Russo (Pdl): false teste di Modì, le vere sfide sono altre

21 luglio 1989. È una data purtroppo da ricordare per la storia di Livorno, perché allora quasi all’unanimità il Consiglio Comunale votò per la cessazione di ogni attività presso il Museo Progressivo di Villa Maria e l’Arte Contemporanea fu messa in soffitta, anzi in deposito. È utile aggiungere che tra le motivazioni scatenanti ci fu anche e soprattutto la pessima figura (ahimé!) che le autorità livornesi ed emeriti esperti d’arte fecero per la beffa delle teste, che qualche anno prima aveva scombussolato Livorno e buona parte dell’opinione pubblica nazionale e talora internazionale. A nulla valsero le eclatanti proteste di artisti livornesi e di gruppi di loro quali Portofranco e il Dado. Nessuno riuscì o volle evitare che il primo ed unico centro per l’arte contemporanea di questo tipo nella Regione Toscana avesse un futuro e potesse diventare quello che poi è diventato il Pecci a Prato. La politica ebbe responsabilità determinante e mandò nel dimenticatoio il pluridecennale lavoro di studiosi di valore, quali Aldo Passoni, Lara Vinca Masini, Dario e Vera Durbé, Vittorio Fagone, Zeno Birilli, nonché le decine e decine di opere della collezione pubblica. Miopia culturale, scarsa capacità prospettica e inadeguatezza nel comprendere che l’affaire “teste false” era dovuto anche ad una radicale evoluzione nell’approccio agli studi dell’arte e nelle tecniche diagnostiche dei manufatti impedirono che Livorno mantenesse e sviluppasse un primato nel settore dell’arte, che avrebbe facilmente conseguito per la straordinaria vitalità del proprio tessuto creativo. Adesso lanciare l’iniziativa di una mostra permanente, dedicata ad un tassello del fallimento di certa non-politica culturale livornese, vorrebbe dire non aver compreso che le vere sfide sono ben altre, cioè dentro i percorsi espositivi del costruendo Museo della Città e sulle strade della nostra città attraverso una sistematica progettazione ed esecuzione di arte pubblica. A meno che la tecnica del dimenticatoio abbia, come al solito, la meglio e si preferisca il “ganzo istituzionalizzato” della beffa alla difesa e promozione dell’arte livornese, ancor oggi deturpata e “sbeffeggiata”. Basti guardare a come è tutelata la A di Piazza Attias …

Roberto Russo

Consigliere Comunale del PDL

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