Decreto Scuola. Lucetti: “Rispetto per chi ha scioperato ma è indispensabile la via della Riforma”

È una realtà di questi giorni la protesta che ha attraversato il mondo della scuola e ha occupato la scena e le piazze. Alcune organizzazioni sindacali e forze politiche purtroppo hanno urlato no al ddl, cavalcando il disagio della categoria dei precari e di chi in buona fede ha risposto a parole d’ ordine infondate e suggestive.

“Distruzione della scuola pubblica, privatizzazione e aziendalizzazione delle scuole, potere ai presidi e svilimento del ruolo del Collegio dei docenti…” Queste le lenti ideologiche che hanno impedito a molti di vedere chiaro e approfondire i temi della protesta, ma entrando nel merito delle singole questioni è evidente  che questi ” dogmi ” sono già stati  superati da tempo. Infatti le risorse alle scuole private che rispettano determinati parametri statali ( e che fanno risparmiare allo stato svariati miliardi ) sono già una realtà dal 2000. Gli alunni delle paritarie oggi in Italia sono solo il 12% e continuano a diminuire . Inoltre, e’ condivisa e riconosciuta da tutti la necessità di verificare se nella scuola pubblica le risorse umane ed economiche sono impiegate in maniera efficiente ed efficace. Niente di scandaloso se le scuole pubbliche sono tenute all’ obbligo di  accountability ( quindi aziendalizzazione ?!) per rendere conto alle famiglie e al Paese di come vengono spesi i soldi pubblici .

E poi i  presidi , oltre che controllati solo  dal basso ( Collegio Docenti ) come fino a oggi accaduto, è giusto o no che vengano controllati anche dall’ alto?Ritornando alla protesta, l’ intenzionale stravolgimento letterale dei termini ( “incarico triennale” confuso con “assunzione”, oppure “licenziamento dei precari ” invece di immissione in ruolo  ecc …) ha contribuito a fomentare dubbi e paure infondate.

In un contesto confuso e distorto purtroppo sono stati puntualmente ( intenzionalmente ) ignorati nel tempo gli inviti al dialogo e alle proposte  lanciati a più riprese dal premier .

Infatti lo scorso settembre , mentre i sindacati erano impegnati a mostrare i muscoli, Renzi lanciò un appello a partecipare alla ricostruzione del sistema scolastico ed educativo.

“Affrontiamo questa sfida insieme ” era la proposta in apertura del documento che spiegava il percorso normativo del progetto. Il Presidente del Consiglio  all’ epoca esortò a leggere con attenzione il testo della Buona Scuola e a discutere per poi avanzare proposte.

Consapevole che “Per fare una buona scuola non basta un Governo ma ci vuole un intero Paese”( cit.) , Renzi invitò a più riprese  gli insegnanti, i dirigenti , i  genitori, le organizzazioni e gli enti no profit a partecipare alla  consultazione , con l’ intento di costruire INSIEME  una  ” Buona scuola “,  attraverso il confronto e la collaborazione…

Il sito, creato appositamente per  raccogliere le critiche e le proposte degli addetti ai lavori,  registrò  dal 15 settembre al 15 novembre 700 mila contatti per circa cinque milioni di pagine visitate. E poi dibattiti, iniziative pubbliche, forum .

In Parlamento ci sono state ben 90 audizioni,  e oggi  la Commissione sta ancora lavorando senza il movimento cinque stelle poiché  da sabato 2 maggio i parlamentari hanno abbandonato la commissione e il dibattito rendendo inconcludenti le loro proposte emendative . Questa breve cronistoria dimostra che non c’ è, e non c’è mai stato, alcun atteggiamento di chiusura né di rigidità . Chi lamenta la mancanza di ascolto e di interlocuzione dimentica o preferisce non ricordare tutti i passaggi sopra elencati . Il questionario e la consultazione sulla Buona Scuola hanno dimostrato un importante esercizio di democrazia e partecipazione.

Sta di fatto che comunque il canale del dialogo resta ancora aperto e vi saranno miglioramenti ulteriori per una riforma vera, assolutamente indispensabile e di rapida  attuazione visto lo stato in cui la scuola italiana versa .

Il ddl  permetterà  la piena realizzazione dell’ autonomia scolastica e consentirà di realizzare una scuola in grado  di favorire il successo formativo degli studenti attraverso risorse stabili; questo darà un impulso positivo che metterà  in moto sperimentazioni e concretizzerà la costruzione didattica e pedagogica …

La riforma stabilizzerà 100 mila precari e altri 60 mila  posti saranno distribuiti nel triennio 2016-2019 attraverso il prossimo  concorso. Grazie a queste immissioni in ruolo ogni scuola potrà beneficiare di un 8% in più di docenti per il miglioramento dell’ offerta formativa.

L’ ascolto ampio e articolato di queste ultime settimane ha dato luogo a profondi cambiamenti al ddl soprattutto riguardo al ruolo dei dirigenti ( responsabilità da esercitare in modo collegiale, riconoscibile e valutabile; Pof triennale con il via libera del Consiglio d’ Istituto) e al numero dei precari; in tal senso la discussione continuerà verso soluzioni che potrebbero consistere in quote riservate al concorso per soli abilitati nel 2016 . Inoltre, nessun pericolo per coloro che hanno già svolto servizio per 36 mesi poiché avranno la possibilità di continuare a lavorare ; infatti in attesa del concorso è stata già modificata la norma che prevedeva lo stop.  Un’ altra modifica già in corso è quella che riguarda gli albi territoriali. Un docente potrà iscriversi a più albi che avranno una dimensione ridotta rispetto al progetto iniziale e coincideranno con una rete di scuole.

Per concludere massimo  rispetto per chi ha scioperato, ma è indispensabile proseguire la via della riforma  discutendo di problemi reali e non di aspetti ideologici ormai superati . L’ obiettivo del PD rimane quello di andare incontro alle richieste dei docenti, delle famiglie e degli studenti  per realizzare la buona scuola.

Cristina Lucetti

Resp. Istruzione

Unione Comunale

PD Livorno

 

 

Riproduzione riservata ©