Addio Denaco, poeta di vita

E’ morto all’età di 101 anni Denaco Mantellassi. I funerali si terranno martedì 26 gennaio alle 15 presso la cappella della Camera Mortuaria, a cura del servizio onoranze funebri dell’Svs. Denaco nasce a Collesalvetti il 25 luglio del 1914 da Anna Lenzi e Oreste dove trascorre i primissimi anni della sua infanzia per trasferirsi a Gabbro e conoscere Dalba che sarà  la compagna della sua vita.
Il padre, un irriducibile compagno comunista, Assessore al Comune di Collesalvetti nei primi anni dopo la scissione del 21 e la nascita a Livorno del P.C.I., sarà di grande ispirazione politica per Denaco che forma un suo pensiero materialista che lo accompagnerà per tutta la vita.
Ha una grande passione per lo studio, ma le condizioni economiche non gli consentono di andare oltre la scuola media costituendo il suo vero cruccio.
Cerca di farsi una cultura autonoma leggendo molto, praticamente tutto ciò che gli capita sotto mano anche se ama molto la geografia.  Spesso il lavoro e molto duro, il lavoro della terra come agricoltore e come operaio di macchine agricole, lo impegnerà sia negli anni 40 a Poggiarino, Località di Rosignano Marittimo, dove nascono i suoi due figli: Piero e Marisa e poi nel brevissimo periodo nuovamente a Collesalvetti,  dal 27 gennaio del 1957 fino al 15 gennaio del 1958 per approdare definitivamente  a Livorno dove vive da 54 anni.
I suoi amori nello sport sono stati sempre per il pugilato, il ciclismo del quale prende scrupolosi appunti su tutti i giri d’Italia, per il calcio, ma la vera grande passione è la poesia.  Scrive molto, gli sembra l’unico modo per trasmettere i suoi stati d’animo a tutti e per tutto c’è una poesia.

Il ricordo delle   nipoti Cristina e Laura. “A nonno Denaco” – Un nonno così è davvero speciale. Il grande amore per la famiglia, i figli e le nipoti, si perché siamo tutte femmine, ci rende particolarmente attratte e affettuose nei suoi confronti. Un nonno semplice, un po’ rude ma premuroso. Il suo carattere lo porta spesso ad essere più attaccato alle cose concrete che non all’espressione degli affetti.  Visto che ama molto le sue poesie, che spesso ci legge, anche per sentire il nostro giudizio, abbiamo pensato di fargli cosa gradita raccogliendole in una bozza di facile lettura.

Il ricordo del figlio Piero – Denaco ama tantissimo la cultura nella sua molteplicità di espressioni, vorrebbe sapere tutto e di  tutti, ha una curiosità quasi morbosa.   La geografia ha però un fascino superiore ed è infinitamente innamorato della natura. Non perde né documentari, né occasioni di sfogliare qualche rivista specializzata, ma soprattutto coglie tutte le opportunità per andare a spasso nei boschi in cerca dei suoi frutti o in campagna.  È fortemente stimolato dal ricordo dei luoghi conosciuti, spesso li ripercorre a memoria, ripensando agli itinerari vecchi e nuovi come fosse un gioco, in un esercizio continuo.
La politica lo ha attratto ma, non amando il protagonismo ed essendo piuttosto schivo, ha dato il suo contributo rispondendo alla logica del dovere civile più che all’avidità delle passioni.
Ha manifestato sempre le proprie opinioni con la massima schiettezza e franchezza apparendo, qualche volta, anche eccessivo ma leale.  Sulla sua formazione laica e materialista, ha influito certamente il padre. Uomo di grande moralità, vissuto a cavallo dei due secoli, ottocento e novecento, Oreste si era impegnato come Assessore al Comune di Collesalvetti, subito dopo il 1921, quando Denaco, primo gènito di tre figli, aveva poco più di sette anni.
A Denaco piaceva la scuola, ma le condizioni economiche non gli consentirono di proseguire negli studi. Un fatto che lo turbò profondamente e che gli fece cercare nei figli, il riscatto di ciò che non aveva potuto fare.  Di carattere ostinato fino all’inverosimile sempre in discussione con la moglie dove finiscono, in una storia semiseria infinita, ad attribuirsi, vicendevolmente, le responsabilità di tutto ciò che gli sembra non funzioni nel menage familiare.
 Molto attaccato alla famiglia, ai figli ed ai nipoti, dimostrando grande affetto, ma a modo suo, grazie ad una educazione poco espansiva che ha ricevuto da i suoi genitori.
Campanilista sfegatato, legato alla sua terra, Livorno ma in particolare alla Toscana che ritiene la migliore regione del mondo. Credo non sia mai entrato in un bar a bere un caffè, ha sempre cercato di risparmiare tutto economizzando come pochissimi al mondo. Ha sempre sostenuto che prima di tutto ci vuole una casa.  La filosofia delle sue poesie diviene, in molte occasioni, un mezzo di sfogo soprattutto in quelle politiche ma è anche raffinata quando osserva la vita e le cose come nel “Marciapiede, la Rondine, la Panchina.  Molte poesie sono delle “dediche” dove cerca di leggere nel carattere delle persone e nelle loro passioni.
Ciò che sorprende non è tanto la saggezza, che deriva dalla grande esperienza di vita, quanto una  grandissima capacità di contemplazione  che non gli avevamo mai riconosciuto.

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