Nuovo ospedale. Sinistra anticapitalista: ok al “no” ma serve inversione di rotta

L’elezione del nuovo Sindaco di Livorno ha riaperto il dibattito sulla costruzione del Nuovo Ospedale di Livorno. Prima di questo risultato sembrava tutto stabilito, anche se con più di una zona grigia, come la durata dell’operazione, le ditte che dovevano costruirlo, i finanziamenti.
Oggi tutto è rimesso in discussione in quanto la posizione del nuovo Sindaco, portata avanti per tutta la campagna elettorale, è di netta contrarietà a questa opera.
La costruzione del nuovo ospedale era un punto fondamentale del programma del PD ribadito più volte prima delle elezioni; su questo puntavano i burocrati del Pd e le grandi lobbies finanziarie.

Il governatore Rossi, principale sponsor di questa operazione, e il PD si vedono ora costretti a tentare il tutto per tutto per convincere la nuova amministrazione a cambiare idea: disinformando i cittadini (vedi le questione delle false penali), ricorrendo perfino a ricatti, facendo credere che se Livorno non costruisce il Nuovo Ospedale si ritroverà con una sanità vecchia e senza servizi, infine inducendo il Sindaco renziano di Collesalvetti ad offrire il suo territorio per la costruzione del nuovo ospedale. Una proposta, quest’ultima, che nella sua goffaggine bene evidenzia però il clima di assedio che i poteri dominanti stanno creando intorno alla nuova amministrazione livornese la quale rischia di far saltare loro, non solo sul terreno della sanità, affari ed interessi ben consolidati.
Rossi vuol far passare l’idea che il problema sia la localizzazione, riducendola ad una questione meramente ambientale.
Ma il nucleo del problema non è questo.
I livelli della sanità livornese non dipendono certo dalla costruzione del N.O. ma dalle scelte che la Giunta regionale va facendo ormai da più di un ventennio in accordo con le baronie universitarie: concentrare il grosso delle risorse nei grandi centri universitari Firenze, Siena, Pisa, optando così per una sanità ipertecnologica e concentrata piuttosto che per una sanità diffusa nel territorio e incentrata sulla prevenzione.
Per fare solo un piccolo esempio: i distretti sanitari che a Livorno fino alla fine degli anni ottanta erano dieci, si sono ridotti oggi a tre. Così le scelte politiche regionali e locali hanno finito per penalizzare di fatto le fascepiù deboli della popolazione e il nuovo modello di ospedale, quello che vorrebbero applicare qui a Livorno, cosiddetto ad alta intensità di cura, (un modello che dove è stato già applicato si è dimostrato fallimentare)porterà ad una riduzione ulteriore dei posti letto, a tagli del personale con sovraccarico di quello rimanente e di conseguenza ad una riduzione qualitativa e quantitativa dei livelli di cura e di assistenza.
Ma la vera posta in gioco è quella finanziaria: Il nuovo ospedale doveva essere costruito con il sistema del project financing che prevede la cessione per 30 anni di tutti i servizi “accessori” (compreso laboratorio di analisi, sterilizzazione, lavanderia, pulizia, mensa etc etc) ai privati, senza più alcun controllo sulla qualità.
Non ci si faccia ingannare dal termine “accessorio”; questi servizi costituiscono l’ossatura del funzionamento di un ospedale e consegnandoli a privati per un lungo periodo le istituzioni cittadine avrebbero finito per rinunciare alle scelte di politica sanitaria (almeno quella ospedaliera).
Benvenga quindi il netto no di Nogarin alla costruzione del nuovo ospedale, ma quello che occorre è l’inversione del corso della sanità a Livorno ed in Toscana,in modo particolare contro il modello di intensità di cura, il taglio dei posti letto, la chiusura dei piccoli ospedali: nel senso di una maggiore diffusione della qualità e quantità dei servizi sul territorio che non può convivere con le politiche di austerità e tagli imposte da Renzi e dal governo regionale PD.

Sinistra anticapitalista Livorno

Riproduzione riservata ©