Call Center. “La protesta vista con gli occhi dei nostri figli”

Io lavoratrice del Call Center People Care di Guasticce a rischio chiusura a maggio vi riassumo quello che mi ha detto ieri sera il mio figlio più grande (4 anni), che mi chiede “Mamma ma perché non vogliono più farti lavorare?”
Come si fa a spiegare ai propri figli che si sta per perdere il lavoro?
E come spiegargli i motivi che portano a chiudere una struttura che ha lavoro, che è in attivo, che ha lavoratori seri, professionali, che si sono adattati a coprire servizi diversi sempre con ottimi risultati, che hanno sempre dimostrato disponibilità verso la proprietà People Care e verso il committente Seat accettando flessibilità, garantendo anche nei periodo più difficili qualità e profitto. Come si fa a spiegargli che anche se lavori bene forse un lavoro non ce l’avrai più.
La manifestazione di ieri serviva per fare capire alla città la gravità della nostra situazione, a breve (giovedì 29 gennaio) ci sarà a Roma un tavolo al MISE (ministero sviluppo economico): al momento non abbiamo nessuna certezza, il nostro futuro è appeso a un filo, ma la nostra città non può permettersi un ulteriore grave perdita di occupazione (450 lavoratori).
Questa è la manifestazione di ieri vista con gli occhi dei nostri figli:
Ciao, sono un bambino di 4 anni e ho una sorella di 2 anni: ieri siamo andati con la nostra mamma (che lavora al Call Center di Guasticce People Care), con le sue colleghe e colleghi e tanti altri livornesi a manifestare in centro città contro la chiusura del Call Center.  Alcuni colleghi di mamma sono andati allo stadio a portare uno striscione prima dell’inizio della partita del Livorno, c’era scritto così: “Da maggio 450 espulsi!!! 12.40 e 89.24.24 il lavoro resti a livorno”, poi alle 18 siamo andati tutti in piazza Attias e ci siamo mossi in corteo fino a piazza Cavour dove siamo rimasti per un po’. Quando mamma ci ha chiesto se volevamo andare con lei alla manifestazione pensavamo che sarebbe stata una cosa noiosissima, invece abbiamo ascoltato la musica del gruppo 30 corde e noi bimbi abbiamo anche ballato, abbiamo ascoltato un intervento del comico livornese Claudio Marmugi, che ha parlato anche dei cartoni animati e di Peppa Pig che alla mia sorellina piace tanto (a me è venuta a noia ora sono grande). Insieme a me c’erano molti altri bimbi, figli delle colleghe e dei colleghi di mamma, alcuni li conoscevo già. Noi abbiamo diritto al futuro e i nostri genitori hanno diritto a conservare il posto di lavoro, a guardarci negli occhi con serenità. Io e gli altri bimbi siamo orgogliosi dei nostri genitori e di come stanno manifestando con determinazione per continuare a svolgere con serietà e professionalità il loro lavoro, come hanno fatto per nove anni.
Mamma ci ha presentato alcune colleghe e colleghi (altri li conoscevamo già), ci ha detto che c’erano anche il sindaco di Collesalvetti Lorenzo Bacci, il capogruppo di Buongiorno Livorno Andrea Raspanti e altri volti della politica livornese e quando ho chiesto a mamma perché erano venuti se loro non lavorano al call center, mamma ha risposto “perché lasciare a casa 450 persone della nostra città è un dramma per tutti ed è per questo che c’erano tanti livornesi a manifestare la loro solidarietà a mamma e ai suoi colleghi”.
Tamara Garbuglia

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