Storia di una città senza auto (parcheggiate)

Ho letto l’articolo di Alessandra Martuscelli (clicca qui per leggere), dove elencava i vantaggi di una città priva di macchine. Mi fa piacere che l’argomento sia di interesse più diffuso di quanto si voglia far credere. Vi mando il mio progetto che qualche anno fa consegnai anche all’allora sindaco Cosimi senza risultati, d’altra parte per fare certe cose ci vuole soprattutto coraggio e fantasia qualità assolutamente mancante nei politici di ogni colore e livello. Leggete quanto vi ho scritto in questa “Storia di una città senza auto (parcheggiate) e guardate quanti vantaggi, altre quelli che erano evidenziati nell’articolo, si ottengono.
Cordiali saluti,
Roberto Morganti

STORIA DI UNA CITTA’ SENZA AUTO (PARCHEGGIATE)

La storia che vi stiamo per raccontare si svolge in una città nuova, che nessuno ha ancora visto, ma che se ci fermiamo a riflettere, ci rendiamo conto che forse tra 20 o 30 anni sarà l’unico modello possibile.

Forse la fantasia corre troppo veloce da rendere la descrizione della città nuova così incredibile da sembrare fantascienza, vi renderete conto alla fine che si tratta solo di prevedere con anticipo quello che dovrà avvenire nel prossimo futuro.

Il nostro racconto comincia alla fine del primo decennio del terzo millennio, quando una crisi economica di proporzioni non prevedibili colpì tutti i paesi più industrializzati, costringendo le popolazioni ad attuare forme di economia e di risparmio fino allora impensabili. La prima cosa che si affermò fu un cambiamento repentino delle abitudini fino ad allora diffuse tra la gente, in particolare per risparmiare, si cominciò a non usare più la vettura privata per passare il tempo libero, e i fine settimana si cominciò a trascorrerli passeggiando per le vie cittadine e incontrando gli amici nelle piazze cittadine, nelle proprie abitazioni e riprendendo i ritmi di vita che avevamo prima di essere sommersi dalle automobili. La crisi economica ci costrinse a vedere con altri occhi e  a considerare con altri valori il nostro modo di vivere. Una  prima osservazione che balzò agli occhi di tutti fu quella di costatare come avessimo ridotto la nostra città ad un enorme parcheggio, le auto in sosta impedivano la circolazione e deturpavano l’aspetto cittadino specie di quella parte più pregiata che sono i centri storici. Realizzati quando ancora le automobili non esistevano o erano al loro debutto e nessuno poteva prevederne una così esagerata diffusione. Inoltre Livorno era invasa dai mezzi a due ruote, moto, scooter etc. più di ogni altra città. Questo fenomeno fece riflettere gli amministratori e la risposta fu: nella nostra città ci muoviamo molto bene anche senza auto, perché è pianeggiante, gode di ottimo clima ed è relativamente piccola. Fu così che amministratori intelligenti lungimiranti e coraggiosi, una rarità per l’epoca,  predisposero un programma che prevedeva un progressivo divieto di parcheggio delle automobili nei centri abitati. Inizialmente si incontrarono resistenze di tutti i tipi, nonostante gli amministratori avessero predisposto un piano informativo capillare, mediante depliant, conferenze, dibattiti e quant’altro fosse utile a far comprendere la validità del progetto. D’altra parte la gente era abituata ad avere la macchina sempre a disposizione sotto casa, anche se per l’attività che svolgeva, per i costi del carburante e per i divieti inevitabili per razionalizzarne l’uso, la usava molto poco e per la maggior parte del tempo restava parcheggiata sul bordo della strada, tanto usava lo scooter. Ovviamente gli amministratori, che non erano degli sprovveduti, avevano previsto tutto questo ed avevano predisposto un incremento sensibile della disponibilità di mezzi pubblici ed inoltre avevano organizzato, in collaborazione con società private, un servizio di “noleggio” di vetture che potevano essere utilizzate mediante una forma di abbonamento e pagando una tariffa calcolata sul tempo di utilizzo della macchina. Costi che il cittadino, utilizzando la propria vettura, avrebbe dovuto sostenere in misura ben più elevata. Questo servizio era organizzato molto bene perché prevedeva un numero notevole di “punti” di prelievo e consegna delle vetture e lo completava un servizio di trasporto pubblico capillare anche con l’utilizzo di autobus più piccoli. Inoltre il servizio pubblico senza l’impedimento delle macchine in sosta scorreva veloce e puntuale divenendo sempre più appetibile per gli utenti. Gli amministratori della nostra città futura, approfittando degli spazzi lasciati liberi dalle macchine non più parcheggiate lungo i marciapiedi, realizzarono una rete imponente di piste ciclabili che favorirono il diffondersi dell’uso della bicicletta privata o noleggiabile mediante l’uso della solita “tessera” che valeva anche per gli autobus ed era ricaricabile come una carta di credito prepagata. Ormai  tutto il mondo, anche New York si stava orientando in quel senso. La spirale virtuosa fu così importante che anche quelli che inizialmente avevano avversato il progetto dovettero ricredersi perché nel giro di pochi mesi la città apparve più silenziosa, meno inquinata, più bella da vivere, ed in ultimo anche dal punto di vista dei costi il progetto risultò estremamente vantaggioso. Intendiamoci, nessuno impediva l’acquisto di una vettura privata, era solo impedito parcheggiarla per la strada e circolarci entro il perimetro urbano prestabilito. Il parco macchine “noleggiabili” prevedeva, oltre a macchine da città  elettriche, la disponibilità anche di vetture adatte a viaggi extraurbani perché l’obbiettivo non era quello di vietare l’uso della macchina, ma quello di limitarlo alla reale necessità e a liberare la città dalle macchine in sosta. I risultati non si fecero attendere, perché riprese a fiorire il commercio cittadino, si riaprirono i cinema, le abitazioni dei quartieri centrali della città liberati dall’obbligo del parcheggio auto e dal frastuono del traffico veicolare tornarono ad essere abitati e ci fu un riflusso degli abitanti dai quartieri periferici, la leccia, scopaia  dove erano stati  costretti ad andare ad abitare i “cristiani” per lasciare il posto in città alle macchine.

Tutto il piano fu realizzato in fasi successive in modo da correggere tempestivamente eventuali disservizi che si fossero presentati.

I passaggi importanti dell’attuazione furono:

1) Stabilire con valutazioni di tecnici esperti il perimetro esterno della città tenendo conto dei quartieri satelliti come la scopaia e la leccia che, furono lasciati fuori dal programma di “città senz’auto” perché considerati centri a se stanti .

2) Furono realizzati in corrispondenza delle principali vie di accesso alla città come sopra perimetrata, parcheggi scambiatori, dove era possibile lasciare l’auto privata e prendere l’auto elettrica pubblica che per comodità chiameremo “ city car” in uso, biciclette in affitto o private o utilizzare i mezzi di trasporto pubblico. Gli autobus furono via via trasformati a trazione elettrica. Ogni capolinea era dotato di sistema per la ricarica o sostituzione delle batterie. Le vetture e gli altri mezzi offerti in affitto potevano essere di compagnie private che, mediante regolare gara, acquisivano il diritto a svolgere il servizio.

3) Fu  organizzato un servizio con city car di piccole dimensioni a 2 o 4 posti che potevano essere prelevate dai cittadini mediante l’uso di una carta tipo bancomat dalla quale veniva scaricato il valore corrispondente al tempo di utilizzo della vettura. La carta era acquistabile e ricaricabile anche mediante bancomat come per i telefonini a scheda prepagata. Il forestiero che arrivava nella nostra città riceveva un depliant con le istruzioni necessarie e poteva  acquistare la carta presso il parcheggio di scambio. La carta era utilizzabile oltre che per l’uso della vettura anche per l’autobus o altri mezzi messi a disposizione tipo bici o bici elettriche. Il comune predispose una adeguata segnaletica per favorire l’individuazione dei punti di prelievo e consegna delle city-car. Tipo metropolitana.

4) Furono realizzati, sfruttando la rete viaria esistente, percorsi riservati agli autobus e alle city car. Questo per favorire l’uso della bicicletta e rendere sicuro e piacevole passeggiare per le vie cittadine.

5) Fu tassativamente  vietato lasciare le vetture parcheggiate in strada, furono realizzati  punti di consegna e prelievo delle vetture a distanze molto brevi max 10 minuti a piedi.

6) Tutti i punti di sosta e prelievo delle vetture erano dotati di impianto di ricarica, ove possibile alimentato da pannelli fotovoltaici o sistema eolico.

7) Il servizio fu dotato anche di un certo numero di vetture a combustione interna da dare in uso a coloro i quali avevano necessità di effettuare viaggi extra urbani. Questo per favorire la rinuncia al possesso di auto private, che risultavano troppo costose rispetto all’uso che se ne faceva. Lasciando, però, la disponibilità di una vettura “normale” per l’uso extra “cittadino”. Tutto il servizio era svolto, anche e soprattutto, da aziende private, comunali erano i punti di prelievo e di consegna  delle city-car. Gli attuali parcheggi incrementati secondo necessità del sistema.

8)  Con la realizzazione di questo programma si  ottennero una serie di vantaggi che  all’inizio nemmeno si immaginava.

A) risparmio economico sensibile.

B) città priva di auto meno rumore e aria più pulita PM 10 no problem.

C) recupero del centro cittadino ad un uso più umano e meno meccanico, come ha detto qualcuno, dagli anni 50  gli amministratori delle città si sono preoccupati più delle esigenze dell’auto che di quelle  dei cittadini.

Riorganizzare la città in questo modo significò riqualificare il nostro modo di vivere senza peggiorare la qualità della vita ma riavvicinandola di più a misura umana, dovemmo cambiare solo il nostro stile di vita, invece di andare il fine settimana nei centri commerciali “fuori porta” bruciando carburante, realizzammo i centri commerciali in città  andandoci a piedi o con le “city car” la bicicletta o il mezzo pubblico tutti rigorosamente a trazione elettrica.

9)           I commercianti si organizzarono, come era una volta, per la consegna a domicilio dei prodotti acquistati dai clienti.

10)        Le abitazioni del centro cittadino subirono una rivalutazione e una progressiva riqualificazione e ripopolamento dei centri storici oggi penalizzati dall’assedio delle auto e dalla mancanza di parcheggi, anche certe zone della città furono riqualificate e sottratte al degrado delle abitazioni e degli abitanti.

11)         Si utilizzarono le strutture esistenti di vecchi stabilimenti industriali per realizzare la produzione di city car che visto il successo ottenuto cominciarono a essere richieste anche da altre città, sviluppando un’attività industriale che dette nuovo impulso all’economia cittadina.

12)        Il comune risparmiò  sulla manutenzione delle strade e poté destinare quei soldi per usi più utili alla cittadinanza.

13)        Eliminate le macchine in sosta lungo i marciapiedi, si realizzarono piste ciclabili vere, non disegnando la bici sui marciapiedi come si fa ora. E la maggiore sicurezza raggiunta, consentì un notevole incremento dell’uso della bicicletta con conseguente diminuzione della richiesta di vetture.

14)        Senza le macchine in sosta lungo i marciapiedi si potevano spazzare le strade con mezzi meccanici e il decoro cittadino ne guadagnò moltissimo.

15)        La salute ne guadagnò; con l’incremento dell’uso della bicicletta patologie come diabete e colesterolo diminuirono drasticamente, per le donne la cellulite tornò al livello del periodo bellico, cuore e polmoni godettero da pazzi.

Potremmo continuare a elencare gli aspetti positivi che si ottennero da una simile “rivoluzione”, ma quelli elencati ci sembrano sufficienti per esprimere un giudizio più che positivo. Altri vantaggi, anche di minore entità furono apprezzati soggettivamente.

Sono perfettamente cosciente che un cambiamento di questa dimensione è equivalente a una rivoluzione, e per fare la rivoluzione ci vuole soprattutto coraggio e purtroppo è una qualità rara a trovare e totalmente assente nei politici e negli amministratori.

 

 

 

 

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