Lipu: altri abbattimenti di cinghiali non servono

Innanzi tutto esprimiamo il nostro cordoglio alla famiglia che ha perso un proprio caro, a causa dell’incidente stradale che ha coinvolto un cinghiale (nella foto i due cuccioli di cinghiale arrivati tra gli scogli del Romito). Eventi spiacevoli di questo tipo avvengono non solo in Italia, se si pensa che in tutta Europa si calcolano ogni anno 507.000 incidenti stradali con ungulati (cinghiali, caprioli, cervi, daini) che comportano 300 vittime e 30.000 feriti.
Essendo quello degli incidenti stradali con gli animali selvatici un fenomeno internazionale, sarebbe utile guardare con più accuratezza come negli altri paesi si cerca di ridurre i problemi, migliorando sia la sicurezza stradale che la tutela della fauna. Esistono innanzi tutto misure strutturali, che dovrebbero essere progettate quando si realizzano le infrastrutture di trasporto, oppure inserite lungo le strade e le autostrade già esistenti. Nel concreto, si tratta di speciali barriere che impediscono agli animali di finire in carreggiata, abbinate a strutture di attraversamento “in sicurezza” (sottopassi ed ecodotti). Fondamentali sono anche gli studi per individuare i tratti stradali dove gli animali sono soliti attraversare, onde fornire agli automobilisti le informazioni per uno stile di guida più prudente e consapevole, che rappresenta un altro punto fermo nella gestione del fenomeno. Vi sono poi diverse altre soluzioni tecniche, che possono essere contestualizzate alle varie situazioni stradali e ambientali, a cominciare da quelle ritenute più critiche. Fino a qualche anno fa si stavano attivando iniziative del genere anche nelle province di Livorno e Pisa, compresa una campagna promossa dalla Provincia di Livorno in collaborazione con la Lipu. Poi è arrivata la crisi economica, e queste attività sono state abbandonate.

Siamo invece piuttosto scettici sul fatto che ulteriori abbattimenti possano portare un contributo determinante per risolvere il problema. Il cinghiale è già una specie ampiamente cacciabile, e poi affidare la gestione di questa problematica ai cacciatori è tutto un dire, considerando che -come è già stato scritto- all’origine della proliferazione dei cinghiali, che causano danni all’agricoltura e problemi di sicurezza, vi sono le immissioni a scopo venatorio di razze provenienti dall’est europeo. Inoltre, il diffondersi delle battute al cinghiale, porterebbe con se una serie di impatti sociali: ampi territori interdetti a qualsiasi altra fruizione per motivi di sicurezza (escursioni, trekking, passeggiate a cavallo, raccolta funghi, ecc.), nonché vittime e feriti sparati per errore, non solo tra gli stessi cacciatori, ma anche tra ignari passanti ed escursionisti. E poi lo spargimento del piombo nelle campagne, che non è certo un fertilizzante. Insomma, ancora una volta occorre procedere con razionalità e cultura scientifica, ricordando che sul tema delle infrastrutture di trasporto in relazione all’ambiente ed alla fauna selvatica esiste una rete internazionale di esperti (IENE – Infra Eco Network Europe) che hanno la padronanza del fenomeno e sono in grado di suggerire alle amministrazioni pubbliche, ai progettisti, alle società di gestione di strade, autostrade e ferrovie, nonché agli stessi automobilisti, le soluzioni più efficaci che possono essere utilizzate. Tali aggiornamenti tecnici vengono presentati periodicamente in convegni europei, di cui sono stati recentemente pubblicati gli atti dell’evento svolto in Svezia nel 2014, mentre il prossimo convegno si svolgerà nel 2016 a Lione in Francia.

Marco Dinetti Responsabile nazionale ecologia urbana Lipu Membro del Programme Committee del Convegno IENE 2016

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