, che coordina le indagini, a disporre perquisizioni personali, locali e informatiche a carico di 29 utenti italiani, nonché a sottoporre talune posizioni alle valutazioni del Giudice per le Indagini Preliminari di Milano che ha altresì emesso Ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro di loro1.
Il servizio polizia Postale e delle Comunicazioni sta coordinando le attività di 11 Compartimenti della Specialità chiamati all’esecuzione contestuale dei provvedimenti giudiziari nei territori di Alassio (SV), Alessandria, Besana Brianza (MB), Bordighera (IM), Busnago (MB), Castel Fiorentino (FI), Cava Manara (PV), Città Ducale (RI), Genova, Gussago (BS), Lariano (Roma), Livorno, Loale (VE), Locorotondo (BA), Massa Martana (PG), Nettuno (Roma), Noto (SR), Novellara (RE), Pistoia, Pomezia (Roma), Portomaggiore (FE), Selva di Val Gardena (BZ), Ravenna, Roma, Taormina (ME) e Torrecuso (BN).
Con il supporto del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e con l’attivo ruolo del Segretariato Generale dell’Interpol di Lione è stato possibile inviare, a 35 Paesi dei cinque Continenti, le informazioni relative a 204 utenti stranieri già individuati dal compartimento di Milano nel corso delle attività investigative, per valutare appropriate azioni in accordo alle legislazioni interne. Le operazioni in campo internazionale hanno già restituito i primi riscontri sul coinvolgimento di cittadini stranieri nella produzione e nella diffusione di materiali pedopornografici.

Sequestri e “trappole” per i pedofili –Nel corso degli interventi odierni sono stati perquisiti e sequestrati numerosi computer, smartphone e dispositivi informatici ritenuti di estremo interesse ai fini della prosecuzione delle attività degli investigatori milanesi. Le indagini, avviate nel 2012 e condotte per circa un biennio, hanno avuto inizio monitorando gli spazi pubblici di alcuni siti web e in particolare taluni servizi di condivisione di immagini i cui criteri di raccolta e di proposta di visione tra certi utenti lasciava intravedere atteggiamenti sospetti per l’insistente richiamo a pose di minori. I luoghi virtuali per la pubblicazione delle proprie immagini personali, di cui si rimarca la conformità alla legge e la stretta policy interna contro la pedopornografia, finiva per rappresentare una sorta di anticamera per gli interessati alla pornografia minorile che si spostavano su altri canali di comunicazione onde scambiare file multimediali illeciti, utilizzando a tal fine anche le caselle di posta elettronica.
Tecniche speciali di investigazione -Per la particolare segretezza delle comunicazioni fra gli stessi indagati, si è rivelata essenziale l’adozione delle tecniche speciali di investigazione previste della normativa italiana in materia di attività sotto copertura, intercettazione telematica e intercettazione telefonica. Puntando sulle effettive intenzioni di ricerca e di distribuzione dei materiali illeciti da parte degli utenti, i modelli operativi hanno tenuto conto dell’evoluzione delle condotte criminose nello sviamento dei legittimi servizi della Rete, con l’obiettivo di individuare e disarticolare i gruppi che si avvalgono di sistemi di copertura per foraggiare il “mercato della disponibilità” di materiali pedopornografici.

Riproduzione riservata ©