Si è spento Liuzzi. “Grazie per i primi lividi sul campo”

Un addio improvviso, inaspettato, che  ha gettato il mondo del giornalismo nel dolore. Si è spento nella notte tra martedì 5 e mercoledì 6 aprile l’ex direttore del Corriere di Livorno e attuale opinionista politico de “Il Fatto Quotidiano”, Emiliano Liuzzi. Liuzzi avrebbe compiuto 47 anni a novembre prossimo. Un giornalista di razza, cresciuto come cronista di “nera” e “giudiziaria” all’interno della redazione locale de “Il Tirreno”, divenuto poi primo direttore del giornale edito dal calciatore Cristiano Lucarelli nel 2007, Liuzzi era diventato da qualche anno il massimo esperto nazionale della politica del Movimento Cinque Stelle. Opinionista tv, volto noto dei salotti televisivi. Un malore fatale lo ha colto nella notte a Roma dove viveva da tempo.

Il ricordo di Giacomo Niccolini (caporedattore Quilivorno.it) –
Nonostante sia finita male tra noi, nonostante ci lasciammo in quell’ottobre del 2008 con un po’ di amaro in bocca devo tanto a Emiliano, tutto il mio inizio, tutte le mie sbucciature, i miei lividi e il mio rialzarmi. Approdai nella sua redazione appena nata, in piazza Attias in un bellissimo open space dove ora sorge un centro di abbronzatura, nel settembre del 2007. Il Corriere di Livorno era nato da appena una settimana. La squadra era per buona parte già formata. Ma lui mi mise alla prova. Un servizio di quelli sul campo, come piacevano a lui. Una mappatura della prostituzione a domicilio a Livorno. Fu questo il primo incarico che mi dette. “Vai, cerca dove sono le prostitute che ricevono in casa, intervistale, scrivi. Se hai bisogno chiedi”. Fu questo il testimone che mi dette in mano prima di darmi una pacca sulla spalla e vedermi sparire da quella porta. Tornai dopo qualche ora. Il mio pezzo andò in prima pagina l’indomani. Ok lo avevo convinto, potevo lavorare per lui, nella sua squadra. Venivo da una formazione di giornalismo sportivo. “Noi abbiamo bisogno di uno in cronaca – mi disse – Cronaca nera e cronaca giudiziaria. Te la senti?”. Avevo 26 anni, un praticantato appena finito, non potevo dirgli di no. Così iniziai. Il giorno dopo alle 20 la notizia di un ragazzo morto annegato a Quercianella. Era il 17 settembre. L’estate stava finendo e mi mandò laggiù con il mio motorino. Il nostro giornale non poteva “chiudere” molto tardi e Emiliano mi chiese di raccontargli quello che avevo visto, quello che avevo sentito, le emozioni. Non c’era tempo per tornare indietro e scrivere. Scrisse lui e mise la mia firma. Il giorno dopo il mio collega Federico Lazzotti del giornale concorrente mi disse: “Hai scritto un gran pezzo di nera, per essere il tuo primo, niente male”.
Poi le prime inchieste, il giornalismo fin troppo “garibaldino” ma adrenalinico che sotto la sua direzione fu la nostra baionetta per far breccia in un pubblico che faceva fatica a volerci bene. Arrivò il primo avviso di garanzia per me e per lui per rivelazione di atti coperti da segreto istruttorio. Andammo insieme negli uffici della Finanza. Mi tenne per mano in tutti quei momenti. Il suo sorriso non mi fece mai preoccupare fino in fondo. Finì male tra noi. Non gli ho mai detto “grazie” per tutti i lividi ricevuti, per tutte le botte e gli sbagli fatti e per come mi ha sempre insegnato a rialzarmi. Il primo avviso di garanzia finì con un archiviazione. Quella prima pagina l’ho incorniciata. E ogni volta che la guardo vedo ancora il suo sorriso di uno che arriva al casello dell’autostrada dopo aver percorso 500 chilometri e scopre che c’è la barra aperta, e scivola via. Ciao Emiliano. Ci vedremo, prima o poi, con quel “grazie” in bocca che non è mai uscito.
Il ricordo del sindaco Filippo Nogarin – Emiliano Liuzzi era un globetrotter sia nel giornalismo che nella vita.
Però la sua Livorno non l’hai mai dimenticato e oggi ne piange la prematura scomparsa.
“Penna” tra le più acute e rispettate del giornalismo italiano, ha lasciato un segno indelebile anche nella sua città natale, al Tirreno prima, e come direttore del “Corriere di Livorno” poi.
Non ho mai avuto il piacere di conoscerlo personalmente ma ho letto e apprezzato molti suoi articoli, non ultimi le recenti interviste a Guccini, così voglio ricordare, con ammirazione, la coraggiosa inchiesta sulla massoneria livornese condotta dal Corriere quando era direttore.
In questo giorno di lutto mi unisco al dolore dei parenti e degli amici di Emiliano.
Filippo Nogarin 

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