I “precari della giustizia” ricevuti dal ministro
I “precari della giustizia” livornesi hanno incontrato il Ministro Orlando per presentare la grave situazione lavorativa in cui versano ormai da anni.
Ecco la lettera che hanno consegnato di persona al rappresentante del Governo italiano – “Sono trascorsi ormai 5 anni dall’inizio dei percorsi di formazione avviati nel biennio 2010-2012 per circa 3000 soggetti all’interno degli uffici giudiziari di tutta Italia. L’anno 2012, in particolare, segna una svolta importante nei suddetti percorsi, da identificarsi con quanto previsto all’art.1 co.25 let. c) della Legge 228/2012 (Legge di stabilità per l’anno 2013), e segnatamente con la presa in carico da parte del Ministero della Giustizia di tutti quei soggetti cassaintegrati, in mobilità, socialmente utili, disoccupati e inoccupati che a partire dall’anno 2010 avevano partecipato ai progetti formativi regionali o provinciali presso detti uffici giudiziari. Attraverso detta previsione normativa, nonché attraverso le successive previsioni e gli ulteriori stanziamenti di fondi pubblici, espressamente finalizzati al “completamento” ed al “perfezionamento” di detto percorso (si veda in proposito l’art.1 co.344 Legge 147/2013), emerge la inequivocabile intenzione da parte del Ministero di considerare lo stesso, pur nella sua frammentarietà temporale e originaria, come un unicum finalizzato alla formazione di nuovo personale che potesse essere proficuamente impiegato nei suddetti uffici, dove, al fianco del personale già presente in organico avrebbe potuto, tra l’altro, contribuire a dare attuazione alla tanto agognata riforma della giustizia.
Fatta questa premessa, riteniamo opportuno formulare alcune ulteriori brevi osservazioni in merito alla attività svolta dai suddetti tirocinanti.
Orbene, appare di tutta evidenza il fatto che l’impegno e la volontà da parte nostra di contribuire
attivamente alla prestazione di un servizio delicato e importante come quello prestato dall’amministrazione giudiziaria da un lato, e la grave carenza di organico dall’altro, costituiscano un insieme di circostanze che nella pratica dei singoli uffici ha condotto in modo innegabile ad un uso distorto dello strumento del tirocinio, allontanandolo dalla sua unica finalità, identificata dallo stesso Ministero del Lavoro con la formazione al fine dell’inserimento nel mondo del lavoro, e ciò in palese contrasto con gli intenti espressamente sanciti a livello legislativo dall’art.1 co. 34 della Legge 92/2012, nonché con quanto espresso attraverso la dettagliata disciplina prevista dalle “Linee guida in materia di tirocini” approvate dalla Conferenza Stato-regioni nel gennaio 2013. È evidente che sinora si è permesso, attraverso un uso reiterato di detto strumento, il perpetrarsi di una situazione di illegalità, in cui si sono “arruolati” attraverso forme più o meno varie di “progetti formativi” giovani (e anche meno giovani) senza lavoro, principalmente allo scopo di coprire la grave carenza di organico che affligge da anni il Ministero della Giustizia. L’intento di porre un freno a tale uso distorto dello strumento formativo in questione appare ad oggi ancora più evidente alla luce della recente nota ministeriale emessa dal Ministero del Lavoro in data 3 aprile 2015, nella quale si esclude la possibilità di ospitare tirocinanti da parte degli enti pubblici, e ciò in conseguenza della impossibilità da parte degli stessi di addivenire ad una assunzione se non a seguito di pubblico concorso, così venendo meno il fine di inserimento nel mondo del lavoro per gli eventuali tirocinanti che abbiano prestato servizio presso uffici pubblici.
Alla luce di quanto sin qui evidenziato, ci appare del tutto impensabile l’eventualità che le risorse umane ed economiche sin qui impegnate per consentire lo svolgimento di questo percorso formativo, nonché tutta la professionalità acquisita da parte di quelli che ormai si sono ridotti ad essere poco più di 2500 tirocinanti, vadano a costituire l’ennesimo incalcolabile spreco che sfortunatamente caratterizza l’amministrazione pubblica in Italia.
Riteniamo, per converso, assolutamente necessario un intervento da parte delle Autorità competenti, al fine di sanare la sopra esaminata distorsione del sistema formazione-lavoro, il cui sorgere non è, peraltro, in alcun modo imputabile ai lavoratori che sino ad oggi si sono attivamente e proficuamente impegnati a prestare il loro servizio negli uffici giudiziari, ma solo ed unicamente a chi ha, come si è detto, ripetutamente favorito il protrarsi della stessa sino ad oggi.
In conclusione, chiediamo che ponga la dovuta attenzione su questa problematica al fine di identificare le prospettive percorribili per addivenire ad una soluzione della vertenza in corso.
Nell’attesa di un Vostro cortese riscontro, si porgono distinti saluti”.
I Tirocinanti della Giustizia Tribunale e Procura di Livorno
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