Scuola in agitazione per un mese

La Flc Cgil ha proclamato dal 21 febbraio al 22 marzo lo sciopero delle attività aggiuntive del personale della scuola docente e Ata.
Questa modalità di sciopero è un’assoluta novità pensata dalla FLC CGIL e rappresenta un’alternativa efficace a forme di sciopero che incidono sul salario, frenate da normative che sempre più impediscono l’emergere del dissenso della categoria. Scaturisce dalla decisione del MIUR e del MEF di togliere parte di salario dalle buste paga del nostro comparto. E’ stato aggiunto un altro anno, il 2013, al blocco degli scatti di anzianità senza aver risolto il blocco del 2012 che aveva provocato agli inizi dell’anno la minaccia di prelievo dalle buste paga di circa 150 euro medi al mese, per 9 mensilità, a tutto il personale della scuola. Puntualizzo che lo scatto di anzianità, dopo il blocco dei contratti voluti dal ministro Brunetta e dal suo Governo, fino al 2014, lascia la categoria senza contratto ben dal 2009. I salari sono bloccati mentre il costo della vita galoppa. Lo scatto quindi rappresenta l’unico meccanismo di crescita dei salari. Attualmente mancano all’appello circa 250 milioni di euro per coprire gli scatti del 2012 (lasciando fuori ancora quelli del 2013). Il ministero pretende che si accettino accordi senza mettere sul piatto nessun elemento di adeguamento salariale. Nè si intravedono, per evitare sottrazione di euro ai salari, azioni di contrasto all’evasione fiscale, stimata intorno ai 150 mld di euro, né alla corruzione per la quale la UE ci addita per cifre che si aggirano intorno ai 60 mld di euro. Nessuna patrimoniale sui grandi patrimoni, né interventi di spending review che colpiscano veramente gli sprechi, solo tagli lineari.
Sulla scuola ancora una volta si fanno gli esperimenti per poi arrivare a colpire tutti i settori dei lavoratori dipendenti. Se si taglia salario a prof. e ATA verrà abbattuto ancora un’altra tutela imposta dai contratti collettivi nazionali di lavoro. Si indebolisce la contrattazione e si avvia un percorso centralizzante della politica che elimina il confronto con la vera parte rappresentativa dei lavoratori. I personalismi si fanno strada e in una botta sola si ottiene una forma di regime che striscia inesorabilmente.
Sul personale ATA inoltre si avviano ulteriori forme di perdita di salario con la soppressione e il recupero pregresso delle così dette posizioni economiche, anch’esse di derivazione contrattuale. Una forma di lieve aumento di salario orizzontale, ottenuto facendo formazione ed accrescendo professionalità, inserito nel contratto per evitare crescite di salario a pioggia, ma legate alla professionalità. Lo Stato ha investito su questo personale, adesso lo stesso stato disattende quanto ha perseguito con l’investimento in formazione.
Intanto sull’altro versante si sta giocando la partita delle ditte di appalto che con il 28 di febbraio vedranno di nuovo la scuola di fronte alla privazione del 25% di forza lavoro rappresentato dalle ditte di appalto servizi ausiliari. I collaboratori scolastici da un totale di 770 posti del 2008 oggi sono a 630, un taglio di 140 posti sottratti a ATA precari storici.
Certo non ci sono stati licenziamenti di fatto, ma ciò è dovuto all’abitudine, ormai sanzionata anche della Corte Europea, di mantenere il precariato all’infinito nel nostro paese. Degli iniziali 770 posti quelli attribuiti alle ditte d’appalto sono 73. Lo stesso numero che era previsto nel 2000, anno in cui i collaboratori scolastici erano almeno il 20% in più di oggi. Quindi, se si fermano le ditte sono 73 persone, (anche se parcellizzati con orari che non sono quasi mai interi e interessano quindi circa 130/150 persone). Se si ferma il personale ATA saranno 630 e lascio all’immaginazione che cosa potrà capitare in termini di igiene, sicurezza, assistenza all’handicap. A questo numero vano aggiunti amministrativi e tecnici. Gli amministrativi, tagliati nella stessa percentuale, e sempre più oberai di burocrazia spesso anche inutile che noi abbiamo definito “molesti burocratiche”. Falcidiati dalla scelta di comprensivizzare le scuole (infanzia, primaria e medie…ISIS etc) con regole che aumentano la complessità e diminuiscono il personale, senza alcun investimento in tecnologie. I secondi, i tecnici, hanno visto abbandonare sempre più dalle riforme le ore di laboratorio mentre effettivamente nelle scuole, nella parte che non entra nei programmi nazionali, i laboratori funzionano a pieno ritmo, ma non fanno organico.
Nelle scuole medie e primarie funzionano diverse quantità di laboratori (per lo più di informatica, ma anche ceramica, audiovisivi, vetro, linguistici etc). Il risultato di questa accozzaglia pasticciata è che con il recupero dei gradoni del 2010 e 2011, a seguito dell’accordo separato sottoscritto solo da CISL e UIL scuola e non da FLC CGIL, è stato attuato un taglio delle risorse dedicate all’offerta formativa delle scuole impoverendo la qualità delle attività progettuali, di recupero e di sostegno agli apprendimenti (come la legge sui BES ovvero bisogni educativi speciali, DSA ovvero disturbi specifici di apprendimento, inasprimento delle certificazioni che danno diritto all’insegnante di sostegno). Quest’anno le risorse per le attività aggiuntive dopo la decurtazione del 25% dello scorso anno, hanno raggiunto il 50% del 75% per fare un esempio, dai circa 70.000 euro di una primaria a circa 17.000. Oltre a questo avremo il taglio delle posizioni economiche ATA, i ritardi inconcepibili di 3 o 4 mesi del pagamento dello stipendio ai supplenti temporanei, il recupero del salario accessorio dei Dirigenti Scolastici per i quali abbiamo proclamato lo sciopero unitario il 14 febbraio. Questo il motivo per cui, avendo lavorato da settembre ad oggi senza alcuna certezza di risorse sugli accessori, affermiamo che il 50% delle attività aggiuntive è stato a tutt’oggi ampiamente svolto. Le RSU elette nelle nostre liste non accetteranno decurtazioni su quella misera di accessorio che è rimasto alle scuole. Lavorare oltra sarebbe puro volontariato. Il personale della scuola proclama lo sciopero da tutto ciò che non sia strettamente curricolare o di routine sospendendo:

ATA le attività oltre le 36 normali dell’orario settimanale (usatissimo per supportare il tempo scuola)

di tutte le attività retribuite con il FIS, delle attività connesse alle posizioni economiche I e II, della sostituzione dei colleghi assenti, dallo svolgimento dell’incarico di reggenza del direttore dei servizi per le scuole sottodimensionate che per la nostra provincia sono l’IC Bolognesi e l’IC di Marciana Marina.

Per i docenti attività di insegnamento oltre l’orario obbligatorio, dal blocco delle funzioni strumentali, i progetti fuori orario di servizio, dall’incarico di coordinatori di progetto, da tutte le attività di staff in collaborazione con i dirigenti, dalle ore di recupero per gli alunni con debiti formativi, dalle attività complementari di educazione fisica e avviamento alla pratica sportiva.
Il senso di responsabilità ha garantito fino ad oggi la prosecuzione di tali attività, ma il troppo alla fine riesce a fiaccare anche le ultime energie positive rimaste. Una stato che investe nella scuola l’1,4% in meno della media OCSE, deve cessare di pensare che il volontariato sia virtuoso e che la demotivazione produca buona scuola. Chiediamo a studenti e famiglie di comprendere i motivi del nostro sciopero, ragionando sul fatto che non c’è solo il taglio salariale dell’Electrolux gravissima e assunta agli “onori” della cronaca, la stessa sorte sta toccando anche a laureati che hanno investito in stipendi medi di 1400 euro, e ATA che hanno raschiato il barile delle proprie energie fisiche, che si stanno ammalando e che ben presto ricadranno su costi sanitari grazie all’incuria di un governo cieco e iniquo.

Patrizia Villa segretaria provinciale Flc Cgil Livorno

 

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