Abiti in cachemire? No, di peli animali. La finanza sequestra oltre un milione di vestiti

Nel corso dell’operazione sono stati controllati 48 soggetti, di cui 14 denunciati, e sottoposti a sequestro 1.141.343 prodotti di varie tipologie

Maxi sequestro di abiti da parte della finanza. Circa un milione di vestiti spacciati per articoli in cachemire e invece prodotti con peli animali.  Si è conclusa così un’articolata attività in materia di “sicurezza prodotti” con una ventina di perquisizioni eseguite dai finanzieri del comando provinciale di Livorno, coadiuvati dai colleghi romani,  all’interno di alcune aziende dell’hinterland della Capitale nonché presso le abitazioni dei relativi amministratori, tutti di etnia cinese che spacciavano vestiti fatti con peli animali come abiti in cachemire. La guardia di finanza ha sequestrato oltre  un milione di articoli non conformi alle norme in vigore in materia di sicurezza dei mercati, e denunciato 14 persone.   Le indagini erano state avviate da oltre un anno dai finanzieri della tenenza di Cecina, a seguito di un controllo effettuato all’interno di un negozio del comune di Rosignano Marittimo, anch’esso gestito da una coppia di cittadini cinesi.  Nella circostanza, oltre a mettere sotto sequestro amministrativo un notevole quantitativo di articoli privi delle etichette riportanti le elementari informazioni merceologiche, i militari  si erano accorti della presenza di alcuni capi di maglieria esposti in vendita, con etichette riportanti la dicitura “in cachemire” ad un prezzo assolutamente non congruo rispetto al pregio del tessuto, tanto da generare il fondato sospetto sulla veridicità dell’indicazione.

I finanzieri quindi hanno deciso di inviare una campionatura dei capi d’abbigliamento al laboratorio chimico dell’agenzia delle dogane che, al termine delle analisi del caso, hanno confermato come  il tessuto con cui erano confezionati i capi analizzati non era assolutamente “cachemire” ma composto da un misto di acrilico, viscosa, poliestere e persino di peli di topi ed altri animali.
I successivi accertamenti permettevano di individuare il fornitore dei capi di abbigliamento in un importante grossista di Sesto Fiorentino (Fi), di fatto distributore per tutta l’Italia centrale di prodotti tessili importati dalla Cina. Questi risultava essere anche il fornitore di altri negozi della provincia labronica, gestiti anch’essi da cinesi, che erano stati stati nel tempo sottoposti ad analoghi controlli di polizia economica in materia di “sicurezza prodotti”, che avevano complessivamente portato al sequestro di circa  1 milioni di capi di abbigliamento ed accessori non conformi. L’esito degli accertamenti eseguiti è stato poi comunicato all’Autorità Giudiziaria che ha dato l’ok per le perquisizioni dei magazzini nella disponibilità del grossista.
Le attività hanno consentito di rinvenire ulteriori capi di abbigliamento sospetti in quanto etichettati in “cachemire”, “lana merinos”, “seta” e “pashmina” ed anche in questo caso, le analisi di laboratorio confermavano che i capi analizzati non erano affatto prodotti con i pregiati tessuti riportati sulle etichette.
E’ scattato quindi il sequestro di circa seimila capi di abbigliamento e la denuncia del responsabile per frode nell’esercizio del commercio.
Le indagini sono quindi state indirizzate all’individuazione di tutte le aziende ed i soggetti a vario titolo coinvolti nell’attività illecita e, quindi, alla ricostruzione dell’intera filiera commerciale. Lo scrupoloso esame della documentazione contabile acquisita durante le perquisizioni e la ricognizione dei flussi finanziari intercorsi tra le diverse aziende, ha consentito di individuare i fornitori del grossista fiorentino nelle già citate cinque importanti società romane. Complessivamente, nel corso dell’operazione sono stati controllati 48 soggetti di cui 14 denunciati alla competente autorità giudiziaria e sottoposti a sequestro 1.141.343 prodotti di varie tipologie.

 

 

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