Pd. Scuola e precariato, facciamo luce

Le notizie pubblicate dalla stampa in questi giorni riferiscono riguardo alla comprensibile ansia di molti docenti iscritti nelle graduatorie d’Istituto. Senza spirito di polemica, né, tanto meno, disconoscendo il merito e le aspettative di molti docenti iscritti nelle seconde fasce delle graduatorie d’Istituto, proviamo a fare luce su alcuni numeri che illustrano cosa è stato fatto per aggredire in maniera consistente la patologia italiana del precariato storico.

Da luglio 2015 a novembre 2015 sono stati immessi in ruolo 69047 docenti su posti comuni e

17029 docenti su posti di sostegno, per un totale di 86076 docenti che corrispondono a circa due terzi degli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento.

È opportuno ricordare che tali graduatorie sono state chiuse nel 2006 con l’intento di esaurirle nei successivi 4/5 anni, e poter avviare un nuovo sistema di reclutamento che impedisse quanto avvenuto nel passato.

Sappiamo cosa è successo, le graduatorie non si sono ridotte, ma hanno raggiunto quasi 200.000 iscrizioni (corrispondenti a circa 145.000 docenti) che hanno alimentato il ricorso al precariato.

Se vogliamo veramente ripartire con un sistema di formazione iniziale e di reclutamento dei

docenti che impedisca la formazione di nuovo precariato, occorre chiudere una stagione che ha alimentato aspettative, contenziosi e instabilità.

Certo, sarebbe stato preferibile garantire una rapida stabilizzazione anche dei docenti di seconda fascia, ma la forza dei numeri evidenziava che le vecchie graduatorie si sarebbero ridotte di 80.000 docenti, per poi essere di nuovo incrementate di altri 200.00, a tale numero infatti ammontano gli abilitati delle GI.

Il concorso rappresenta dunque la via obbligata per l’assunzione di tutti i posti non coperti con le attuali GAE e per quelli che si renderanno disponibili nel prossimo triennio.

Inoltre, il concorso viene bandito per oltre 63.000 posti ed è riservato ai soli docenti abilitati. Non è vero quindi che docenti con decenni di esperienza competeranno con neo laureati che difficilmente conseguiranno un titolo abilitante entro la data di pubblicazione del bando di concorso.

La carrellata di numeri però nulla toglie alla necessità di comprendere che i 200.000 abilitati che parteciperanno al concorso sono, in buona misura, docenti che lavorano da tempo nelle nostre scuole, hanno maturato competenze didattiche, hanno stabilito relazioni, hanno gestito la complessità crescente delle nostre scuole spesso ricoprendo incarichi di progettazione e coordinamento.

Tutto questo deve valere qualcosa. Per questo, all’indomani della pubblicazione della bozza del concorso ordinario, bozza peraltro già valutata dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, le deputate del PD in settima commissione hanno con fermezza ricordato al MIUR dell’impegno preso per un concorso che abbandonasse ogni connotato nozionistico e che consentisse di valorizzare le migliori competenze didattiche e metodologiche che solo un’esperienza ampia e riflessiva consente di consolidare. Nello stesso tempo, in accordo con quanto già indicato dal CSPI, viene ritenuto importante dare un peso maggiore , rispetto a quanto indicato in bozza, al punteggio per il servizio prestato.

Per conto della Segreteria Unione Comunale Livorno

Cristina Lucetti

Responsabile Istruzione

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