Sanità, salta la trattativa con l’Asl: sarà sciopero

I dipendenti del comparto sanitario della Asl 6 provincia di Livorno, in stato d’agitazione da mesi, andranno allo sciopero, indetto da tutte le sigle sindacali: naufragato ogni tentativo di raffreddamento tra lavoratori e azienda e neanche l’intervento del Prefetto è servito per trovare una mediazione.

Da tempo i rappresentanti dei lavoratori chiedono all’Azienda Sanitaria il piano annuale delle assunzioni “La carenza di personale nel comparto sanitario che comprende infermieri, operatori socio sanitari e dipendenti amministrativi – illustra il coordinamento sanità della Fp Cgil provincia di Livorno – soffre una carenza ormai patologica e gli esuberi pianificati dall’azienda in agosto non hanno fatto altro che aggravare la situazione”.

Gli esuberi, attuati attraverso prepensionamenti, hanno determinato anche un grave problema organizzativo “Sono state eliminate figure chiave – sostiene la categoria – che sarebbero state invece importantissime per riorganizzare il lavoro nell’ottica della creazione dell’area vasta, professionalità specifiche che potranno essere rimpiazzate soltanto tra due anni”.

La carenza di personale si è resa ancora più evidente con l’applicazione della norma europea che prevede un riposo obbligatorio di 11 ore tra un turno e l’altro, che appare una norma di civiltà ma che nella realtà è di difficile applicazione nelle aziende della sanità pubblica “Da quando la norma è stata applicata – spiegano le RSU CGIL – è venuta meno la possibilità di fare due turni nell’arco delle 24 ore, e ha reso molto difficoltose sia le sostituzioni che la reperibilità nelle sale operatorie, soprattutto per le emergenze notturne ”.

Oltre al contratto nazionale bloccato da oltre sei anni, in Asl 6 l’integrativo è stato rinnovato per l’ultima volta nel 2010 “Abbiamo cercato una strada per riaprire la contrattazione di secondo livello – conclude il sindacato – per tutelare i diritti di lavoratori che si adoperano per un servizio di fondamentale importanza per la collettività ma che da troppo tempo vedono mortificata la loro professionalità, in termini economici e di sostenibilità dei tempi vita/lavoro, di conseguenza nella qualità del servizio pubblico”.

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