Rivalutazione della Venezia e dei Fossi. Ecco alcune vecchie idee da riproporre

Le prospettive di sviluppo della Venezia e dei fossi che la caratterizzano sono diverse, spesso buone per la realizzazione ma spesso minate da due momenti critici: l’insofferenza dei Livornesi nei confronti di qualsiasi cosa modifichi e quindi disturbi il tran tran, da una parte, e la scarsa intelligenza operativa del Palazzo dall’altra.

Anche ma forse non solo per queste due ragioni Livorno, che pure ha caratteristiche da città Europea, viene gestita per scarsa lungimiranza e per la difesa ad oltranza di interessi di pollaio come un paese di una qualsiasi ‘’bassa’’.

Mancando un’ ottica di largo respiro, così come si è decisamente fatta fallire ”Pensare in Grande” che proponeva di rivoluzionare senza sigillarlo il centro cittadino, non si è mai affrontato programmaticamente un accidenti di niente.

Parlando di turismo e quindi di accoglienza non si è affrontato per esempio un piano che decida ( decida, non semplicemente suggerisca )  quanti locali per la ristorazione servano, o possano sopravvivere economicamente; in conseguenza di ciò la città è affogata da una offerta gastronomica iper esuberante ma di livello spesso insufficiente, fatta da localini scaciati che senza criterio vengono aperti qua e la, a volte messi tutti in fila l’uno accanto all’altro, impegnati a far quanto più baccano riescono per attirare chi del baccano fa una religione. E a fabbricare debiti…

Ne’ si è pensato un piano di accoglienza alberghiera che regga, salvo sparare sull’intelligenza proponendo di realizzare un albergo dentro quella schifezza di Silos del Deposito Franco..

Ne’ si è voluto affrontare il problema delle ZTL in un’ottica diversa dall’assioma secondo il quale residenza fa diritto di parcheggio, affossando ogni possibile iniziativa ‘’al pubblico’’, e mentre si regalava a supermercati di marca concordata il diritto ad esistere, si affossava l’iniziativa privata  nel resto della città, sempre permettendo ai titolari di una residenza nella tale o talaltra zona di impedire l’accesso agli altri, che pure pagano per mantenere la città tutta indipendentemente da dove ficchino poi l’automobile.

Si è permesso lo sviluppo di una città senza criterio ne’ qualità, inaffidabile per il turismo che necessita certamente di regole, ma intelligenti e soprattutto di ampia mobilità urbana sia con il mezzo pubblico e sia con il mezzo privato.

Do atto del fatto che le condizioni per chi guida l’auto da alcune settimane siano forse casualmente migliorate sotto il profilo dei parcheggi, ma sono divenute demenziali per la circolazione in se grazie soprattutto al fiorire delle stupide ed inutili rotatorie, delle quali altri hanno già scritto tutto lo scrivibile.

Heusch docet…se Nogarin non discet.

L’idea che sento affiorare in questi giorni e che ho letto con attenzione oggi su Quilivorno è stimolante e se ne sussistessero le condizioni politiche ( sic ! )  potrebbe sviluppare una idea già nata nei primi anni ’80 a tavola, da Carlino in Venezia, locale che rimpiango come si piange un parente.

Fu per giorni una discussione del tutto positiva attizzata da una battuta sommessamente suggerita da un personaggio della vecchia Livorno seduto allo stesso tavolo con imprenditori e dirigenti marittimi di allora, alcuni forestieri ed altri Livornesi. Si stava in santa pace a tavola e tra Bob Landi, Damonte, Cinquegrani e Cippi Pitschen, Marchetto, qualche trasportatore che ruotava a pranzo con noi nacque come pura speculazione intellettuale una operazione che stimolava la fantasia.

Oggi riascolto le stesse cose come ipotesi di rilancio del turismo; ben venga, ma…

L’idea della circolazione in barca sui fossi è preziosa come si pensa che possa essere la navigazione nel silenzio, senza caciara ne’ canzonette berciate, per permette di ammirare le vecchie mura dei fossi, reali e non; non va però progettata come fatto a se stante bensì studiata con il fine di trasferire gente lungo i fossi partendo da diversi punti ( come fermate di tram ) e destinate a fermarsi in punti diversi.

Immaginate qualcosa del tipo degli hop-off che girano, mi sembra, anche per Livorno.

Studiare questi punti di fermata è strategico perché non gliene fregherebbe niente a nessuno di farsi una giratina, una tantum, galleggiando sul puzzetto dei canali Livornesi, per conservare si e no il ricordo di una breve navigazione; oltretutto non siamo a Roma dove decine di migliaia di turisti al giorno finirebbero, per forza di cose, con l’affollare anche quel servizio al costo di una modesta pubblicità; a Livorno, che i turisti deve iniziare ad attirare, si rischierebbe di creare una linea morta che dopo un paio di mesi si affloscerebbe.

Ragionavamo  ( 30 anni or sono ) di quanto segue.

·        Esistono due fortezze, una vecchia ed una nuova, alle quali si può accedere via mare. Da una delle due, scegliendo come capolinea un sito ameno e facilmente raggiungibile a piedi ( penso oggi a quella Vecchia che ha già affascinato nelle ultime stagioni i turisti delle navi a 5 – 6 stelle che ormeggiano la vicino, e che ha un accesso pedonale dentro il porto, ) si potrebbe imbarcar gente che da li si sposterebbe verso quell’altra privilegiando il percorso intermedio che preveda…

·        il mercato da visitare penetrando dall’accesso sui fossi, ed in pieno orario di compere da parte dei livornesi anziché a banchi chiusi, perché alla gente che va nei paesi mediterranei e coloriti piace il movimento dei ‘’locali’’, non la banalità piatta o meramente espositiva di banchetti di tipo souvenir.

·        la tappa di visita ( magari per bere il ponce o altro ) in un paio di cantine del palio o nei circoli nautici, che così tornerebbero a vivere anziché esistere solo come riserve private di spazi tolti alla città.

·        Lo scivolo lungo e bello di risalita verso la piazzetta del Villano, che consentirebbe l’arrivo a piedi verso il mercato, o di far tappa in città, con l’accesso per i vogatori di varia nazionalità ( se consentito dalle regole del circolo Livornese ) ai ‘’ Canottieri ‘’.

·        Il voltone, certo anche per passarci di sotto osservando le griglie della piazza, ma pure per proporre la risalita a piedi verso piazza della repubblica lungo la banchina dove riparano la barche, risalendo lungo la scalinata ( quella che corre parallela al palazzo che fa angolo con Via Gazzarrini ) e documentare il ponte più largo del mondo.

·        Esiste attorno a Piazza della Repubblica la vecchia città sotterranea, pochissimo visitata e decantata da alcuni illuminati livornesi, Effe Scaccino primo tra loro. E’ modesta come estensione, ma affascinante e intrigante come percorso; se esistesse la certezza di poterla fare visitare in sicurezza, senza camminare tra talponi, onnipresenti avanzi di mangiate, siringhe, lattine vuote e alti trojai, quella sarebbe un notevole punto di richiamo pressoché unico in Italia. Un suo accesso diverrebbe è controllabile, un biglietto consentirebbe di mantenerci un sorvegliante e pagare qualche pulizia.

·        La vecchia galleria d’arte lungo il fosso reale vicino al Nautico, che un tempo era gestita dal buon Cesare Rotini ( è ancora aperta ? ci fanno qualcosa ? ) che parla da sola dello spirito avventuroso della città, pronta un tempo a reinvestirsi nei propri vecchi magazzini per offrire un momento di omaggio all’arte sarebbe un momento importante della ”girata”.

·        L’arrivo che si immaginava nella direzione est-ovest in fortezza vecchia, con lo sbarco alla vecchia Quarantena e la passeggiata attraverso le sue gallerie e magazzini fino allo sbocco sulla banchina Sgarallino rappresentava nei nostri discorsi la fine della ”crocierina”… lo stesso penso io oggi, magari togliendo di mezzo quella orrida griglia grigiastra e brutta attorno alle mura Medicee che delimita offensivamente uno spazio che pagano tutti, con tasse e gabelle, ma alla quale accedono solo gli ”autorizzati” privando i Livornesi del diritto di stare in casa propria.

·        Mentre dall’altro lato l’accesso alla fortezza Nuova, sul lato che guarda Via del Casino, offrirebbe la visita alle gallerie maggiori e minori, delle camere buie e dei pozzi, forse una passeggiata sugli spalti ed alle garitte di guardia magari previa istallazione di un corrimano che consenta di muoversi in sicurezza. Ugualmente una visita parrebbe interessante alle diverse sale della struttura all’epoca inutilmente restaurate ed oggi eventualmente attrezzate per offrire una accoglienza decente; anche pensabile sarebbe, a mio parere, una sosta ad una punto di ristoro interno alla fortezza ammesso che a Livorno si riuscisse a individuare una forma di accoglienza diversa dal ”pub” dalla ”pizzeria”, dalla ”panineria” ed altre ponciate cafone e improponibili.

·        La vista del pontino dai bastioni ovest, e la porta di San Marco stimolerebbero forse una passeggiata da quella parte, prima di riacchiappare la barca di turno per tornare, se necessario, ad un qualsiasi punto di partenza

·        Non ho citato per pietà cristiana il nuovo fossato ari – scavato in Piazzale Caprera perché non riesco nemmeno a riderci: all’epoca nessuno pensava a quello scavo sciocco, ne’ ai quasi quindici anni trascorsi senza non riuscire a finirlo; non so che fine farà, forse lo tapperanno, ma se così non fosse e se si ottenesse da quella fetida pozza incongruente un canale navigabile sarebbe spettacolare sbarcare li per recarsi ai Bottini dell’Olio, piuttosto che in uno dei ristoranti che ( vedi il mio quarto paragrafo nel testo e nello spirito) affollano il quartiere.

Erano vecchie idee, a volte ritornano…

Salvatore Favati

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