Maxi sequestro (300mila euro) di pesce illegale

25 tonnellate di pesce sequestrato per un valore di circa 300mila euro. E’ questo il risultato di un’operazione di polizia sulla filiera ittica, messa a segno dagli ispettori pesca della Capitaneria di porto di Livorno – Guardia Costiera, diretta dall’Ammiraglio Arturo Faraone. 300.000 euro è il valore della merce sigillata nei magazzini di una ditta livornese della zona portuale di via Orlando. L’attività operativa è nata da un consistente lavoro di intelligence che ha permesso di acquisire informazioni riguardanti un’attività di commercio irregolare, con particolare riguardo al traffico di prodotti ittici provenienti dall’estero, accompagnati da documentazione insufficiente.
In sostanza, il personale dalla capitaneria livornese, una volta accertata la zona dove veniva immagazzinata la merce, ha fatto irruzione nei locali, setacciando uffici e celle frigorifero, intimando al responsabile della ditta, un livornese di 53 anni, la presentazione dei documenti che giustificavano la presenza di circa 25 tonnellate di specie ittiche congelate, confezionate in colli di circa una ventina di kg ciascuno. Seppie, calamari, polpi, scampi non adeguatamente “tracciati” e quindi di provenienza dubbia, sono stati sequestrati dagli ispettori pesca della Guardia Costiera del 2° Centro Controllo Area Pesca della Toscana.
Il prodotto, del quale il rappresentante della ditta non è stato in grado di definire né la società commerciale di provenienza, né l’operatore destinato a riceverla, in quanto dichiarava di essere soltanto un “tramite”, sarebbe stata probabilmente destinata a piattaforme di distribuzione senza un documento che ne garantisse la rintracciabilità sanitaria.
Da indagini accurate, comunque, sembrerebbe che la merce provenga dal Marocco, attraverso un canale comunitario spagnolo, per essere stoccata in Belgio ed affidata a trasportatori della Lituania.
Un puzzle che i militari della capitaneria stanno ancora ricostruendo, anche al fine di verificare l’esatta entità delle quantità fino ad ora immesse sul mercato senza i requisiti documentali previsti dalle norme nazionali ed internazionali. La Capitaneria ha informato anche l’Uvac (Ufficio Veterinario Adempimenti Comunitari), nei confronti del quale la ditta ha mancato di assolvere ad obblighi di comunicazione, per l’ingresso in Italia di prodotti di origine animale. Per tale mancanza sarà sanzionata. Per la violazione in materia documentale, la normativa prevede sanzioni fino a 4.500 euro.

 

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