Pubblico Registro Automobilistico e/o Motorizzazione Civile? Le proposte di ACI per risolvere l’annoso dilemma

La spending review del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intende affrontare la questione ACI – Motorizzazione Civile. In pratica, una ‘storia infinita’. O quasi? L’ormai famigerato dibattito sulla ‘duplicazione di competenze’ è una questione che nel passato ha fatto discutere molto (nel ’95-’96 si raccolsero ben 570 mila firme per dar il via ad un’iter, poi prematuramente bocciato dalla Corte Costituzionale, per la richiesta di referendum finalizzato all’abolizione del registro) ma che, pare essere giunta ad una sorta di momento cruciale, considerata la consistenza delle ricadute della decisione a livello di interessi economici ed occupazionali.

Diamo i numeri (giusti). Il presidente dell’Automobile Club Livorno, Prof. Franco Pardini, interviene così sul tema d’attualità: “Un luogo comune tanto popolare quanto errato vuole l’ACI come ‘un carrozzone inutile e costoso’ per i cittadini. In realtà, per lo Stato rappresenta una vera e propria risorsa. E’ completamente falso ad esempio il dato diffuso da parecchi media riguardo alle potenziali 800 poltrone per 3mila dipendenti: una svista madornale, visto che si confondono platealmente il numero dei dipendenti di ACI con quello degli amministratori dei 106 AC provinciali. Una carica quest’ultima, per la quale la maggior parte non percepisce alcun emolumento. Anzi, per mezzo dei propri sportelli delle delegazioni diffuse sull’intero territorio nazionale, ACI infatti incassa per lo Stato un gettito equivalente alla bellezza di 8,7 miliardi di euro. Ed il PRA garantisce entrate tributarie alle Province ed alle Regioni” sottolinea il numero uno dell’Ente di via Verdi.

“Si parla di un Ente pubblico non economico che, per sua natura, non grava sul bilancio statale e non riceve alcun contributo pubblico – prosegue Pardini – Anzi l’ACI, anche attraverso le competenze vantate dal PRA, può mettere sul piatto della bilancia un bagaglio di esperienza e professionalità che consente all’Ente di poter vantare una maggior consistenza specifica rispetto ad altri soggetti. Il PRA, dopo uno stop ai rincari lungo ben 19 anni, soltanto nel 2013 ha adeguato la propria tariffa, che tra l’altro incide appena per circa il 4,5% dell’intero costo medio dell’intera pratica. Un ritocco pari a meno della metà dell’inflazione. Insomma, ACI da ormai 110 anni riesce a svolgere funzioni e servizi che altre strutture della Pubblica Amministrazione non riescono a coprire con mezzi e personale autonomi: nel caso del PRA, gestisce 1,1 milioni di pratiche l’anno, la Motorizzazione 55 mila , oltretutto affidando a società esterne la parte informatica, assegnandola con gare e spendendo cifre importanti. Un fiore all’occhiello che ci inorgoglisce sta anche nel settore sportivo, con la Federazione ACI aderente al CONI ed alla FIA di cui è stato fondatore. A riprova di queste capacità poi, vi sono gli ingenti investimenti fatti di ‘tasca propria’, al fine di tenere il passo con i necessari ammodernamenti tecnologici e i fisiologici aggiornamenti normativi per offrire un prodotto e un servizio sempre eccellenti”.

Suddivisione dei compiti. “Premesso ciò, resta comunque necessaria una regolamentazione definitiva della materia, al fine di fare chiarezza e favorire al massimo le necessità dell’utenza – continua Pardini – Occorre lavorare in sinergia, valorizzando le parti in causa e senza penalizzare nessuno. La Motorizzazione è sempre stata un organo tecnico e ad essa potrebbero rimanere tutte quelle funzioni tipiche: collaudi, revisioni, concessioni e rinnovi della patente, ecc…, inglobando anche competenze che fino ad oggi erano attribuite alle Province in via di abolizione. L’ACI invece potrebbe svolgere le funzioni amministrative e strettamente collegate al settore autoveicoli: gestione di banca dati storica e annesse operazioni di immatricolazione, passaggi di proprietà, ecc…”.

Questa suddivisione risulterebbe importante per rilanciare l’immagine dello stesso PRA in qualità di strumento facile, affidabile per Pubblica Amministrazione e cittadini. “Un servizio continuamente aggiornato in tempo reale, consultabile velocemente, collegato con le Società Assicurative e incrociato con le loro banche dati – conclude Pardini, rilanciando un’ulteriore proposta già formulata in tempi non sospetti – Un soggetto che si rivelerebbe utile anche per sviluppare il progetto finalizzato ad un maggiore e necessario controllo sui mezzi in circolazione lungo le nostre strade. Le recenti statistiche raccontano infatti di un’altissima percentuale di veicoli in circolazione sprovvisti di assicurazione per la responsabilità civile verso terzi, conseguenza parziale anche della crisi economica globale, abbattutasi gioco forza anche sulla storicamente ‘tartassata’ categoria degli automobilisti.”

 

La proposta di ACI. Nei giorni scorsi il presidente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani, si era espresso in merito dichiarando: “Abbiamo messo a disposizione del Governo le nostre soluzioni progettuali”. Nel dettaglio, l’ipotesi formulata da ACI ed attualmente al vaglio sulle scrivanie del presidente del Consiglio Renzi e del Ministro dei Trasporti Lupi, consisterebbe:

– Unificazione degli archivi, con costituzione presso il PRA che già contiene la maggior parte dei dati, del nuovo Archivio telematico dei Veicoli previsto dalla legge di stabilità 2014;

– Un’unica istanza ed un documento per l’automobilista. Semplificazioni procedurali ed eliminazione di duplicazioni di attività, con un massiccio inserimento nelle procedure dei principi di dematerializzazione e digitalizzazione dei documenti, previsti dal Codice di Amministrazione Digitale. Il target principe dell’iniziativa sarebbe infatti in teoria quello di risparmiare (adottando il piano ACI il taglio annuo sui costi sarebbe stimabile in circa 30 milioni di euro), tagliando le spese sia a carico dell’amministrazione, sia degli stessi utenti. Soggetti questi ultimi che sino ad oggi si trovavano a dover pagare il tributo di 9 euro al Ministero delle Infrastrutture, tramite l’istituto della Motorizzazione, per ottenere (anche in caso di duplicato) o aggiornare la Carta di Circolazione ma allo stesso tempo dover versare pure 27 euro al PRA a titolo di emolumento ai fini della prima iscrizione del proprio veicolo al registro nazionale (13,50 invece il costo per ottenre il duplicato). Tutto questo, senza contare 32 euro d’imposta di bollo da sborsare sia in caso di pratica da espletare alla MCTC, sia quando si aveva a che fare con il PRA.

– I due archivi e le relative strutture dovrebbero quindi essere unificati con una misura ‘ad hoc’ che comporterebbe serie criticità sotto il profilo della conservazione occupazionale e dell’intero pacchetto di posti di lavoro. Su scala nazionale infatti, al PRA lavorano 3 mila dei 7 mila dipendenti complessivi dell’ACI tra personale diretto, indiretto e delle società controllate. Tra questi, anche oltre 500 lavoratori di ACI Informatica, una società che per l’85% del fatturato è al servizio del PRA (fonte dati, Quattroruote). La disponibilità di ACI è quella di assorbire progressivamente sino un numero congruo degli esuberi di quelli che ad oggi dichiara il Ministero dei Trasporti.

Aci Livorno

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