Unione Inquilini: solidarietà all’Ex Caserma. Sulla casa ci vogliono i fatti non parole

Interveniamo per fare chiarezza sul Piano di Recupero di Fiorentina e sulle posizioni dell’Unione Inquilini in merito al presidio e alla protesta di Via Giordano Bruno. Partiamo dalle condizioni del palazzo, di cui è prevista l’imminente sostituzione. Lo stabile non è pericolante (la delibera che stabilisce lo svuotamento dell’edificio, con trasferimento in palazzo nuovo alla Scopaia degli assegnatari, è una normale delibera per iniziare un Piano di Recupero) ma è stato reso inagibile dalle istituzioni cittadine, vandalizzando bagni e impianti igienici. Indubbiamente la sospensione dei lavori mette a rischio il finanziamento di 8 milioni, ma era inevitabile che prima o poi succedesse, vista l’inerzia dell’Amministrazione Comunale ad applicare i criteri da noi suggeriti (Piani di Recupero Solidali e a saldo positivo). Senza questa modifica, che consente tra l’atro un uso temporaneo e solidale degli edifici vuotati, in attesa dell’effettiva cantierabilità, non resta, in tempi di grave emergenza, che sospendere il risanamento dei vecchi edifici ERP, specie se il quartiere si mostra d’accordo, (come sembrano testimoniare le firme raccolte). Tra l’altro il Piano è ancora avvolto nel mistero più fitto; come sindacato, abbiamo avuto la possibilità di leggere solo delle ipotesi di massima sul numero di alloggi da realizzare nel PdR, e non è nemmeno chiaro perché si è proceduto ad appaltare la demolizione, senza ancora il progetto del nuovo edificio: che a noi risulta non essere ancora stato redatto. E per quel che riguarda lo spostamento del Mercato Ortofrutticolo, manteniamo tutta la nostra contrarietà, visto che scelta peggiore non poteva essere fatta; in tempo di crisi adottare una decisione come quella di mettere a rischio una struttura economica commerciale importante, appare quanto meno irresponsabile. Certo la sospensione del Piano non è l’esito per cui abbiamo lavorato, ci auguravamo una trasformazione di contenuti e di modalità d’intervento, ma la responsabilità è senz’altro delle istituzioni, miopi e incapaci di comprendere la nuova situazione di emergenza abitativa. Da parte nostra abbiamo lavorato con assoluta coerenza e la preoccupazione di chi sa per esperienza diretta, a che punto di disperazione sociale siamo arrivati. Neppure presentare una mozione approvata il 18 novembre 2013 da tutti i gruppi consiliari, ha messo in moto quelle operazioni urgenti, che avrebbero consentito di governare da subito il problema delle centinaia di famiglie sgomberate dalle proprie case. D’altra parte l’assessore alla casa è oberato da impegni (troppi incarichi di troppe questioni scottanti, dalla casa alla scuola, dal sociale all’integrazione…) e come sempre poco sostenuta dalla Giunta, che pensa a ben altro. Non si può davvero dire che il movimento dell’ex caserma non abbia avuto pazienza e voglia di trattare. Basta pensare che perfino per inoltrare il ricorso al TAR avverso l’esclusione dalla graduatoria generale ERP 2012 di sette famiglie occupanti, hanno aspettato l’ultimo giorno a disposizione, dando al Comune il tempo di portare avanti una trattativa che sanasse di fatto l’errore commesso. Purtroppo il confronto da noi avviato non si è concluso con i risultati attesi in tempo utile. Ora ognuno raccatta i suoi cocci: si naviga a vista con la rabbia delle giovani famiglie ormai esplosa. Ci auguriamo che questa vertenza si concluda pacificamente, che ci sia senso di responsabilità anche da parte di Casalp, Amministrazione Comunale e PD per evitare rischi alla incolumità delle famiglie. La rigidità nel persistere nell’errore per mantenere decisioni già prese, ma che si rivelano non più adatte alle mutate condizioni, ha già prodotto danni rilevanti alla città (vedi: ospedale, cava di Limoncino, rigassificatore etc). Bisognerà mostrare intelligenza da tutte e due le parti. Per parte nostra solidarizziamo con la lotta, gestita dal movimento dell’ex caserma. Visto che hanno deciso di mettere in atto una resistenza passiva, ci auguriamo che di fronte a operazioni di sgombero forzoso, si sposti la lotta negli altri palazzi che si stanno vuotando, in altri quartieri popolari della città. Questa è la nostra posizione. Come ha insegnato l’esperienza, quando le ragioni sono tutte dalla parte del movimento, si tratta solo di durare di più, di tenere fermo l’obbiettivo generale. Dal momento che l’Amministrazione Comunale ha ignorato l’opzione dei Piano di recupero solidale, da parte nostra riteniamo terminata la partita della ristrutturazione delle vecchie case popolari, nelle modalità fin qui seguite. È una scelta dolorosa, ma che noi comprendiamo: l’urgenza nuova è un’altra. In particolare chiediamo la rimessa in discussione il PdR di Fiorentina, per le troppe contraddizioni dello strumento adottato. Per non perdere il finanziamento chiederemo alla Regione l’utilizzo dei soldi per comprare alloggi privati, già pronti e invenduti, da cooperative o imprese, per aumentare il patrimonio pubblico. Alloggi da utilizzare nell’immediato per un piano casa che salvaguardi gli sfrattati per morosità incolpevole. Per non ghettizzare si potrà destinare una quota a ERP e una per alloggi temporanei di soccorso. Intanto questo edificio, più i centri occupati (da dichiarare strutture di accoglienza autorizzate), possono essere la risposta a un percorso da casa a casa che spesso non c’è: quel piano casa per la LR 75, che tarda a essere messo a punto. Non si vive di sole promesse e intenzioni, ci vogliono i fatti. Quelli sono purtroppo i grandi assenti della politica.

Daria Faggi – Paolo Gangemi

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