Una nuova ondata di tasse su di noi. Dove sono finite le promesse a 5 Stelle?

Una nuova ondata di tasse sta per abbattersi in città. Perché accanirsi contro i nostri concittadini con l’aumento delle tasse? Dove sono finite le promesse fatte dal Movimento5Stelle in campagna elettorale?

La manovra per il raggiungimento del pareggio di bilancio 2015 relativamente al gettito fiscale predisposta dalla Giunta inasprisce la pressione fiscale su una collettività già provata ed è il primo effetto di un dissesto economico che nei fatti esiste già. Tutto ciò avviene in assenza di una normativa certa sui tributi: con la legge di stabilità (che non è ancora stata approvata in via definitiva) si prevede una Local Tax che conterrà al suo interno Imu, Tasi e Irpef. Non si comprende tutta questa fretta che, se portata avanti, mi permetterei di dire che è proprio follia finanziaria e politica.

Dall’esame della manovra confezionata a Livorno, si vede che questa è stata predisposta facendo pagare un conto salatissimo ai livornesi i quali, come è noto vivono già una situazione pesante da un punto di vista economico e lavorativo. Sono decine le attività che hanno chiuso e sono centinaia e centinaia le famiglie rimaste senza lavoro o rischiano di perderlo. Come si fa a chiedere a queste persone di pagare ancora? Con questa manovra si va a colpire in particolare le classi più deboli. Andiamo a colpire i redditi degli operai, degli impiegati, dei pensionati, di chi ha un solo stipendio o uno stipendio basso. Invece di aumentare le tasse occorrerebbe diminuire le spese, tagliare i costi della politica, lotta agli sprechi tagliando il superfluo e lotta all’evasione.

Tutto ciò è inconcepibile e inammissibile a maggior ragione se si considera quanto affermato e ribadito dal Movimento5Stelle in campagna elettorale. I pentastellati, esaminando i bilanci comunali della precedente Amministrazione, denunciavano che il “capitolo Tasse e tributi” risulta essere veramente pesante per i cittadini livornesi: «A fronte di un reddito pro-capite bassissimo si registra una tassazione da primi posti assoluti. Basti pensare all’Imu prima casa e all’addizionale Irpef con scaglioni che arrivano fino allo 0,8% senza previsione di fasce di esenzione». Così il programma elettorale del M5s prometteva esenzione dell’addizionale Irpef per i redditi fino a 28.000€ e diminuzione dell’aliquota per i redditi sopra i 28.000€; riduzione del carico fiscale sul lavoro e sulle pensioni nel tentativo di dare impulso ai consumi e, in ogni caso, di alleggerire la pressione fiscale del comune sui propri cittadini.

Sta succedendo il contrario e i vincitori delle elezioni comunali stanno ignorano completamente quanto promesso e il fatto che i cittadini che li hanno votati hanno tenuto in grande considerazione principalmente questo aspetto.

Punti salienti della manovra

L’addizionale Irpef mantiene stabile l’aliquota del primo (n. soggetti 44.341) e del quinto (n. soggetti 2.050) scaglione di reddito. Ma varia il secondo da 0,50 a 0,77; il terzo (n. soggetti 17.053) da 0,60 a 0,78 e il quarto (n. soggetti 2.243) da 0,70 a 0,79 penalizzando il secondo scaglione che raggruppa gran parte dei cittadini (n. soggetti 40.868) e senza prevedere fasce di esenzione. Imu ordinaria che da 9,6 per mille passa a 10,6 per mille penalizzando fondi e strutture commerciali e industriali mettendo in serio pericolo le imprese e il permanere delle loro attività lavorative; sulle seconde case era già a 10,6; manovra necessaria, dicono, per garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati dalle linee di mandato. La Tasi che da 2,5 per mille passa a 3,5 per mille: tutto questo apporta una ulteriore spesa per i cittadini non indifferente. Es.: su una rendita catastale di 350 € la quota aggiuntiva da versare sarà di circa 59€, su una rendita catastale di 540€ da versare circa 90€, su 600€ da versare 100€, su 800€ circa 138€.  Dobbiamo tutelare gli interessi legittimi delle famiglie e delle imprese.

Elisa Amato

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