Fatture false e associazione a delinquere: 9 nei guai
I finanzieri hanno proceduto al sequestro preventivo per equivalente di 2 appartamenti. Nel mirino un'attività di facchinaggio in ambito portuale e una ditta operante nel settore dell’assemblaggio e dell’installazione di cartellonistica stradale
La mattina di venerdì 27 novembre i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Livorno hanno dato esecuzione ad un’ordinanza – emessa dal Gip. del locale Tribunale Antonio Pirato – di applicazione della misura cautelare personale nei confronti di tre persone, di cui due sottoposte agli arresti domiciliari e una terza destinataria dell’obbligo di dimora nel Comune di Livorno.
In particolare, le contestazioni hanno ad oggetto i reati di associazione per delinquere, truffa aggravata ai danni dell’Unione Europea e dell’Inps, emissione ed utilizzo di false fatture, occultamento e distruzione delle scritture contabili, mendacio bancario, bancarotta fraudolenta patrimoniale, societaria e documentale, sottrazione al pagamento delle imposte, esibizione di falsi documenti.
Le indagini, svolte sotto la direzione del pm Luca Masini e pm. Daniele Rosa, hanno avuto origine nell’avvio, nel 2013, di controlli fiscali nei confronti di due società livornesi, di cui una esercente attività di facchinaggio in ambito portuale e l’altra operante nel settore dell’assemblaggio e dell’installazione di cartellonistica stradale.
Dalle prime anomalie contabili riscontrate e dalle successive investigazioni di polizia giudiziaria – sviluppate dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria mediante perquisizioni domiciliari, analisi di documentazione bancaria e societaria ed acquisizione di informazioni da terzi – è emersa l’esistenza di un sodalizio criminale, composto da cinque persone, con base operativa e logistica a Livorno, di cui i due soggetti arrestati rappresentavano i promotori, i direttori e i finanziatori dell’associazione, mentre gli altri tre soggetti costituivano le persone di fiducia impiegate con mansioni di amministratori di diritto e/o soci di soggetti giuridici. Il sodalizio criminale si avvaleva anche del supporto di altri quattro soggetti (incensurati ed estranei all’associazione), anch’essi indagati.
Tutti i fatti contestati sono stati commessi attraverso la costituzione e/o la gestione di un gruppo di nove società, utilizzate al fine di consentire la movimentazione ed il drenaggio di considerevoli flussi finanziari, formalmente “giustificati” da rapporti commerciali infragruppo rivelatisi inesistenti.
L’associazione per delinquere è stata finalizzata, tra l’altro, all’ottenimento di un’indebita percezione di finanziamenti comunitari per circa 400 mila euro erogati dalla Regione Toscana, per il tramite di una società finanziaria, a favore di due dei soggetti giuridici coinvolti (operanti nel settore della cartellonistica stradale nonché dell’assistenza amministrativa e contabile), con l’obiettivo di favorire lo sviluppo imprenditoriale di imprese a prevalente partecipazione femminile.
I contributi pubblici a fondo perduto, erogati nella misura del 50% dell’investimento ammesso, sono stati ottenuti raggirando i previsti requisiti soggettivi (cedendo, tra l’altro, il giorno prima della richiesta di finanziamento, le quote sociali ad una donna compiacente), nonché presentando documentazione e giustificativi di spesa falsi o irregolari per farli risultare conformi al bando di gara.
Per tale condotta, le due società sono state segnalate all’Autorità Giudiziaria per responsabilità amministrativa degli enti, ex lege n. 231/2001, ed è stata interessata la Corte dei Conti per il conseguente danno erariale accertato.
Un ulteriore fatto di truffa aggravata, questa volta ai danni dell’Inps, è stato contestato nei confronti di uno degli arrestati, per aver ottenuto indebitamente un’indennità di disoccupazione di circa 3 mila euro, dopo aver attestato falsamente di aver ricoperto l’incarico di dipendente.
Inoltre, per tutti gli indagati, in qualità di amministratori di fatto e/o di diritto, è stato riscontrato un sistematico ricorso, attraverso le nove società coinvolte, all’emissione e all’utilizzo di fatture false, per l’importo di 5,4 milioni di euro, con il fine di abbattere l’utile e compensare illecitamente i debiti Iva. Tali fatture attestavano prestazioni di servizio “generiche” (assistenza gestionale, ricerche di mercato, gestione archivio) o cessioni di beni in realtà mai avvenute.
Fatti di bancarotta fraudolenta patrimoniale, societaria e documentale sono stati contestati nei confronti di quattro dei soggetti coinvolti, a seguito del fallimento, richiesto dalla Procura della Repubblica, nei riguardi di due società del Gruppo (dichiarate fallite nel 2013), per uno stato di insolvenza complessivo di circa 700 mila euro. In sintesi, sono state simulate passività inesistenti, effettuate registrazioni contabili fittizie ed operate distrazioni di denaro che hanno aggravato il dissesto economico.
Per ostacolare le verifiche fiscali avviate, la ricostruzione del volume d’affari e del patrimonio di alcune società, sono stati esibiti documenti falsi, sono state occultate e/o distrutte parte delle scritture contabili obbligatorie, ponendo, altresì, in essere condotte fraudolente sui beni per sottrarsi al pagamento delle imposte.
E’ stato, altresì, rilevato un episodio di mendacio bancario, per avere dolosamente presentato a due istituti di credito false fatture per 140.000 euro, al fine di ottenere linee di credito.
Per le condotte di truffa aggravata e frode fiscale, i finanzieri hanno proceduto al sequestro preventivo per equivalente di 2 appartamenti (uno a Livorno e l’altro a Rosignano Marittimo) riconducibili agli indagati, amministratori di diritto di due società, di quote sociali di un soggetto giuridico di proprietà di uno degli arrestati, nonché denaro e oggetti preziosi (gioielli), per un valore complessivo di circa 715.000 euro.
Nel corso del 2015 sono state eseguite, inoltre, verifiche fiscali nei confronti delle società coinvolte procedendo alla constatazione degli elementi emersi nella fase investigativa e rilevando ulteriori violazioni di natura prettamente fiscale; sono stati segnalati all’Agenzia delle Entrate oltre 8 milioni di euro di base imponibile sottratta a tassazione, IVA dovuta per 2 milioni di euro e IRAP per 325.000 euro.
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