Novantanove centesimi, il ricordo di quella maledetta finale scudetto

Tanto mancava alla fine della partita, quando il tabellone segnava zero. Il canestro era buono e l’esultanza legittima.  La conferma data durante il telegiornale della sera. L’ufficialità fatta persona. Se lo diceva il TG1…
Giornata particolare quella del giuramento che facevo a Falconara quel sabato, cominciata con tutte le fasi della preparazione e durata a lungo prima della consegna dei Garand e della baionetta. Era venuto mio padre, al giuramento, gli avevo prenotato l’albergo vicino alla caserma, per la notte.
Durante il CAR a Falconara mi ero solo preoccupato di mangiare il più sano possibile, di fare molto uso di verdura.
Avevo trovato la quadratura del cerchio con i Roscani all’anconetana, una verdura che ricordava gli spaghetti, che erano la specialità del posto, mangiati al ristorante dove andavamo con i commilitoni e dove era anche possibile telefonare e ricevere le telefonate.
Il locale aveva la caratteristica di essere sudicio, ma non poco! Basti pensare che lo chiamavamo il trogolo. Le sedie dei tavoli erano così attaccate al pavimento che dovevamo fare un movimento ondulatorio prima per staccarle dal suolo e inserirsi tra loro e il tavolo.
Per l’occasione andammo a pranzo a Senigallia, una girata sulla FIAT 131 per allontanarci un po’ da dove mangiavo sempre. Un bel pranzo sul mare vero e di mare, scordando i roscani, e un giro su un lungomare veramente degno di tale nome, anche se sempre con il sole che gira alla rovescia, rispetto a Livorno, andandosi a nascondere tra i monti.  Tornammo a cena nell’albergo e, nel frattempo, mi misi alla TV a vedere la finale della “Libertas”, perché se è vero che ero tifoso della Pielle, era pur sempre una squadra di Livorno che si giocava il titolo nazionale. L’allungo di Milano, poi il finale conosciuto, la rimonta e, dopo l’ultimo canestro dell’ombra della sera, la confusione, e il titolo assegnato.  Salutai mio padre e tornai in caserma da livornese campione d’Italia, e tale rimasi per tutta la notte. Chissà come godevano i libertassini, a Livorno, chissà che sfottò e che caroselli di auto!  La domenica mattina uscii più tardi del solito, tanto avevo da passarmela da solo. Quasi quasi compro il giornale – mi dissi – per vedere cosa dicono di “Livorno campione d’Italia.” Brutta sorpresa vedere che non era vero e che quell’immagine del finale del collegamento, con l’uno sopra il triangolo tricolore, si era trasformata nel ventesimo e rotti degli scudetti di Milano. L’anno dopo cambiò il tabellone segnatempo e ci misero anche i centesimi, ma era troppo tardi. Quello che poteva essere l’inizio, fu un atto finale.  Finiva sul quel terzo tempo la stagione delle illusioni. Ridimensionamenti delle due squadre, la fusione e un Palasport che fu come quel tabellone segna centesimi.  Quando venne, non c’erano più le squadre.
Glauco Ballantini

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