Bracconaggio nelle riserve: tre denunciati

Identificati quelli che si presume siano i responsabili di decine e decine di abbattimenti illegali di cinghiali, perpetrati nelle riserve naturali di Monterufoli-Caselli, Berignone e nell’ Oasi di Bolgheri

Tre persone sono state denunciate a piede libero per bracconaggio dalla Procura della Repubblica di Pisa a seguito delle indagini portate avanti dalle Guardie Provinciali di Livorno e Pisa, in collaborazione con le Guardie forestali dello Stato, grazie alle quali sono stati identificati quelli che si presume siano i responsabili di decine e decine di abbattimenti illegali di cinghiali, perpetrati nelle riserve naturali di Monterufoli-Caselli, Berignone e nell’ Oasi di Bolgheri.
I tre individui sono un sessantatreenne residente alla Sassa, in provincia di Pisa, un sessantunenne di Bibbona e un trentaseienne della California, in provincia di Livorno.
Le indagini, iniziate nelle ultime settimane del 2014, avevano preso il via dopo il ritrovamento, a più riprese, di visceri e teste di cinghiale abbandonati nei boschi delle zone protette. Dopo la segnalazione da parte delle Polizia Provinciale, la Procura di Pisa aveva disposto il monitoraggio delle aree interessate. I controlli, protrattisi per tutto il 2015 attraverso la predisposizione di diversi punti di osservazione, hanno consentito di individuare i tre uomini verso i quali la Procura di Pisa ha emesso un ordine di perquisizione domiciliare che ha consentito di rinvenire armi alterate, silenziatori e circa 2.500 munizioni detenute illegalmente, nonché sofisticati visori notturni e sistemi di illuminazione. Inoltre, dalla perquisizione effettuata a Bibbona sono saltati fuori anche 54 dispositivi esplodenti, sempre detenuti senza autorizzazione, dei quali è stato disposto il sequestro da parte della Procura di Livorno. A confermare l’attività di bracconaggio è stato anche il ritrovamento, alla Sassa, di numerose carcasse di fauna protetta, conservate in congelatori. Proprio lo stato delle carcasse, tutte eviscerate, senza testa e con le zampe legate, ha fatto pensare ad un’attività portata avanti da tempo e da persone esperte, capaci di “trattare” in loco le bestie abbattute per trasportarle meglio.
A carico dei tre denunciati, che rischiano una condanna penale fino a tre anni di reclusione, sono aperti due fascicoli: uno presso la Procura di Pisa per detenzione e porto di armi alterate, esercizio di caccia in aree protette e con mezzi vietati, l’altro presso la Procura di Livorno per detenzione di materiale esplodente.

Riproduzione riservata ©