Arrestata la banda del “finto carabiniere”
L’organizzazione, in una sola città, mediamente riusciva a “fatturare” dai quindici a ventimila euro a settimana. Operazione degli agenti della Squadra Mobile di Livorno e dai militari del Reparto Operativo dei Carabinieri di Livorno
La banda delle truffe agli anziani del “finto maresciallo dei carabinieri” è stata arrestata dagli agenti della Squadra Mobile di Livorno e dai militari del Reparto Operativo dei Carabinieri di Livorno i quali, al termine di un’operazione congiunta, hanno arrestato Giovanni Barone, 36enne di Napoli, Barbato Giovanni, 42enne di Napoli, Pecoraro Luigi, 56enne di Napoli, irreperibile, verosimilmente si trova all’estero e Creminato Gennaro, 39enne di Napoli, è stato sottoposto alla sola misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono stati, inoltre, denunciati in stato di libertà S. F., 58enne di Napoli e D. P. E., 42enne di Napoli. I componenti della banda sono tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di associazione a delinquere finalizzate alle truffe per aver messo a segno tra settembre e dicembre del 2015, a Livorno e provincia, ben diciotto tra truffe e tentate truffe.
In realtà, le indagini di Carabinieri e Polizia di Livorno hanno consentito di far emergere un altro centinaio di analoghe truffe consumate dalla banda in numerose regioni italiane e sulle quali stanno tuttora indagando le rispettive forze dell’ordine proprio sulla scorta delle numerose risultanze investigative raccolte dagli inquirenti di Livorno.
La tecnica dei truffatori – Questo il “modus operandi”: un truffatore, spacciandosi per avvocato, contatta telefonicamente le vittime, sempre persone avanti con gli anni, sulle rispettive utenze fisse, (solitamente le celle agganciate dal telefonista sono quelle di Napoli), raccontando che uno dei loro figli/nipoti è stato fermato dai Carabinieri, in quanto rimasto coinvolto in un grave incidente stradale, e che ha urgente bisogno di denaro, perché sprovvisto di copertura assicurativa; l’interlocutore, precisa che i soldi devono essere consegnati ad un suo incaricato, complice del telefonista, che regolarmente si presenta in casa delle vittime, subito dopo la chiamata, e si fa consegnare, monili in oro, denaro contante e ogni oggetto di valore. La scelta delle vittime è sempre il risultato di una sorta di selezione fatta preventivamente attraverso una brevissima telefonata, finalizzata a comprendere se l’interlocutore sia o meno una persona sufficientemente anziana.
Nell’ambito di questa attività investigativa, nel novembre del 2015 è stato arrestato a Lucca, nella flagranza di reato, Pecoraro Luigi, il quale nell’occasione aveva commesso due truffe ad altrettanti anziani. L’uomo è stato trovato in possesso di 2.800 euro in contanti, poco prima sottratti alla vittima designata. Anche in questa circostanza, l’uomo affermava alle vittime designate di essere in contatto, per conto della compagnia di assicurazione, con un sedicente Maresciallo dei Carabinieri che aveva in custodia in caserma il figlio della vittima, reo di aver provocato un grave incidente stradale.
Meticolosa la preparazione, organizzazione ed attuazione del disegno criminoso, concretizzato dagli indagati, secondo modalità operative consolidate ed evidentemente già numerose volte provate sul terreno.
Gli anziani contattati, alcuni anche novantenni, vengono letteralmente sconvolti nello stato psico-fisico, dapprima a causa della notizia che un loro prossimo congiunto sia stato coinvolto in un sinistro stradale e poi tratto in arresto per la mancanza della copertura assicurativa, e successivamente dal fatto di essere stati raggirati e di avere “perduto” i ricordi di una vita o tutta la pensione. In alcuni casi la truffa ha causato anche il decesso della stessa per il forte shock. Il 6 ottobre, Pecoraro, che fungeva da “falso avvocato” e Barbato Luigi, “il telefonista”, si fanno consegnare da due coniugi anziani, che temevano per l’arresto del figlio, denaro e monili per un valore di circa 50.000 euro. Non contenti sfilarono le fedi nuziali ai due poveri malcapitati, appropriandosene. Il giro di affari di questi “pendolari del crimine” che operavano in tutta Italia – da Como a Padova, da Genova a Taranto, da Terni a Pisa risultava, ogni giorno, di migliaia di euro. L’organizzazione, in una sola città, mediamente riusciva a “fatturare” dai quindici a ventimila euro a settimana.
L’indagine ha dimostrato, però, che l’organizzazione può colpire, in simultanea, anche in più province e, dunque, così moltiplicare le possibilità di guadagni illeciti.
Iniziative per sensibilizzare i cittadini – L’impegno delle forze dell’ordine per contrastare questo odioso crimine è costante, con iniziative che spesso partono dalle Questure e dalle Caserme dei Carabinieri per ascoltare e risolvere i problemi dei cittadini e, soprattutto, sensibilizzare le fasce più deboli e vulnerabili. Sui siti istituzionali dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato ricordiamo che sono disponibili i decaloghi per prevenire le truffe più ricorrenti a danno degli anziani.
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