La svendita di “Porto 2000” e l’interesse della comunità e dei lavoratori

Ormai la privatizzazione della Porto 2000 è un processo avviato; lo scorso mese l’Autorità portuale ha infatti confermato che entro settembre metterà in vendita le proprie quote e che a marzo-aprile nascerà la nuova società ricapitalizzata da soggetti privati. I sostenitori di questa operazione (e sono molti) affermano che la vendita delle quote pubbliche rappresenta la grande occasione per investire e rilanciare il crocieristico a Livorno: perché solo il privato può produrre quell’autorevolezza e quel potere tali da imporsi ai tavoli che contano; perché sarà più facile realizzare gli interventi previsti dal piano regolatore; perché è l’unica soluzione per costituire una società ad alte capacità manageriali in grado di interagire con le compagnie internazionali e perché le realtà degli altri porti sono cosi strutturate.

Ma bisogna ricordare che la legge 84/94, per quel che concerne il settore passeggeri, non è cosi chiara e dettagliata ed il compito del prossimo Comitato portuale, del quale farà parte anche il nuovo sindaco, sarà proprio quello di fornire sul tema risposte esaustive. Quello che invece della privatizzazione non viene detto è che il privato di per se non risolverà un solo problema tra tutti quelli che hanno fino ad oggi hanno impedito lo sviluppo. Per rimuovere l’impasse del nostro apparato portuale occorre ben altro: la mentalità, soprattutto, e l’idea che il futuro non passa assolutamente dalla natura della proprietà, ma dal programma e dal coraggio di fare certe scelte. E questo è possibile anche collocando ai vertici delle partecipate persone capaci e competenti, senza dover necessariamente privatizzare.

Lo dimostra in parte il fatto che già adesso, con una società a capitale pubblico, i bilanci alla Porto 2000 non sono un problema; in questi ultimi anni abbiamo avuto molti utili e molta cassa. Purtroppo zero investimenti; ed è questo il terreno su cui la prossima Dirigenza, che noi auspichiamo rimanga in questa fase espressione di una proprietà a capitale pubblico, in collaborazione con i lavoratori, dovrà concentrarsi nei prossimi mesi. Ma c’è un punto importante, il più importante, di cui nessuno parla, di come cioè la privatizzazione influenzerà sull’occupazione (più di cento dipendenti) e quali saranno le conseguenze per i 48 lavoratori precari.

Dalle valutazioni dell’advisor emerge un quadro incerto e poco stabile, un attività prossima alle scadenze di concessione che fatica a trovare gli spazi adeguati e della quale l’unica certezza è legata a quelle compagnie che, nonostante le carenze strutturali, continuano a considerare Livorno il porto della Toscana. Ma contemporaneamente si riconosce la possibilità di uno sviluppo del settore crocieristico e le potenzialità del ruolo del porto di Livorno. Non si comprende quindi il bassissimo valore della vendita che certifica una società praticamente in liquidazione. Evidentemente questo non è il momento giusto per andare ad una vendita. E poi esiste una questione di fondo: la Porto 2000 è finanziata con i soldi dei cittadini e sarebbe alquanto rischioso e deleterio che finisse sotto il controllo della speculazione, in un momento, per altro, di crisi generale, dove questa azienda sta garantendo alla nostra città, con la sua attività, la sopravvivenza sua e di tutto il tessuto commerciale con cui è collegata e l’occupazione diretta ed indiretta che ne consegue.

Per questo non vorremmo che tutto si riducesse ad un atto che mercifichi i servizi ed estremizzi il profitto. Noi ci domandiamo quindi il perché di tutta questa fretta per avviare le procedure della vendita, con il rischio di trasformarla in una svendita. Una cosa è certa, tutto è partito male e nel modo sbagliato e troppi dubbi e interrogativi si addensano intorno a questa operazione. Dopo anni e anni di immobilismo dovremmo evitare ulteriori errori e riflettere bene prima di compiere un passaggio che, in ultima analisi, sarebbe conveniente solo a chi la compra, non di certo alla comunità e ai lavoratori.
Anna Della Ragione
Direttivo Provinciale CGIL Livorno
Il Sindacato è un’altra cosa – opposizione CGIL di Livorno

 

 

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