Toncelli: se la politica sottomette la cultura

La nostra città ha un grande passato. Grazie alla liberalità di quelle Leggi Livornine che dovrebbero ancora oggi ispirare un mondo dominato dall’intolleranza, la “Livorno delle Nazioni” è stata il primo “meltin’ pot” della storia. Le testimonianze di allora dovrebbero essere i cardini di una valorizzazione turistica della città ma molte, come il Cimitero degli Inglesi o la Chiesa degli Olandesi, sono quasi abbandonate. Sono aree private, ma certo le istituzioni non le hanno difese. Anche per l’arte abbiamo un patrimonio ignorato. A Modigliani dovremmo dedicare almeno un monumento (il Palasport non vale…) e a Mascagni un vero festival come hanno altri compositori. Il Museo Fattori incassa ogni anno un decimo di quello che costa ed è difficile trovare un cartello che lo indichi, mentre il Goldoni è fuori dai circuiti che contano e si limita a fare una concorrenza al ribasso ad altre organizzazioni cittadine. Inutile dire che, malgrado gli scarsissimi risultati, chi li gestisce viene riconfermato da anni, mentre si dovrebbe da subito cambiare marcia chiamando chi ha vere competenze. Al di fuori della cultura classica abbiamo una notevole vitalità con, ad esempio, un grande numero di gruppi musicali. Dovremmo però aiutarli ad esprimersi, anche solo con strutture in cui appoggiarsi. Il nostro teatro popolare ha, in piccolo, una valenza simile a quello partenopeo, ma riusciamo ad esportare solo i frizzi e lazzi del Vernacoliere. Gli eventi pubblici (vedi Effetto Venezia) sono organizzati “per livornesi”, nel consueto modello di una città che guarda solo il suo ombelico e ritiene alieno tutto quello che viene da fuori. Ma la cultura assume un senso solo se viene condivisa, presentata, esportata, non se resta nel chiuso di un recinto. Il motivo di tutto questo si può riassumere con quella anacronistica e orrenda scritta politica che deturpa “da sempre” le mura della Fortezza Nuova nella rassegnazione generale. Si capisce che il rapporto normale in cui è la politica ad inchinarsi alla cultura, raccogliendo ed interpretando le pulsioni che da essa spontaneamente emergono, qui si è invertito. Quella scritta è il timbro che la politica ha messo su arte e cultura per affermare la propria superiorità e il conseguente diritto esclusivo a guidare le menti. Ma lo sbiadire di quella scritta di vernice bianca e degli eventi lontani a cui si riferisce è anche lo sbiadire di una città che si è illusa di fermare il tempo. Noi di Progetto per Livorno vogliamo una Livorno nuova e viva, e quindi è proprio dalla cultura che occorre ripartire. Dobbiamo e possiamo liberare la nostra grande energia. Malgrado qualcuno abbia cercato di soffocarla sotto una coltre di vernice bianca.

Cristiano Toncelli
Progetto per Livorno (Candidato Sindaco)

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