Romano: “Dopo questa Caporetto il Pd davanti a una scelta”
Quando, circa quattro anni fa, mettevo in guardia il PD livornese da un possibile epilogo “parmense” anche dalle nostre parti, tra i miei colleghi in consiglio comunale fu tutto uno sghignazzare: “Livorno non è mica Parma!”. Sono seguiti altri fortunati slogan come “Roma non è Livorno”, “Torino non è Roma” e così via.
Il problema del PD riguarda esclusivamente il fatto che nel tempo si è sempre più trasformato in un comitato di piazzisti delle privatizzazioni, delle grandi opere, delle forzature sulla popolazione, a cui vengono imposti impianti inquinanti e pseudo-riforme a favore dei grandi interessi finanziari o industriali.
La disfatta è iniziata a Napoli nel 2011, contemporaneamente al referendum sui servizi pubblici e dopo un’emergenza rifiuti durata 15 anni: De Magistris ora ha riconquistato il comune dopo aver tra l’altro ripubblicizzato l’acqua e bloccato i progetti sui mega-inceneritori. Poi sono arrivate Parma, Livorno, Roma e Torino, altre città in cui il PD aveva puntato tutto su discariche (Malagrotta a Roma, Limoncino a Livorno) e inceneritori (Torino, Parma e ancora Livorno).
Ma Torino con Iren e Roma con Acea sono anche le capitali dei servizi pubblici privatizzati e quotati in borsa, con profitti assicurati alle banche ma mega-tariffe e disservizi affibbiati ai cittadini. Per non parlare di Sesto Fiorentino, a cui volevano imporre le piste dell’aeroporto e l’ennesimo mega-inceneritore, che ha cacciato via il PD in un panorama toscano dove il partito di Renzi e Rossi ha perso ben 5 ballottaggi su 6.
Più il PD insiste ad ignorare le esigenze dei cittadini e a fare da cameriere politico ad una casta di persone che cambia disinvoltamente poltrona tra partito, aziende, amministrazione pubblica e banche, più perde consensi a favore di chiunque proponga uno straccio di alternativa. La “svolta” renziana non ha fatto altro che trovare sponde parlamentari tra i resti dello schieramento berlusconiano, con contraccolpi elettorali disastrosi: ora devono scegliere se avvicinarsi finalmente al popolo o arroccarsi con pericolose riforme di regime che cerchino di consolidare un potere anti-democratico. Ma ad ottobre ci sarà il referendum.
Andrea Romano – Resistere! Azione civica
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