Furto di “Grand Cherokee” in porto: quattro arrestati

Maxi indagine della Polmare conclusa con l’arresto di quattro persone e il recupero di sei jeep Grand Cherokee rubate in porto negli scorsi mesi. L’operazione, terminata dopo particolari indagini con risvolti internazionali, fino ad oggi era stata tenuta “riservata” per non comprometterne l’esito.

L’indagine – Circa tre mesi fa, verso la fine dello scorso anno 2014, i responsabili di un importante terminal ubicato nella zona nord del porto hanno denunciato alla Polmare, l’avvenuta “scomparsa” di sette autovetture del Gruppo Fca, modello Jeep Grand Cherokee, ancora da immatricolare, sparite da un piazzale dove ne risultavano stoccate alcune centinaia.
Il numero delle auto corrispondeva al carico di una intera bisarca, per cui veniva immediatamente ipotizzata la possibilità che uno dei tanti complessi veicolari destinati al trasporto dei veicoli, eludendo i controlli, si fosse  immesso nella circolazione stradale esterna per raggiungere una ignota destinazione.
Dopo l’allertamento di tutte le autorità interessate e l’inserimento dei dati dei mezzi scomparsi nei previsti circuiti telematici per favorirne le ricerche, l’attenzione degli investigatori della Polmare è stata concentrata sullo studio delle documentazioni lasciate dai vari trasportatori al varco di uscita e sulle possibili direttrici utilizzate per lasciare il porto, nei giorni compresi tra l’ultima verifica sul piazzale e la data di avvenuta verifica della scomparsa, un periodo relativamente molto breve.
L’attività di ricerca documentale e di analisi di ore e ore di filmati tratti dai sistemi di videoregistrazione nelle aree interessate al transito, consentiva di individuare una bisarca che risultava trasportare effettivamente sette veicoli come quelli mancanti  e la cui documentazione, rinvenuta presso gli uffici, presentava alcune anomalie.
La Polmare ha così appurato che la bisarca, dopo aver lasciato il terminal, ed aver percorso alcuni chilometri lungo la viabilità ordinaria, si era diretta verso nord lungo le direttrici autostradali lasciando poche ore dopo il territorio nazionale verso la Francia. Sono stati presi immediati contatti tramite i collaterali organi di collegamento, segnalando la possibilità che l’intero carico di autovetture fosse stato depositato presso qualche commerciante di veicoli nuovi ed usati nel sud della Francia, indicando anche la “Costa Azzurra” come possibile punto di commercializzazione di detti mezzi.

Dopo poche settimane, nel decorso mese di gennaio, la Polizia francese, nell’effettuare i richiesti controlli a tappeto in tutte le concessionarie dell’area indicate dagli agenti, ha ritrovato quattro delle auto rubate, occultate in un garage interno e ha tratto in arresto due commercianti franco-tunisini del luogo responsabili della custodia dei mezzi. All’appello  sono risultati mancanti tre  veicoli e, grazie alla collaborazione fornita dai due arrestati, veniva individuato un altro garage di un’altra località della riviera francese dove venivano sequestrate altre due vetture provenienti dal Porto di Livorno, mentre l’ultima risultava oramai non più reperibile perché probabilmente munita di targhe e documentazione falsa francese commercializzata oltralpe. L’attività di indagine svolta dalla polizia francese ha consentito l’arresto di altre due persone ritenute complici nella ricettazione delle vetture fatte sparite nel porto di Livorno. L’operazione posta in essere grazie alla collaborazione internazionale dalla Polmare di Livorno con la Polizia francese, oltre all’arresto dei ricettatori, permetteva soprattutto di recuperare quasi tutto il carico, di elevatissimo valore commerciale (tra i 50.000 ed i 60.000 euro a vettura), già restituito ai responsabili commerciali del traffico di auto nuove.
Sono tutt’ora in corso le ricerche dell’ultima vettura, anche grazie alla rete commerciale FCA e si è tutt’ora in attesa di ricevere tutta la documentazione necessaria dalle autorità francesi per verificare meglio le modalità di uscita del carico dal terminal per individuare eventuali responsabilità locali.

Varietà di traffici – Le banchine di Livorno hanno infatti una particolare complessità in quanto vi si svolgono traffici commerciali di ogni tipo, con la presenza di poco meno di una trentina di terminal autonomi, senza contare la presenza di un gran numero di depositi doganali nelle aree retrostanti, dove vengono stoccate enormi quantità di merce di varia tipologia, spesso di elevatissimo valore. Questa varietà di traffici comporta la possibilità che malintenzionati possano tentare di commettere vari reati per effettuare guadagni illeciti, cercando di eludere i vari sistemi di vigilanza che sono stati predisposti dai responsabili dei singoli depositi. Le forze dell’ordine presenti in ambito portuale, oltre all’attività di prevenzione, sono spesso occupate nell’effettuare indagini anche complesse, per la soluzione dei casi che, di volta in volta, accadono.

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