Pd: “Manca la cultura sanitaria e ospedaliera”

Le ultime uscite avvenute in città sulla questione sanità ci sembrano dettate da una forte mancanza di cultura sanitaria in generale e soprattutto ospedaliera. Ancora una volta un discorso tutto ripiegato sull’ “involucro di viale Alfieri” e sulla completa mancanza di conoscenza su quello che è il modello per intensità di cura; modello riconosciuto e usato a livello internazionale.

Il centro di tutto e ciò che deve essere assolutamente garantito è un sicuro ed efficace processo diagnostico-terapeutico, nell’interesse assoluto della salute del singolo cittadino.

È necessaria una revisione totale di approccio, un cambiamento di 180 gradi nell’angolo di visuale: tutto deve essere fatto per soddisfare le necessità del singolo cittadino malato e quelle della comunità che lo accoglie, e non per soddisfare tecnicismi o desideri di medici, infermieri,dirigenti, gestori o politici, le cui esigenze vanno ovviamente tenute in conto ma non devono mai  prevaricare quelle delle persone che all’Ospedale si rivolgono.

Bisogna cioè pensare all’Ospedale dal punto di vista degli utilizzatori, e non più solo da quello degli addetti ai lavori: questa che sembra una considerazione ovvia, in realtà,non ha mai trovato adeguata applicazione e rappresenta, a nostro avviso,una rivoluzione epocale, assolutamente necessaria.

Passare da una visione ospedalocentrica ad una visione più diffusa, dove l’organizzazione territoriale diventi parte integrante e fondamentale di un sistema unico di sorveglianza, cura e prevenzione della malattia.

E’ forse ancora  una volta necessario ripartire dalla “mission” che il nuovo concetto di ospedale deve avere. Le linee guida della commissione ministeriale  della salute sui nuovi ospedali ad alta tecnologia e assistenza dovrebbero essere riprese e rilette alla luce dei continui cambiamenti della società in cui siamo inseriti.

La struttura del nuovo ospedale supera il concetto del reparto tradizionale: le funzioni specifiche non sono più legate alla peculiarità delle singole discipline specialistiche bensì sono realizzabili in settori di “facilities” il più possibile comuni.

I processi di diagnosi e cura del singolo malato seguono, così, percorsi integrati – possibilmente predefiniti,organizzati “orizzontalmente”e non gerarchicamente – che intersecano le diverse facilities. Pertanto degenze, sale operatorie, laboratori, ambulatori, servizi speciali di diagnosi e cura ecc. saranno il più possibile centralizzati e utilizzabili da molteplici professionalità, fatte salve ovviamente le situazioni per le quali specifiche e inderogabili necessità indichino di riservare una particolare risorsa a una specifica branca specialistica.

Crediamo sia necessario porre con determinazione un confronto attento e preciso sul concetto di salute, sanità, cittadinanza, ospedale e territorio nella nostra città. Dobbiamo liberare su tali questioni il campo da pregiudizi e incrostazioni che allontanano la sanità livornese da quello sviluppo scientifico, tecnologico e culturale che invece in altre realtà sembra abbordabile con più facilità e che le proietta in ambiti di vertice di capacità di servizio alla propria cittadinanza.

Segreteria Unione Comunale PD Livorno

 

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