A Livorno la miseria avanza
Nessuno al momento pare avere voglia di capire un fatto incontestabile : a Livorno la miseria avanza, la gente perde la speranza, ha fame e non sa dove sbattere la testa; a volte tocca il fondo…Leggo che l’amministrazione destina centinaia di migliaia di euro al canile, e me ne compiaccio; però ai tempi belli Livorno aveva le risorse e le idee per soccorrere gli esseri umani che ne avevano bisogno ; poi vennero i tempi meno belli, e si tagliarono risorse, tra queste furono sacrificati gli asili notturni. Come si sopperì diversamente alla chiusura delle ‘’case’’ cinquant’anni or sono, ugualmente si è sopperito alla chiusura degli asili, trasformando la strada in dormitorio; a volte alla stazione, nell’atrio come sui vagoni poi usati la mattina da chi parte, a volte a volte sotto i portici di Via Grance, a volte sugli scalini laterali del Duomo, a volte sotto i ponti dei cavalcavia, e in altri posti ancora.
Esistono ancora ( mi chiedo ) la volontà politica e la minima ricchezza sufficienti a dare alloggio ai poveracci che dormono in terra per strada?
Insieme all’alloggio si restituirebbe a diverse persone un minimo di dignità che la crisi economica, le traversie personali, la malasorte ( non discuto se trovata o cercata ) hanno disperso per tanti nostri concittadini, Livornesi nati o adottati poca differenza fa dal momento che ci conviviamo, a contatto di gomito, quotidianamente.
Varrebbe la pena, a mio avviso, di ripristinare quella istituzione che presentava di notte strade più rassicuranti, meno pericolose soprattutto per coloro che vivono la notte dormendo all’addiaccio e che rischiano di incappare in qualche esaltato in fregola di violenza gratuita; il ripristino di quella istituzione potrebbe dare un’idea di maggior pulizia a noi che camminiamo di notte così come a quelli che, avendo quella possibilità, potrebbero pur non avendo una casa offrirsi ugualmente qualche ora di sonno e ristoro al caldo, coperti non solo da panni ma dall’occhio della pubblica amministrazione capace a volte di restituire in servizi quanto preteso di tasse, insieme a una doccia, a una minima prima colazione.
La condizione di senza-casa è atroce, la convivenza civile diventa difficile per chi non ha un tetto dove stare, dove custodire le poche cose che danno un senso all’esistenza; se oltre a questo molte persone devono perfino rinunciare a mangiare al coperto, a lavarsi, a prestarsi le minime cure per una sopravvivenza decorosa mi viene in mente che dormire sotto le stelle va bene a vent’anni per qualche giorno o settimana di vacanza bohemienne, mentre come condizione di vita in prospettiva è intollerabile, frustrante, demotivante.
Chi ascolta?
Salvatore Favati
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