Ruggeri sarà davvero capace del “punto e a capo”?

Ci sono tre questioni che stanno politicamente insieme: il programma di Ruggeri, il bilancio del Comune e la gestione delle società partecipate. Nel primo, che abbiamo letto, non abbiamo trovato né un’analisi del passato, né una visione del futuro. Solo un richiamo al presente. Ma a un presente avulso da ogni contesto. Come se Livorno fosse un mondo a se stante. Nessun approfondimento sulla peggiore crisi della finanza locale dal dopoguerra a oggi. Difficile pensare che con un limite culturale di tal fatta sia possibile alcun cambiamento reale. Al contrario il candidato Sindaco Ruggeri ci appare come un Sindaco sotto tutela. Yari de Filicaia capolista e la presenza di ex dirigenti comunali, come Roberto Ceccarini, fanno pensare infatti a uno stretto rapporto tra Amministrazione, Partito e tecnostruttura comunale. Non ci meraviglierebbe se Ruggeri, una volta eletto, chiedesse ad alcuni di loro, vicini alla pensione, di rimanere ancora un po’ per garantire la continuità amministrativa. Tutto ciò fa ritenere il tanto invocato “punto e a capo” come una mera invocazione appunto; mentre il cambiamento vero è assai improbabile che si verifichi. Ed invece il bilancio comunale avrà bisogno di affrontare problemi nuovi con nuove soluzioni. Sul bilancio comunale pesano infatti i vincoli delle società partecipate, quasi tutte in perdita. In questi anni alcune di esse hanno provato a riformarsi ma con incerti risultati poiché alla gestione aziendale, alla prova del mercato si è preferito ed è subentrata la pesantezza della politica e i timori della perdita del consenso. Timori che hanno minato ogni possibilità di auto-riforma del sistema delle partecipate. Attacchi gratuiti ad alcuni vertici aziendali, abbiamo letto, che – impegnati in estenuanti trattative nel CTT – hanno delegittimato quegli stessi vertici nominati dalla politica. Questa classe dirigente sarà incapace di portare il rinnovamento poiché pensa ancora che la spesa pubblica si spossa espandere senza limiti e con essa si possa ottenere l’attenuazione del conflitto sociale. Manca una visione contestualizzata del presente che possa mettere al riparo le casse pubbliche dal deficit spending . Una visione innovativa che induca un circolo virtuoso di riforma del sistema delle partecipate. In questo contesto, il vero atto di coraggio – per un cambiamento reale – è la privatizzazione di quelle imprese improduttive, sovradimensionate e capaci solo di divorare capitale pubblico. Provvedimenti di privatizzazione, del resto, che sono allo studio del governo e con i quali una cultura politica, miope e conservatrice, di governo locale dovrà fare presto i conti. Il nostro è un invito a operare in questo senso.

 Marco Ristori Portavoce di Livorno Democratica

Riproduzione riservata ©