Ben 51 lavoratori irregolari, società di vigilanza nei guai

Nell’ambito delle attività di prevenzione e contrasto del fenomeno del lavoro nero e irregolare nonché di tutte le manifestazioni di illegalità connesse, come l’evasione contributiva, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno hanno concluso un’attività di indagine nei confronti di una società cecinese, operante nel settore della vigilanza privata e delle pulizie, constatando l’impiego di 51 lavoratori irregolari.

In particolare, nel corso del controllo, i finanzieri della Tenenza di Cecina hanno rilevato che l’impresa si è avvalsa della manodopera di 17 lavoratori mediante “voucher” – impiegati prevalentemente, appunto, quali addetti alle pulizie nonché alla sicurezza – nell’ambito di contratti di appalto stipulati con strutture turistiche ricettive (alberghi, campeggi e villaggi turistici), condotta espressamente vietata dal Jobs Act, entrato in vigore dal 15 giugno 2015, data antecedente al periodo oggetto delle citate contestazioni.

In tal modo, attraverso le prestazioni di lavoro accessorio, la società ha versato contributi inferiori a quelli dovuti, fornendo minori garanzie ai dipendenti (con minori tutele, ad esempio, in termini di assenze per malattia e ferie), erroneamente qualificando dette prestazioni di lavoro come occasionali piuttosto che come subordinate.

Inoltre, dalla disamina del “libro unico del lavoro”, è emerso che, nell’ultimo triennio, ad ulteriori 34 lavoratori sono state corrisposte retribuzioni da lavoro dipendente, pari a circa € 50.000 complessivi, simulatamente configurate come “trasferte e/o diarie”, omettendo di assoggettarle ai previsti contributi previdenziali nonché a ritenute fiscali.
Mediante questo modus operandi, la società, grazie ad un contenuto costo del personale, è stata in grado di praticare prezzi di fornitura dei servizi più bassi, in sleale concorrenza con le imprese operanti nel medesimo settore.

L’impresa, in ragione dell’omessa o infedele registrazione di dati obbligatori, dovrà regolarizzare nei confronti dell’Inps e dell’Erario le inadempienze rilevate, versando oltre € 30.000 a titolo di contributi e ritenute nonché circa € 5.000 quali sanzioni ed interessi.

 

 

 

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