Riforma della sanità. Cgil: “Tutto vano senza l’attivazione dei servizi territoriali”
“Sanità: Cosa succede nei territori?” è questa la domanda che lo Spi Cgil provincia di Livorno fa alle Istituzioni Locali e regionali all’indomani dell’inizio della discussione in Consiglio Regionale della nuova legge di riforma della sanità Toscana.
“La legge, tra le altre cose, prevederà la riduzione delle attuali ASL e l’accorpamento in 3 grandi macroaree, con la conseguente riduzione dei centri di governo e dei costi, ma sarà operata anche una riduzione dei posti letto ospedalieri, con l’obiettivo di risparmiare risorse. Il quadro che emerge, quindi, non è affatto semplice”.
“Per quanto riguarda la provincia di Livorno – prosegue lo Spi – non è chiaro cosa succederà con la creazione dell’ospedale di 2° livello, derivante dall’unificazione funzionale dei presidi di Cecina e Piombino,così come il ruolo e il destino del percorso di ristrutturazione del presidio ospedaliero di Livorno e le azioni di supporto per consolidare l’ospedale elbano. Questo nuovo modello sanitario sconta soprattutto il fatto che, a fronte di una riduzione di posti letto della rete ospedaliera, dovrebbero essere creati un sistemi di servizio integrato sui territori territorio, le Case della Salute. I percorsi post ospedalieri, però, non sono stati pienamente attivati, né sono state potenziate l’assistenza domiciliare integrata e le attività di diagnostica e ambulatoriali, volte a ridurre i tempi di attesa e garantire la presa in carico del cittadino”.
“La Regione a suo tempo aveva stanziato le risorse necessarie per costruire un modello di servizio più capillare attraverso le Case della Salute che, però, nella provincia di Livorno non sono state create – conclude lo Spi – Dove sono finite queste risorse? Quali sono i tempi di realizzazione di queste strutture essenziali per garantire ai cittadini un’ adeguata assistenza? Queste sono alcune delle risposte che gli Enti Locali e la Regione dovrebbero sforzarsi di fornire, in quanto il rischio è di ritrovarci con un nuovo assetto sanitario inadeguato perché carente dei servizi territoriali essenziali a garantire ricadute positive sui bisogni di salute e di assistenza dei cittadini, a partire dalle fasce sociali più’ deboli”.
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