Ecco perché mi dimetto da console onorario di Grecia

Nel ringraziare la redazione del giornale on-line Quilivorno.it, per il servizio sui marmi armeni, desidero anche esprimere apprezzamento a Lei gentile assessore Tredici, per la misurata e doverosa precisazione sul tema, anche soprattutto per il riconoscimento, bontà sua, del ruolo da me svolto nella vicenda del recupero del patrimonio culturale armeno da mettere, si spera, a disposizione non degli armeni ma di tutti! Il mio come Ella sa è solo un’opera di volontariato culturale, da esperto che mette a disposizione le sue competenze senza appartenenze, a favore di tutta la città. In questa annosa vicenda io ho semplicemente svolto un ruolo relazionale, forse frainteso da più parti.
Il comune peraltro che pure conserva su una sua proprietà tutto queste rovine o ben di Dio, decida Lei, si è tirato fuori perché la Provincia di Livorno avrebbe manifestato a suo tempo interesse al recupero di questo patrimonio. Ricordo che Monica Giuntini nel 2004 subito dopo le elezioni venne a prendermi con l’auto di servizio con i massimi dirigenti per accompagnarli a visitare tanti tesori abbandonati di Livorno in particolare quelli di Villa Maurogordato e altro. I marmi avrebbero quindi dovuto essere portati in una proprietà della provincia credo villa Henderson per essere ripuliti, catalogati e messi sotto una tettoia o almeno così capii. Nel frattempo recuperavo l’immobile di via della Madonna e la Soprintendenza da me interessata molto sollecitamente inviò nel mio studio un architetto di grido non di Livorno per valutare la fattibilità di un grandioso progetto finanziato dallo Stato. Tutto cadde nel vuoto.
Ma non demordevo e nel 2009 telefonai all’ufficio cultura della Provincia per chiedere un incontro istituzionale, solo un incontro, col nuovo assessore ma non ebbi neppure una cortese risposta. Tale modo di agire è veramente incomprensibile e si può spiegare solo forse con un’avversione di natura p o l i t i c a perché sono notoriamente fuori dalle appartenenze al potere locale ipotesi avvalorata anche dalla mancata risposta del sindaco alla mia richiesta di invitare il presidente greco desideroso di venire a Livorno e l’umiliazione subita in occasione di effetto Venezia. di cui Ella peraltro si scusò all’Hotel Palazzo. Quindi prendendo atto del fallimento del mio operare in questa città Le comunico di aver chiesto le dimissioni da console onorario di Grecia e conto di estraniarmi da questa città anche per ovvie ragioni di stanchezza e frustrazione. Prima di chiudere coi beni culturali, oggetto dei miei interessi, dopo aver letto delle condoglianze che il primo ministro turco ha rivolto agli armeni per i noti “eventi” dell’aprile 1915, ho lanciato un appello tramite la Nazione ai candidati sindaci, indicando il mio cellulare per una visita e rendere omaggio alle rovine della chiesa intorno alle quali poteva almeno essere stesa una rete di protezione, come simbolo del genocidio di cui l’anno prossimo si celebrerà il centenario in tutto il mondo. Nell’accomiatarmi rivolgo un caldo appello a tutti, per ricordare che Livorno poi non ha nulla da guadagnare dall’attuale situazione dei beni culturali delle nazioni e penso alle casse della chiesa greco-unita spedite a Roma. Non è forse il caso di fare qualche sforzo per permettere il loro ritorno a casa? Ci sarebbe molto altro da dire e da proporLe ma capisco che siamo ormai alla fine del suo mandato, oltre che del mio e quindi si può solo sperare in un futuro interessamento del nostri successori. In ogni caso mi tiro fuori da tutto e non voglio più occuparmi di cose che non interessano se non a pochissimi, augurandoLe ogni bene.

La saluto distintamente Suo g. panessa

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