Delitto via Roma, l’identikit. Arma “da guerra”
Gli inquirenti stanno cercando l'assassino anche tra gli appartenenti alla comunità georgiana
di gniccolini
Alto, robusto, forzuto e determinato ad uccidere. E’ questo l’identikit sommario che gli inquirenti hanno tracciato fino ad ora del killer di Vitali Kimpis (leggi qui la notizia dell’omicidio), l’ex camionista lituano ucciso brutalmente la sera di sabato 6 febbraio nel portone del palazzo di via Roma 326 dove abitava con la moglie, raggiunta qui a Livorno da soli due mesi (clicca sul link in fondo all’articolo per vedere le immagini all’interno della fotogallery). Un colpo ben assestato, preciso, letale e violentissimo, tanto da spezzare le costole alla vittima e farlo giacere a terra agonizzante. Ad ucciderlo una lama a punta. Una grossa lama, un’arma “propria” come un coltello da caccia o da guerra probabilmente, e non “impropria” come un coltello da cucina utilizzato per offendere. Il killer, secondo chi sta seguendo le indagini, avrebbe dunque agito con freddezza, aspettando la vittima intorno alle 22,15-22,30 nel vialetto di casa sua prima di colpirlo letalmente e con rabbia. Un colpo sferrato con molta potenza se si considera che la vittima era alta circa un metro e ottanta di corporatura robusta e indossava, quella sera, un piumino invernale. La lama, molto affilata, avrebbe dunque attraversato il giacchetto, il maglione e spezzato le costole per poi infilzarsi per circa 30-40 centimetri all’interno del petto perforando il cuore.
Un colpo da professionista che avrebbe lasciato pochi minuti di vita (circa mezz’ora) a Kimipis, minuti in cui però il 39enne non sarebbe riuscito a proferir parola. La polizia in queste ore ha esteso la ricerca del killer anche nell’ambiente alla comunità georgiana della città e delle province limitrofe. Vitali Kimpis infatti avrebbe avuto dei contatti con alcuni georgiani della zona.
Da escludere per il momento la pista legata alla droga. Più probabile quella legata ad un grosso debito o a uno sgarbo non perdonato.
Nel frattempo la Procura ha dato, la mattina di martedì 9 febbraio, l’incarico al medico legale che eseguirà l’autopsia sulla salma mercoledì 10 febbraio intorno alle 15,30.
Vitali aveva raggiunto la moglie che da cinque anni viveva qui a Livorno dove esercita la professione di badante a tempo pieno. Per questo motivo in casa c’era poco o quasi mai. I figli, di 15 e 21 anni, sono invece rimasti in Lituania. Chi li conosce li descriveva come una coppia tranquilla, senza vizi particolari. Anche la moglie della vittima agli inquirenti ha negato ogni tipo di nesso con ambienti legati alla droga o al giro di prostituzione.
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