“Sì alla Casa della Cultura intitolata a Modì”

Ecco un’interessante proposta di Maurizio Mini. “Riempiamo di Cultura il Cisternino di Città e intitoliamolo a Modigliani, sempre meglio che associare il suo nome a un palasport”.
Ecco nel dettaglio la proposta

“Riempiamo di Cultura il Cisternino di Città. Riapriamolo a dicembre per visite guidate, raccontandone la storia: di ciò che è stato e di com’è diventato Casa della Cultura. E poi mostre, iniziative teatrali e musicali: un grande happening per riconsegnare alla città un “luogo” di cultura.

Il Cisternino di città fu progettato dall’architetto granducale Pasquale Poccianti nel 1827 come cisterna di città del nuovo acquedotto cittadino, e per questo denominato, appunto, Cisternino. In realtà non entrò mai in funzione.

Danneggiato seriamente dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, il Cisternino, prospiciente piazza Guerrazzi e piazza della Repubblica, venne in seguito restaurato (tra il 1949 e il 1951) e riaperto al pubblico il 13 maggio del 1951 con il nome di “Casa comunale della Cultura”, sull’esempio di iniziative prese in altre città italiane e su imitazione di altre realtà estere.

Gli ambienti interni furono riconvertiti per ospitare conferenze, concerti, spettacoli, incontri, manifestazioni culturali e mostre. La nuova struttura venne fornita di radio, televisione, emeroteca, impianto per l’ascolto di musica, e vi si istituì anche una biblioteca di letteratura contemporanea.

Il salone ricavato al primo piano si rivelò particolarmente adatto alle esposizioni artistiche per le ampie vetrate che garantivano una diffusa illuminazione. Proprio qui, dal 1955 al 1967, furono allestite le otto edizioni del “Premio Modigliani” in cui i più grandi nomi della cultura artistica italiana si alternano nelle mostre e nelle varie giurie: da De Grada a De Witt, da Sassu a Fontani, da Viani a Treccani, da Argan a Calvesi, da Raggianti a Baj, da Vedova ad Arnaldo e Giò Pomodoro, per citarne solo alcuni.

In seguito la Casa della Cultura ospitò moltissime iniziative di vario genere e di grande rilievo culturale, comprese le tante assemblee studentesche che si svolgevano nella “cisterna” nel sotto interrato.

Poi, dagli anni novanta, più niente. Dopo anni di lavori di recupero edilizio dell’edificio e tante idee sul futuro di questa struttura, si parla ora di riaprire il Cisternino di città il prossimo anno.
Diamoci una mossa e magari intitoliamolo a Amedeo Modigliani. Di sicuro meglio che dedicare all’artista livornese un Palasport”

Maurizio Mini

 

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