Perché sono contrario ad introdurre gli scatti per merito nella scuola

Ci sono professioni che guardano all’interiorità del soggetto che si basano sulla forza della relazione umana, chi ha il privilegio di svolgere tali mansioni, diviene maestro nel senso più alto e nobile del termine. Il contrappunto a questo privilegio e’ attenuare la propria ambizione personale perché la forza della dedizione deve vedere l’altro messo al centro. Chi svolge questo mestiere seguendo questi precetti, dedicherà gratuitamente una gran parte del suo tempo ad alunni ed ex alunni che hanno bisogno di confrontarsi di capire e prevalentemente vogliono sentirsi esistenti e rispecchiati nello sguardo di un adulto significativo. Questo tempo non e’ un tempo dedicato al lavoro ma a se stessi, perché consente crescita , e all’altro che diviene parte di te. La scuola purtroppo e’ basata sulla somma delle competenze, e non sulla profondità culturale che consente di comprendere le nozioni e farle proprie con criticità perché mi sono entusiasmato ed innamorato dei contenuti. Non esistono parametri per valutare questo , esiste il ritorno di sguardi, di messaggi che ti fanno comprendere che il dedicarti produce energia che alimenta anche il maestro. Come si può certificare una domanda filosofica di un ex alunno? come si può certificare un messaggio di un ex alunno che dopo aver visitato un museo ti dice che ha ripensato alle tue lezioni ed hai lasciato il segno? Come puoi certificare i grazie dei genitori? Come si può certificare l’essere andato a scuola in condizioni di salute precaria per non abdicare al proprio ruolo? Non e’ possibile, e riuscire eventualmente a farlo toglierebbe valore. Quindi il merito verrà certificato dalla partecipazione a corsi di aggiornamento tesi a dimostrare che i test a crocette( orribili) sono una valutazione oggettiva, che si deve portar fuori i ragazzi dalle aule ( spesso in iniziative spot prive di senso) ovvero di chi si adegua a grigie direttive di un ministero che chiede competenza ed è guidato dalla più terrificante delle incompetenze ( la presunzione), una visione pragmatica priva però di spessore e profondità culturale.
Il rischio, vicino alla realtà, e’ che verrano premiati insegnati che seguono tutte le direttive e si dimenticano della relazione. Mentre l’OCSE ci dice che il miglior modello e’ quello finlandese che considera temporalmente secondario il raggiungimento delle competenze che arrivano ,naturalmente, se si è seguiti durante il percorso da una relazione significativa che genera entusiasmo. Allora pensiamo a come formare i nuovi insegnanti visto il fallimento delle SISS e dei TFA , lavoriamo sul senso dell’insegnare e su come comunicare il proprio entusiasmo perché questo produca energia, mettiamo al centro la persona e la sua fragilità, ovvero riprendiamo il sentiero interrotto di Din Milani.
Lamberto Giannini

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